SFUMA L’ACCORDO SULLA MELONI, FURIBONDA LITE TRA BERLUSCONI E SALVINI, BERTOLASO ANCORA IN CAMPO
LE PRESSIONI DEI POLTRONISTI DI FORZA ITALIA AVEVANO QUASI CONVINTO IL CAVALIERE A CERCARE UN’INTESA, MA SALVINI CON IL SUO 3% A ROMA PENSA DI DETTARE CONDIZIONI E SILVIO SI INCAZZA… TUTTO RINVIATO AD OGGI
A un certo punto del pomeriggio sembrava cosa fatta. Il passo indietro di Guido Bertolaso era imminente, forse addirittura in giornata, così che oggi Giorgia Meloni, all’apertura della sua campagna elettorale sulla terrazza del Pincio, avrebbe potuto annunciare l’accordo con Silvio Berlusconi.
E invece niente, in serata tutto salta di nuovo in questa giornata di ordinaria follia, una delle tante del centrodestra a Roma.
L’accordo tra Berlusconi e Meloni era in dirittura d’arrivo. Restava solo da trovare un’exit strategy per Bertolaso.
E per mettere a punto la ritrovata intesa Berlusconi aveva invitato a cena a Palazzo Grazioli Matteo Salvini e la stessa Meloni.
Ma verso le sette di sera tutto s’inceppa di nuovo.
Il motivo è una telefonata di fuoco tra Salvini e Berlusconi in cui il leader di Forza Italia ha provato a convincere il leghista a mettere in campo una lista unica a Roma, senza simboli dei partiti e quell’altro gli ha risposto picche.
L’ex Cav, dunque, ha provato a fissare le sue condizioni in cambio dell’appoggio di Fi alla Meloni, ma si è trovato di fronte un muro.
Qui — fa notare un esponente azzurro — “sta la differenza tra Salvini e Bossi. Col Senatur a Silvio bastava sedersi intorno a un tavolo per trovare un accordo, mentre con Matteo non si capiscono proprio, sono su due pianeti diversi”.
Dopo la telefonata, la cena a Palazzo Grazioli viene annullata, mentre per oggi è convocato d’urgenza l’ufficio di presidenza di Forza Italia.
L’accordo con Meloni, dunque, è in stand by, congelato, mentre Bertolaso è ancora in campo.
Insomma, la giornata convulsa, dopo mille giravolte, si conclude con un nulla di fatto.
Ma facciamo un passo indietro.
Dopo un vertice notturno con i big azzurri andato in scena martedì 19 aprile a Palazzo Grazioli, sembrava che Silvio Berlusconi avesse deciso di mollare Bertolaso.
A convincere l’ex Cavaliere era stato il pressing asfissiante dei suoi poltronisti.
Da Tajani a Gasparri, da Brunetta a Romani, sondaggi alla mano, hanno fatto capire al leader azzurro che con Bertolaso “qui portiamo in Campidoglio un solo consigliere comunale”, gli hanno ripetuto in coro.
Come se , anche senza Bertolaso, Forza Italia prendesse chissà quale percentuale in una città dove la Lega arranca al 3% e Fdi viaggia non oltre il 13%.
Anche se Bertolaso fosse all’8%-9%, sarebbe in linea con i voti che Forza Italia raccoglie nella capitale oggi come oggi.
Diciamo che le soluzioni restano a questo punto tre: o appoggiare Meloni o virare su Marchini o rimanere su Bertolaso per un questione di dignità e fedeltà alla parola data.
Piuttosto va sottolineato che a fare pressing per la Meloni sono i vari servi sciocchi di Forza Italia in giro per l’Italia che sopravvivono grazie all’accordo con la Lega, come Toti in Liguria.
Incapaci di disegnare la strategia di una destra moderna, maggiordomi di una banda di lepenosi arroganti, interessati solo a restare attaccati alla poltrona.
Personaggi senza dignità .
(da agenzie)
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