OBAMA INFIAMMA LA CONVENTION: “HILARY E’ LA PERSONA GIUSTA”
TONI DURI SU TRUMP E OTTIMISMO PER IL FUTURO… IL MILIARDARIO ACCOMUNATO A DITTATORI E JIHADISTI: “CHI SCOMMETTE CONTRO L’AMERICA NON HA MAI VINTO”… BLOOMBERG : “TRUMP E’ UN TRUFFATORE”
È la serata che dà un senso alla convention democratica, una strategia alla sinistra, una linea per fermare Donald Trump.
“Sono pronto a tornare ad essere un privato cittadino – conclude Barack Obama – oggi vi ringrazio per questa incredibile avventura. E vi chiedo di fare per Hillary quello che otto anni fa avete fatto per me”.
Obama alterna i toni di grave allarme per la minaccia che rappresenta Donald Trump; e l’ottimismo sul futuro dell’America che contrasta con la narrazione apocalittica dell’avversario.
Usa toni durissimi, mai sentiti prima dalla sua bocca: “Il mondo è spaventato e non capisce cosa sta succedendo in questa campagna elettorale. Ma chiunque vuole distruggere i nostri valori – fascisti o comunisti, jihadisti o demagoghi nostrani – alla fine perderà sempre”.
Trump messo insieme ai dittatori e agli islamisti. Proprio così: “Questa non è un’elezione qualsiasi”, avverte il presidente.
Obama vuole che sia chiaro il pericolo. Ma è sicuro che anche stavolta l’America ce la farà , anche se è sull’orlo di un baratro e i fondamenti della sua convivenza civile sarebbero in pericolo se vincesse Trump.
È sicuro che “non vince chi scommette contro l’America, no, non ha mai vinto”. È sicuro che “questo non è un paese per autocrati, non ha mai creduto che la soluzione sarebbe venuta da una persona sola”.
Obama fa tre operazioni importanti.
Primo: riconosce le ombre sul suo bilancio, che in qualche modo creano spazi per Trump. “Dobbiamo fare molto di più per tutti coloro che non sentono gli effetti della crescita economica degli ultimi sette anni”.
È una missione che lascia in eredità a Hillary, il lavoro incompiuto dei suoi due mandati: una crescita migliore, più giusta, dai benefici meglio distribuiti.
Secondo: offre un importante riconoscimento a Bernie Sanders. Non solo per i temi sollevati dal senatore socialista, ma anche per l’approccio partecipativo alla politica, la mobilitazione dal basso.
“Se siete convinti che ci siano troppe diseguaglianze fra noi, e che il denaro influenza troppo la politica, dovete essere altrettanto combattivi e tenaci di Bernie”.
Terzo, affronta l’impopolarità di Hillary con il candore e la schiettezza che la sera prima hanno fatto difetto a Bill. “L’ho guardata lavorare al mio fianco per quattro anni – dice di lei il suo presidente – e al termine di 40 anni di impegno civile anche lei ha fatto degli errori. Come me. Come tutti. Solo chi sta a guardare e giudica da spettatore, non ne fa mai. Scendete nell’arena anche voi, sporcatevi le mani”.
C’è un messaggio agli alleati, europei in testa, e al resto del mondo.
La Nato non può essere trasformata in una sorta di racket mafioso, in cui “la protezione degli amici ha l’etichetta del prezzo”.
Non è questa la storia dell’America. “Hillary è una che combatterà l’Is fino in fondo, ma senza legalizzare la tortura nè mettere fuorilegge un’intera religione” (due proposte di Trump).
Prima di Obama, la serata ha già avuto due momenti alti.
Il suo vice Joe Biden ha preceduto il presidente nell’impugnare l’orgoglio nazionale che un tempo era una prerogativa dei repubblicani: “Non scommettete mai contro l’America. Alla fine, noi ce la facciamo sempre. La linea di traguardo è nostra”.
L’ex sindaco (tre volte) di New York Michael Bloomberg, ex repubblicano e ora indipendente, imprenditore di (vero) successo, ha avuto parole sprezzanti per Trump: “Dice che gestirà l’America come ha gestito i suoi affari. Dio ne guardi. Io sono un newyorchese, so riconoscere un truffatore quando lo vedo”.
Obama porta l’affondo finale in uno dei discorsi migliori della sua carriera.
Rovescia lo slogan di Trump. Il candidato repubblicano dice “Make America Great Again”, rifacciamo l’America grande come una volta.
“L’America – ribatte Obama – è già grande. Reagan la chiamava una casa scintillante sulla collina, invece Trump la descrive come la scena di un delitto. Nessun Muro può delimitare il Sogno Americano. Qui a Philadelphia i Padri fondatori di questa Repubblica cominciarono la nostra dichiarazione d’indipendenza con le parole: Noi il Popolo. L’America si declina con il noi, è la forza della diversità “.
Il palazzo dello sport esplode quando arriva l’invocazione finale.
La stessa di otto anni fa: “Yes We Can…Sì, possiamo portare Hillary alla vittoria”.
(da “La Repubblica”)
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