SANREMO CERTIFICA: SIAMO IL PAESE DEI TAROCCHI, DAL FESTIVAL AI CONCORSI, DAGLI APPALTI ALLA POLITICA
PUPO ERA IN TESTA A 4 MINUTI DALLA FINE DI 200.000 VOTI, ALL’IMPROVVISO NE ARRIVANO 220.000 PER IL VINCITORE… NEI CONCORSI E NEGLI APPALTI SI SA IN ANTICIPO CHI VINCE… AI GROSSI EVASORI FACCIAMO PAGARE SOLO IL 5% MENTRE I COGLIONI PAGANO IL 50%…IN POLITICA SI VIVE DI INTRALLAZZI
Pare sia destino dei Savoia perdere sul fino di lana: era successo con il referendum “monarchia o repubblica” 64 anni fa, si è ripetuto al festival di Sanremo con il televoto tre giorni fa, a danno di Emanuele Filiberto di Savoia. Secondo il “Secolo XIX” pare infatti che, a 4 minuti dalla chiusura della verifica dei voti, Pupo ed il principe fossero saldamente in testa, con un margine ampio di 200.000 voti su Valerio Scanu.
In quei 4 minuti si sarebbe verificato il miracolo, 220.000 sms tutti a favore di Valerio e il risultato si è ribaltato.
Diciamo che contestualmente il riconteggio finale ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai dirigenti Rai: dietro le quinte era scoppiato infatti il panico perchè nessuno avrebbe potuto gestire sul palco la eventuale vittoria del trio più contestato e fischiato del festival.
Non abbiamo creduto a una contestazione spontanea allora, come non crediamo ai risultati ufficiali ora.
Troppi lati oscuri delle votazioni, compreso il fatto che il televoto sia gestito da una società che ha interessi nella gestione discografica di due dei tre finalisti e che non permetta a nessuno “supervisore neutro” di assistere al flusso dei voti e al loro computo.
Un giornalista del locale “Secolo XIX” che ci ha provato lo ha testimoniato. Mentre il Codacons fa la solita denuncia e le polemiche si sprecano, vale la pena fare una notazione più ampia.
Ovvero che l’Italia pare distinguersi sempre per essere il Paese dei tarocchi, ma non quelli di Sicilia solo.
Abbiamo i concorsi pubblici per i giovani dove molti neanche più partecipano perchè si sa già chi deve vincere.
Abbiamo invalidi che corrono, assistiamo ad appalti pubblici dove le aziende sanno già chi vincerà e spesso anche il ribasso che offrirà .
Assistiamo a trattative private con gli “amici degli amici”, dove tante imprese pulite non riescono neppure ad entrare nel giro.
Abbiamo intere zone del Paese dove esiste un altro potere malavitoso che dette le regole, decide chi lavora e chi deve trovare occupazione, chi deve vincere gli appalti e chi no.
Abbiamo una serie di consulenze attribuite dalla politica non in base alla competenza ma alla parocchia partitica, nomine in enti con relativo stipendio decise dalle segreterie dei partiti, fondazioni e banche piene di portaborse. Abbiamo fatto un condono fiscale per chi, esportando illegalmente dall’Italia 100, cifra sulla quale avrebbe dovuto pagare 50 all’erario se lo avesse denunciato regolarmente, è stato invece ora premiato versando solo 5.
Mentre i coglioni hanno versato 50.
Abbiamo grandi aziende che godono di aiuti statali e previdenziali e piccole imprese abbandonate al proprio destino.
Persino per un alloggio popolare i poveracci fanno inutilmente la fila, mentre altri scavalcano e lo occupano.
In politica viviamo di promesse tarocco: chi abbassa le tasse, chi ristabilisce l’ordine, chi costruisce case, chi crea ospedali modello, chi rende lucenti le scuole.
Salvo poi dire che era stato capito male, che non è il momento, che ci vuole pazienza.
E i tarocchi si moltiplicano sulle tavole degli italiani tra “programmazioni”, “tavoli di concertazione”, commissioni, progetti, pacchi e pacchetti.
Siamo il Paese che promette sicurezza diminuendo i fondi alla stessa, che lotta contro la corruzione vietando le intercettazioni, dove tutti sono uguali di fronte alla legge, ma qualcuno lo è più degli altri.
In fondo che del tarocco possa essere rimasta vittima una canzone che si intitola “Italia amore mio” è emblematico.
Un popolo che ama il proprio Paese per molti taroccatori è meglio che non vinca mai.
Ci pensano loro a decidere sempre chi deve vincere.
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