HILLARY SFIDA L’FBI SUL CASO MAIL: “RENDA SUBITO PUBBLICI I FATTI”
SOSPETTI DEM: “FAVORE AI REPUBBLICANI”
E’ “imperativo” che l’Fbi renda pubblici “tutti i fatti”.
Hillary Clinton appare sorridente, composta, mentre da Des Moines, Iowa, reagisce alla notizia della riapertura del caso delle email.
Fa notare che “siamo a soltanto undici giorni dalle elezioni nazionali forse più importanti della nostra vita. Il voto è già in corso. Il popolo americano ha il diritto conoscere immediatamente i fatti”.
Clinton si dice sicura che anche questa nuova indagine si concluderà con un nulla di fatto, come la precedente chiusa a luglio. E, del resto, “persino il direttore Comey afferma che queste nuove informazioni possono non essere significative”. Clinton conclude spiegando di essere fiduciosa: “Non aspetto altro che concentrarmi sulle sfide che stanno dinanzi agli americani, per vincere l’8 novembre e lavorare con tutti gli americani e costruire un futuro migliore”.
Hillary Clinton va dunque all’attacco.
Sfida in modo esplicito James Comey, il direttore dell’Fbi che ha riaperto l’inchiesta sulle mail che Clinton inviò dal suo account privato quand’era segretario di stato (le nuove mail sarebbero state trovate sui un portatile condiviso da Huma Abedin e dall’ex marito Anthony Wiener, sotto inchiesta per una serie di messaggi erotici scambiati con una quindicenne).
Clinton chiede di fare chiarezza subito e dice di non avere nulla da nascondere. In realtà , questa storia si abbatte sulla sua candidatura con una violenza in grado di deragliare l’intera campagna.
L’October surprise, la sorpresa d’ottobre, è alla fine davvero arrivata.
Sorpresa e stupore sono proprio i sentimenti più diffusi nel team Clinton. La notizia ha raggiunto la candidata mentre stava viaggiando verso l’Iowa, per due tappe della campagna, con la fidata Huma Abedin citata nell’inchiesta e con la migliore amica d’infanzia, Betsy Ebeling.
Sull’aereo che la portava a Cedar Rapids, Clinton aveva posato per un servizio fotografico di Annie Leibovitz. Le cose parevano mettersi bene anche quanto a mappa elettorale, con Barack Obama, Bill Clinton, Michelle Obama, Joe Biden, Jennifer Lopez, Jay Z dislocati negli Stati che contano: Florida, Ohio, Colorado, Arizona, North Carolina.
La rabbia dei Democratici
Poi, appunto, il colpo. La riapertura delle indagini. “Siamo scioccati” dice, chiedendo l’anonimato, un collaboratore di Clinton. Il campo democratico non è però soltanto sorpreso e scioccato. E’ anche arrabbiato.
La rabbia emerge con chiarezza dalla dichiarazione che John Podesta, chair della campagna Clinton, ha immediatamente fatto circolare tra i giornalisti (e che pare ancora più esplicita della dichiarazione di Clinton).
“Il direttore dell’Fbi James Comey deve immediatamente fornire più informazioni al pubblico americano rispetto a quelle che ha mandato al Congresso… E’ incredibile assistere a qualcosa di questo tipo a soli undici giorni dalle elezioni… Siamo fiduciosi che quest’indagine non arriverà a nulla di diverso rispetto a quella chiusa dall’Fbi in luglio”.
I democratici sono furiosi con Comey.
Non si è mai visto, dicono, un direttore dell’Fbi informare i membri del Congresso su email che non ha esaminato e di cui egli stesso dice di non sapere “se possono portare a qualcosa di significativo”.
Il compito dell’Fbi, spiegano i democratici, è quello di indagare e di fornire i risultati delle proprie indagini al braccio giudiziario del Dipartimento alla Giustizia, in modo che questi decida se ci sono gli estremi per l’incriminazione. Il sospetto è soprattutto uno: che Comey abbia voluto fare un favore ai repubblicani che lo scorso luglio l’hanno accusato di aver insabbiato l’inchiesta sulle email di Clinton.
Confondere la questione delle email con uno scandalo a sfondo sessuale non farebbe che aumentare il clima di sospetto e di attenzione morbosa attorno a tutta la vicenda.
Oltre allo stupore e alla rabbia, nel campo democratico c’è però soprattutto un altro sentimento: lo scoramento.
Quello che è chiaro è che l’indagine non potrà infatti concludersi prima dell’8 novembre. Clinton arriverà al giorno delle elezioni quotidianamente massacrata dai repubblicani e messa in croce dalla stampa.
E anche se, come fa notare un democratico, l’ex governatore della Pennsylvania Ed Rendell, “questa è la donna più investigata della storia americana, senza che nessuno abbia mai trovato qualcosa”, la questione non cambia.
Sospetti, scandali, illazioni, accuse, veleni, misteri — pane quotidiano dei Clinton da quando è iniziata la loro storia politica — sono qui per restare.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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