DI MAIO A LONDRA, MA FARAGE E JOHNSON LO SNOBBANO
PROVE DA CANDIDATO PREMIER IN MISSIONE ESPLORATIVA
A Westminster per scoprire come fanno gli inglesi a controllare la spesa, ma anche il governo. Inizia con una passeggiata a piedi la visita istituzionale di Luigi Di Maio, vice presidente della Camera e presidente del “Comitato di vigilanza sull’attività di comunicazione della Camera”, organismo di cui fanno parte deputati di tutti gli schieramenti e che vuole capire meglio come fanno gli altri Parlamenti a controllare il lavoro del governo e la spesa.
Missione esplorativa dunque – con un piede sulla scaletta dell’aereo ha confermato lo stesso Di Maio – che nulla ha a che fare con quella che secondo i rimbalzi mediatici della rete Cinquestelle doveva, e poteva essere, una visita di accredito da candidato alla premiership.
TEST DA CANDIDATO PREMIER
Nonostante questo il tour europeo, che dovrebbe toccare anche Parigi e Berlino, lascia pochi dubbi sulla voglia del vicepresidente della Camera di impegnarsi in un giro di accreditamento internazionale.
Che il punto fosse quello di far conoscere Di Maio in versione candidato premier lo dimostra il fatto che abbia richiesto molti incontri a latere, quasi tutti saltati.
Tra questi Kenneth Clarke, ex cancelliere dello Scacchiere, ministro con Cameron nel 2010, nostalgico della politica economica lacrime e sangue della Thatcher.
GLI ATTRITI CON FARAGE
Ma soprattutto le due bandiere della Gran Bretagna anti-europea: il sindaco di Londra Boris Johnson e il leader dell’ Ukip Nigel Farage, e che sarebbe piuttosto seccato dal fatto che i Cinquestelle siano alleati a Bruxelles solo di nome visto che di solito votano insieme a Verdi e sinistra radicale.
Un matrimonio aperto, lo aveva definito Farage utilizzando il termine “loose association”, ma il rischio è la separazione.
Per questo i Cinquestelle e lo stesso Di Maio stanno tentando di strappare un appuntamento last minute a Farage, almeno per salvare le apparenze e far contento Casaleggio junior che era stato sponsor di questa strana Unione.
Ma, finora, nulla di fatto: Farage pare ancora indisponibile.
IL FRONTE ITALIANO
E mentre Di Maio vola a Londra in Italia lascia malumori e incertezza. La velocità con la quale s’è preso la testa del gruppo ha lasciato molti perplessi tra i suoi.
Nonostante il suo nome per il futuro sia stato indicato dallo stesso Casaleggio, specie dalle parti di Roberto Fico.
Al presidente della Vigilanza Rai la decisione di Di Maio di accelerare candidandosi alla premiership a mezzo intervista televisiva non è piaciuta.
«Se Luigi vuole fare tutto da solo lo dica, ma allora i cinque non hanno più senso di esistere, che resti solo lui», sibilava ieri un deputato della linea dura, uno di quelli che vorrebbe veder rispettata la collegialità degli organi M5S e vede in Fico «l’unico a portare avanti, pienamente, i nostri ideali».
Di Maio sente il voto. In pubblico e in privato ragiona considerando il 2017 come l’anno delle elezioni politiche, dando per probabilissima una crisi controllata del governo Renzi e l’apertura della campagna elettorale dopo il referendum costituzionale d’autunno.
Maria Corbi, Francesco Maesano
(da “La Stampa”)
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