AL POSTO DI COTA IN PARLAMENTO ENTRA UN ALTRO INQUISITO: AVANTI CON LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA
ARRIVA MAURIZIO GRASSANO, FINO ALL’AUTUNNO PRESIDENTE LEGHISTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI ALESSANDRIA, GIA’ AGLI ARRESTI DOMICILIARI PER TRUFFA AGGRAVATA E FALSO AI DANNI DEL COMUNE PER 760.000 EURO….SI FACEVA RIMBORSARE UN FITTIZIO STIPENDIO DI 20.000 EURO AL MESE, D’ACCORDO CON IL SOCIO DELL’AZIENDA
Ora che Cota ha vinto le regionali in Piemonte, la Lega dovrà rinunciare al suo apporto come presidente del gruppo parlamentare, ma certamente chi gli subentrerà , come primo dei non eletti, potrà portare una qualificata professionalità .
Parliamo di colui che ha rappresentato, in quel di Alessandria, le istanze padane per diversi anni, fino ad assurgere al ruolo di presidente del consiglio comunale della città e ad ottenere nel 2008 un tal numero di consensi da figurare alle spalle di Cota nella scalata alla Camera.
La brillante carriera di Maurizio Grassano è però deragliata nel settembre scorso, quando, dopo accurate indagini della Procura della Repubblica, sono emerse prove evidenti che lo hanno portato agli arresti domiciliari per truffa aggravata e falso ai danni del Comune, insieme al suo ex socio, Sergio Cavanna, per un importo di 760.000 euro indebitamente sottratti alle casse comunali.
Cosa aveva escogitato il Grassano?
Dato che l’ente locale, per legge, è tenuto a rimborsare alle aziende dove lavorano i consiglieri il tempo che l’attività pubblica sottrae alle mansioni svolte in ditta, aveva pensato bene di far figurare aumentato a dismisura il proprio stipendio, in modo da vederselo rimborsare dal comune.
Se fino al 1997 Grassano non guadagnava più di 41 milioni di lire all’anno, dal 1998, quando ha chiesto e ottenuto il primo rimborso dal Comune, le sue entrate sono progressivamente aumentate, fino a dichiarare di guadagnare in azienda 20.000 euro al mese.
Ovvero una cifra superiore del triplo a quella persino del suo datore di lavoro, con cui era d’accordo.
Il Comune provvedeva a rimborsare la cifra dichiarata e i due si sarebbero quindi spartiti una cifra di ben 760.000 euro, ovvero 1,5 miliardi delle vecchie lire.
Nonostante l’arresto nello scorso autunno, il Grassano non si dimise dalla carica di Presidente del consilgio comunale, si limitò a rassegnare quelle alla Lega Nord.
Sosteneva “di essere in buona compagnia con sindaci, consiglieri e parlamentari di ogni schieramento inquisiti anche loro” e che “si sarebbe dimesso solo se lo avessero fatto tutti gli altri”.
Dopo un furibondo braccio di ferro con il sindaco del Pdl che minacciò di modificare lo Statuto comunale pur di cacciarlo, alla fine è stato costretto a dimettersi.
Ora, colui che ha sottratto 760.000 euro al bilancio di una città le cui isitituzioni fanno fatica a mantenere le municipalizzate che garantiscono i servizi essenziali, dalla raccolta di rifiuti alle case di riposo per gli anziani fino agli asili, entrerà in Parlamento come primo dei non eletti della Lega, anche se i leghisti ne farebbero volentieri a meno.
Lì si troverà forse a suo agio, in compagnia di tanti altri inquisti: il processo è appena iniziato, i gradi di giudizio sono tre e chissà che non finisca per godere dell’immunità parlamentare, visto che Pdl e Lega vogliono reintrodurla.
Dopo tanti anni di militanza nella Lega, in fondo sarebbe un giusto riconoscimento a uomo che ben rappresenta la padagna del magna magna.
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