L’ESTATE E’ FINITA, I RINCARI NO: TUTTE LE SORPRESE D’AUTUNNO
IL GOVERNO HA BISOGNO DI SOLDI PER MANTENERE LE PROMESSE DI RENZI: PAGHEREMO NOI
Finite le vacanze? Preoccupati per il ritorno alla routine? State sereni.
Da settembre il nostro premier Matteo Renzi avrà solo un obiettivo: approvare una legge di stabilità per il 2016 che prosegua “nel taglio delle tasse”.
L’ha promesso: via la tassa sulla prima casa, via l’Imu su terreni agricoli e macchinari imbullonati a terra, giù Ires e Irpef, le tasse sui redditi delle società e delle persone fisiche. E chi più ne ha, più ne metta.
Serve solo reperire nei prossimi tre anni una cifra che oscilla tra i 35 e i 45 miliardi di euro; cifra a cui, secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, vanno aggiunti altri 75,4 miliardi entro il 2018 per evitare che scattino le cosiddette clausole di salvaguardia, trappole disseminate nelle norme italiane per tappare i buchi del bilancio dello Stato con aumenti automatici del prelievo fiscale. Bombe ad orologeria.
Per disinnescarle il governo dovrà reperire risorse.
Magari con il taglio della spesa pubblica, più probabilmente con altre tasse, più o meno occulte.
Ma non bisogna essere pessimisti. Basta avere fiducia e resistere alla raffica di aumenti in arrivo.
La prima brutta sorpresa potrebbe celarsi nella prossima bolletta elettrica.
Il caldo africano purtroppo si è tradotto in consumi di energia record tra luglio (+ 13,4% rispetto al 2014) e agosto, dovuti all’uso maggiore dei condizionatori d’aria. Per i soli contratti domestici l’estate torrida potrebbe tradursi in una spesa in più di 8,50 euro a utenza, 170 milioni di euro in tutto, 72 dei quali di sole imposte e oneri che finirebbero nelle casse pubbliche.
La seconda batosta arriverà dalla Tari, la tassa sui rifiuti.
La seconda rata nella maggior parte dei Comuni scadrà a metà settembre, il saldo a metà novembre.
Quest’anno la tariffa media per una casa da 100 metri quadri abitata da tre persone sarà di 299 euro, 15 euro in più rispetto all’anno scorso (+ 5%).
Secondo la Cgia di Mestre, la stessa famiglia per smaltire i propri rifiuti oggi sborsa addirittura il 23,5% in più rispetto a 5 anni fa.
E per le attività commerciali le cose vanno anche peggio: dal 2010 al 2015 + 47% per ristoranti e pizzerie di 200 metri quadri, + 35%per bardi 60 metri quadri, + 23% per negozi di parrucchieri di 70 metri quadri, nonostante la quantità di immondizia prodotta sia complessivamente diminuita e nella maggioranza dei casi il servizio non sia migliorato.
La terza nazzata è nascosta in un comma dell’ultima Finanziaria.
Visto che l’Unione europea ne ha bocciato una parte (la reverse charge per la grande distribuzione), per chiudere il bilancio 2015 mancano all’appello 728 milioni di euro, come per ognuno dei prossimi tre anni.
Dove ripescare questi denari? Nelle tasche degli automobilisti, ovviamente.
Così, se non si trovano soluzioni alternative, il prossimo 30 settembre le accise di benzina, gasolio e gpl potrebbero aumentare di diversi centesimi al litro in un colpo solo.
E considerate che all’erario già versiamo in media più di 1 euro ogni 10 chilometri percorsi in auto.Se oggi la verde costa alla pompa 1,589 euro, solo poco più di 50 centesimi corrispondono al prezzo del prodotto: quasi 73 centesimi sono accise, mentre circa 35 centesimi sono Iva.
Anche per questo il crollo del prezzo del petrolio non si traduce mai in un risparmio per il consumatore.
Ma i pericoli per il nostro portafoglio non sono finiti.
Il prossimo 30 settembre è anche l’ultimo giorno utile per presentare la richiesta dell’ennesimo condono fiscale,molto graziosamente chiamato voluntary disclosure. Da lì dovrebbero uscire 2 miliardi e 684 milioni di euro da spalmare in 4 anni.
Una somma difficile da raggiungere, tanto che già si parla di una probabile proroga della scadenza.
Che succede se si recupera meno del previsto?
Con un decreto d’urgenza bisognerà aumentare gli acconti Ires e Irpef 2015, le stesse voci che Renzi vorrebbe diminuire,e ritoccare ancora una volta le accise sui carburanti a partire dal primo gennaio 2016.
Barbara Cataldi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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