RENZI SULLA RAI, LA THATCHER SULLA BBC: DUE ESEMPI OPPOSTI
RENZI STRAPARLA DI MODELLO INGLESE POI FA TUTTO L’OPPOSTO
Margaret Thatcher al colmo del potere dichiarò: “So che la Bbc mi attacca ma non posso farci niente”. E non mosse un dito contro la Bbc.
Matteo Renzi invece partecipa attivamente alle scelte del nuovo CdA della Rai e prima di partire per il Giappone riceve a Palazzo Chigi il candidato al ruolo di amministratore unico Antonio Campo Dall’Orto protagonista della Leopolda renziana. Una investitura personale, chiaramente.
Il direttore generale di Bbc rimane in carica anni scelto per meriti professionali dai 12 “governors” della Fondazione i quali tutelano l’autonomia della Tv pubblica.
Renzi continua a parlare di Fondazione tipo Bbc e fa l’esatto contrario.
Il CdA della Rai viene nominato con una accurata spartizione partitica, anzi correntizia.
Lo stesso accade per la presidente che al Tg1 fu paladina della svolta di centrodestra del suo direttore Minzolini. E sì sì che aveva promesso: “Fuori i partiti dalla Rai!”.
In tutte le principali emittenti radiotelevisive d’Europa esiste un organismo di garanzia che mette al riparo radio e tv pubblica dalle ingerenze dell’esecutivo e dei partiti tant’è che il direttore generale della rete pubblica tedesca ZDF, Dieter Stolte, è durato vent’anni in carica.
In Italia no. Però esisteva anni fa un primo filtro rappresentato dalla nomina di 5 consiglieri da parte dei presidenti di Camera e Senato e fra essi il CdA eleggeva il presidente.
Sistema travolto da Berlusconi con la legge Gasparri
Con Renzi il presidente lo nomina il governo e gli mette accanto come consigliere del Tesoro (proprietario dell’azienda) il suo suggeritore per la comunicazione.
L’omologazione fra presidente/segretario e radio e tv pubblica appare totale.
Si sono levate critiche per un CdA di basso profilo.
Infatti il Consiglio conterà assai poco e il rapporto strategico sarà quello che correrà fra Matteo Renzi e Antonio Campo Dall’Orto. Il resto è figura.
Succede in qualche alto Paese di democrazia compiuta? Non mi pare.
E pensare che nel 1945 venne nominato dal CLN alla presidenza della Rai, ex Eiar, un personaggio del livello politico e culturale di Carlo Arturo Jemolo.
C’è il precedente della nomina diretta dei vertici dell’ente per l’informazione e la comunicazione: nel 1927 quando il fascismo creò l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR), Benito Mussolini nominò al vertice il principale collaboratore di Guglielmo Marconi, il professor Marchesi, però ci mise suo fratello Arnaldo in qualità di vice-presidente.
Arnaldo Mussolini era già presidente dell’Istituto di Previdenza nato dalla fusione delle Casse Pie e dell’Albo dei giornalisti e pubblicisti al quale potevano associarsi soltanto quelli iscritti al PNF.
Delle agenzie di stampa ne rimase una sola, la Stefani, presieduta e diretta da quel Manlio Morganti forse l’unico amico fedele del duce (il solo a suicidarsi dopo il 25 luglio 1943).
Vittorio Emiliani
(da “Huffingtonpost”)
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