SBLOCCA ITALIA SI BLOCCA, SOLO 3,8 MILIARDI: SALTA IL TAGLIO DELLE MUNICIPALIZZATE, SPOLPATO IL PACCHETTO CASA
PER LE INFRASTRUTTURE SI TRATTA DI RISORSE GIA’ ESISTENTI EREDITATE DA GOVERNI PRECEDENTI
Parecchio rimaneggiato in alcuni dei suoi capitoli più delicati, alla fine il decreto “Sblocca Italia” è venuto alla luce.
Perdendo per strada però alcuni punti importanti, dall’insieme di misure destinate alle municipalizzate a gran parte del pacchetto casa, promosso dal ministro Maurizio Lupi, che esce con le ossa rotte dal Consiglio di ministri che ha dato il via libera al provvedimento.
Il tutto “a saldo zero” sulla finanza pubblica, cioè ovviamente non in deficit, perchè – ha assicurato un asciuttissimo e sintetico Pier Carlo Padoan in conferenza stampa – “tutte le misure sono coperte”.
Anche se in molti casi si tratta di norme che puntano appunto a “sbloccare” risorse già esistenti. Lo sforzo linguistico dell’intera compagine governativa è in questo senso notevole. Chi parla di “mobilitare”, chi di “liberare”, chi di “smuovere” e di “accelerare”.
Dizionario dei sinonimi a parte, il punto è sempre lo stesso.
Confermando le aspettative della vigilia, il corposo intervento sulle infrastrutture si articola in due questioni distinte.
Da un lato un pacchetto di semplificazioni che accelerano l’avvio al primo novembre 2015 di opere già finanziate, come l’Alta Velocità Napoli Bari (costo 6 miliardi) o la Palermo-Messina-Catania con la nomina a commissario dell’attuale ad delle Ferrovie dello Stato.
Sempre senza muovere un solo euro, agendo solo sulla leva legislativa, il governo proverà a rilanciare gli investimenti privati attraverso l’abbassamento da 200 a 50 milioni della soglia che consente ai finanziatori privati di accedere alla defiscalizzazione.
Le 1617 email ricevute dai sindaci dopo la consultazione pubblica lanciata all’inizio del mese per segnalare piccole opere bloccate, ha spiegato il premier, “hanno ottenuto 1.617 risposte concrete e puntuali.
A chi ci ha chiesto ‘Dammi spazio di patto’, la risposta è sì”. Via libera anche al gasdotto Tap. “Il prossimo 20 settembre sarò a Baku”, ha detto Renzi.
Dall’altro il decreto individua risorse nuove fino a 3,8 miliardi destinate ad un secondo gruppo di opere non interamente finanziate ma che necessitano comunque di una fiche pubblica per mettersi o rimettersi in moto, fissando anche una scadenza precisa.
Se entro dieci mesi i lavori non dovessero partire le stesse risorse potranno essere ritirate e destinate altrove.
Ma è il capitolo casa ad uscire parecchio penalizzato dal vertice di Palazzo Chigi.
Per la proroga dell’ecobonus e per quello sulle ristrutturazioni edilizie se ne riparlerà nella legge di stabilità .
Così come in quella sede si discuterà di un altro atteso provvedimento che manca all’appello, quello sulla possibilità di accedere ad una deduzione fiscale fino al 20% (su un tetto di 300 mila euro) per gli acquisti di immobili destinati all’affitto a canone concordato.
Il ministro Lupi ha perorato fino all’ultimo la causa, ma sul tavolo del Cdm è risultato sconfitto. Entra invece la possibilità di effettuare lavori all’interno dei propri immobili attraverso una semplice comunicazione al proprio comune e non più previa richiesta di autorizzazione.
All’ultimo, ed è una delle sorprese più rilevanti del testo uscito dal cdm, è saltato tutto il pacchetto di interventi sulle municipalizzare.
L’obiettivo del governo era di cominciare a mettere mano a una giungla già finita sotto la affinatissima lente di ingrandimento del commissario per la revisione della Spesa Carlo Cottarelli.
Partendo da una serie di incentivi (come quellp di escludere dal patto di stabilità i proventi della cessione di quote, potendoli utilizzare anche negli anni successivi) per la vendita o le aggregazioni delle proprie società pubbliche. Se ne riparlerà , anche in questo caso, nella legge di stabilità .
Chiude il quadro, che include anche 600 milioni di rifinanziamento per la Cassa in deroga, il bouquet di misure targate Ministero dello Sviluppo Economico.
A fare da capofila, un piano triennale a sostegno del made in Italy che – ha auspicato il ministro Federica Guidi – dovrebbe fare crescere il prodotto interno lordo di “un punto di Pil”, con incremento dell’export di 50 miliardi attraverso 20 mila nuove aziende esportartici.
Semaforo verde anche alle agevolazioni per gli investimenti in banda larga, con un credito di imposta del 50% per quelli nelle cosiddette “aree bianche”, dove cioè non sarebbe redditizio investire.
Incentivo salutato con particolare entusiasmo, e a modo suo, dal premier Renzi: “Tanta roba”.
(da “Huffingtonpost”)
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