A RISCHIO LA LOUIS VITTON CUP: NON DOVEVA ESSERE AFFIDATA ALLA PROTEZIONE CIVILE, NON E’ UN’EMERGENZA
LA CORTE DEI CONTI RITIENE L’ORDINANZA ILLEGGITTIMA E UN SOVVERTIMENTO DELLE COMPETENZE…NON SI POTEVA CONSIDERARE UNA REGATA UN “GRANDE EVENTO”, PER FARLA GESTIRE DALLA PROTEZIONE CIVILE… SI DOVEVANO SEGUIRE LE VIE ORDINARIE
E’ in programma a fine maggio alla Maddalena, ma il suo futuro sembra sempre più incerto.
Parliamo della Louis Vitton Cup, la regata internazionale, assegnata alla gestione della Protezione civile.
La Corte dei Conti, dopo tre ore di discussione, ha ritenuto infatti illeggittima l’ordinanza con la quale la Presidenza del Consiglio dei ministri, il 30 dicembre 2009, aveva inserito la gara tra i “Grandi eventi” di competenza di Bertolaso. Una regata, per quanto di livello, secondo la Corte non può essere paragonata a un terremoto, a una frana o a una alluvione e quindi esula dalle disposizioni urgenti che permettono di trapassare le norme vigenti per le opere pubbliche richieste.
In pratica si contesta la competenza della Protezione civile nella gestione dell’evento stesso.
Secondo la Corte, “i grandi eventi, quando anche non si sostanzino in calamità o catastrofi, dovrebbero pur sempre riferirsi a situazioni di emergenza che mettano a grave rischio l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti, dell’ambiente: nulla di tutto ciò sembra possibile ravvisare nella Louis Vitton”.
Si tratterebbe quindi di atto illeggittimo averne deciso la competenza della Protezione civile, cosa che porterebbe a gravi conseguenze dal punto di vista istituzionale, in quanto “vi sarebbe un sovvertimento dell’ordine delle competenze”.
Il sistema di spalmare le procedure speciali urgenti di cui dispone la Protezione civile su un evento che grande non poteva essere considerato, rivela un problema di fondo.
Da un lato il fatto di rimediare ai perenni ritardi delle opere da farsi in previsione di un evento cercando di bypassare le procedure, dall’altro il rischio di non rispettare le regole e doversi affidare spesso a trattative private che finiscono, come abbiamo avuto modo di constatare nello scandalo sulla Protezione civile, col favorire i “soliti noti”.
L’emergenza diventa così un comodo rifugio per assegnare i lavori senza la dovuta selezione e riducendo la concorrenza ai pochi accreditati.
Salvo poi cadere dalle nuvole quando un’inchiesta della magistratura dimostra i troppi interessi che girano intorno a questa prassi.
Possibile che l’Italia sia l’unico Paese dove non si riesca a fare per via ordinaria un’opera in tempo certi, snellendo le procedure?
O a qualcuno fa comodo che le cose restino cosi?
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