OGM E CRISI ALIMENTARE NEL MONDO
ORA LA FAME COLPISCE IL CETO MEDIO
Pubblichiamo un articolo di Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici, apparsa sul quotidiano “Libero”: lo facciamo in base sia ai contenuti del testo che meritano approfondimento, sia perchè contrari a ogni censura. Questo articolo, infatti, era stato censurato dal “Corriere della Sera” che, dopo averlo concordato con l’autore, non aveva ritenuto opportuno pubblicarlo. Dato che siamo per la libertà di circolazione delle idee, lo sottoponiamo all’attenzione dei nostri lettori.
All’improvviso il problema della fame fa notizia. Forse perchè non è più circoscritto al mondo rurale, dove risiede il 75% degli ultimi 850 milioni di affamati, rilevati dal recente censimento della FAO, ma si estende ai ceti medi urbani, impoveriti dall’aumento della bolletta alimentare, però avvantaggiati dall’essere più rumorosi e visibili dei poveri contadini. Da mesi la FAO ha lanciato l’allarme e invocato interventi, nel silenzio omertoso dei governi occidentali, quelli che non stanno (ancora) subendo moti di piazza. Da qualche giorno se ne preoccupano anche le organizzazioni figlie degli accordi di Bretton Woods, storicamente indifferenti agli allarmi umanitari e più attente all’andamento dei mercati e della moneta, a rendere “liberiste” le economie rurali dei paesi in via di sviluppo, a regolare l’accesso alla terra attraverso il mercato fondiario, a promuovere la tecnologia in quanto tale. Ma è evidente che qualcosa non è andato come si pensava: i mercati agiscono in maniera speculativa e le transazioni internazionali sono in mano a grandi gruppi che operano in una situazione di oligopolio. Nel frattempo l’allarme climatico è stato ignorato, siccità e alluvioni sconvolgono le capacità produttive dei sistemi agrari, riflettendosi sui prezzi: un miliardo e mezzo di contadini sono stati considerati un retaggio antistorico e non una risorsa sociale e produttiva. Alla fame di benzina dei Paesi ricchi si è risposto puntando grosso sugli agrocarburanti e sottraendo suoli agrari o forestali, nel Nord e nel Sud, dove sfamavano stomaci. Le ragioni dell’ambiente, del clima, della energia, della giustizia sociale, della compartecipazione delle scelte, dell’equità del mercato e del suo controllo, del modello di sviluppo e di consumo alimentare sono state ignorate per decenni, lasciando il cibo alla mercè della speculazione finanziaria che tratta alla stessa stregua cereali, petrolio, oro o derivati finanziari. E’ questa l’occasione di un serio ripensamento, come ribadito con forza dalla Coalizione Italia Europa – liberi da ogni Ogm, un cartello di 32 organizzazioni tra le più grandi del settore agroalimentare, della cultura, della scienza, che ha promosso una consultazione nazionale, proprio per sottolineare la centralità del settore primario, raccogliendo circa 3 milioni e mezzo di firme tra i cittadini.
Peccato che ora qualcuno scorga nell’allarme alimentare soltanto la ghiotta occasione per un cinico – e un po’ grottesco – tentativo di tirare la volata agli OGM, senza che questi abbiano meriti in termini di aumento delle rese, minori costi, migliori valori nutrizionali che ne possano giustificare il ricorso umanitario: Dunque a chi giovano, se non alle 5 grandi multinazionali che li producono? Controprova: l’ONU documenta come, con le attuali tecnologie e dunque senza OGM, si può produrre cibo per sfamare 10 miliardi di persone, quasi il doppio delle attuali. Senza considerare che, con gli OGM, andremmo incontro a un inquinamento genetico inarrestabile. E’ questa un’altra storia, la più inquietante.
Mario Capanna
www.fondazionedirittigenetici.org
da “Libero”
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