CAOS M5S GENOVA, L’ULTIMO ROUND IN AULA
E CASSIMATIS PENSA A UNA LISTA AUTONOMA COME ESTREMA RATIO
Due udienze cruciali nello spazio di pochi giorni; il candidato fedelissimo di Beppe Grillo, Luca Pirondini, che presenta il programma e rivendica la titolarità esclusiva sul simbolo; la prof ribelle Marika Cassimatis, al momento riabilitata dai giudici, che pensa a una lista autonoma e valuta la possibilità d’una diffida per bloccare l’avversario.
La nebbia che da settimane avvolge il percorso del Movimento cinque stelle verso le elezioni comunali di Genova, si diraderà nello spazio di due settimane massimo, registrando un paio di passaggi clou a palazzo di giustizia fra domani e mercoledì.
Ma intanto Pirondini lancia il sito della sua campagna e il simbolo pentastellato è in bella vista: «Gli altri candidati nascondono i segni dei partiti, noi lo mettiamo in primo piano».
L’orchestrale sa quanto il suo percorso sia stato accidentato finora; ma dopo il silenzio gioca allo scoperto: «I magistrati non si sono espressi su chi debba essere il candidato sindaco. Siccome Cassimatis e due esponenti della sua lista sono stati sospesi (da Grillo, ndr) solo io ho i requisiti».
Poi giustifica l’ingerenza del capo sul voto locale: «Il M5S si è preso la responsabilità di dire che l’11 giugno, a Genova, ci saranno soltanto persone che condividono pienamente il suo progetto». E annuncia d’essere pronto a firmare un contratto (stile Virginia Raggi a Roma) con tanto di penale se dovesse “tradire” la linea.
Cassimatis, al momento rimessa in sella dalle toghe ma non da Beppe, non ci sta e annuncia una reazione che svelerà oggi. Gli attivisti a lei più vicini parlano della possibilità d’una candidatura con una lista indipendente.
Lo sviluppo degli scenari politici è tuttavia vincolato ai passaggi giudiziari.
Fra ventiquattr’ore sarà discusso un ricorso urgente presentato da cinque potenziali consiglieri della lista Pirondini, che chiedono alla magistratura civile di annullare tout-court le “comunarie” del 14 marzo scorso: quelle, per intenderci, vinte dalla movimentista Cassimatis, stoppate unilateralmente da Grillo insieme alla candidatura dell’insegnante, e seguite dalla ratifica della corsa di Pirondini in precedenza secondo classificato.
Le consultazioni, dicono adesso gli ultrà dello stesso Pirondini, vanno cestinate a prescindere da vincitori e i vinti, poichè convocate con insufficiente preavviso.
La rivendicazione giudiziaria ha un fine (molto) politico.
Perchè nel momento in cui il giudice l’accogliesse, imploderebbe di riflesso la prima vittoria in tribunale di Cassimatis e il candidato non risulterebbe più individuato con le primarie, ma semplicemente “nominato” da Grillo.
Pirondini, in pubblico, dice di non essere coinvolto in quest’iniziativa, sorta di opzione zero per radere al suolo le chance della professoressa.
«È un’idea di cinque candidati della mia lista, ma io ho già i requisiti».
Non mancano i paradossi: per rappresentare il Movimento, i cinque hanno dovuto preparare formalmente un ricorso «contro» il Movimento stesso, avendo questo convocato le tribolate comunarie.
Non solo: Cassimatis ha comunque titolo a partecipare e domani potrebbe a sua volta comparire in aula.
A distanza di pochi giorni (mercoledì 3 maggio), nuovo round. Stavolta si discute il «reclamo» di Beppe Grillo contro la precedente riabilitazione della prof, la cui vittoria alle primarie online – senza che il magistrato si fosse pronunciato sulla validità “generale” della consultazione – era stata ritenuta regolare con un verdetto del 10 aprile.
Dopo le due udienze, nello spazio di pochi giorni arriveranno le sentenze. Se le comunarie sono irregolari in toto, Cassimatis è fuori dal Movimento, può creare una sua lista ma non ha carte da giocare sul simbolo.
Se le comunarie sono valide, allora diventa cruciale il secondo troncone, in cui viene stabilito chi ne è il legittimo vincitore. Fino ad allora, sul campo politico, si può solo giocare a rimpiattino fra accelerazioni e frenate.
(da “il Secolo XIX”)
Leave a Reply