PD PRONTO A FAR SALTARE L’ITALICUM BIS, ROSATO CONGEDA IL RELATORE MAZZIOTTI
I DEM FORZANO SUL SISTEMA ITALO-TEDESCO, MA AL SENATO UNA MAGGIORANZA NON C’E’
Ecco la mossa che fa precipitare la discussione sulla legge elettorale nel caos.
Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera, dice all’HuffPost: “Ringraziamo Mazziotti, il relatore, del lavoro svolto, ma noi non ci riconosciamo in quel testo presentato, il cosiddetto Italicum bis, perchè l’Italicum senza ballottaggio è sostanzialmente un proporzionale puro. La nostra idea è alternativa. Quello che abbiamo proposto è un sistema parzialmente maggioritario che consente anche la coalizioni. Quella è la nostra posizione.”.
Parole pesanti, che di fatto annunciano lo show down in commissione. si straccia la legge proposta, con annessa decapitazione del relatore.
E, appunto, la discussione approda in Aula nel caos. L’opposto dei desiderata di Mattarella. Ricapitolando, in questa storia così confusa. Martedì, in commissione, inizia la discussione sul cosiddetto testo base di legge elettorale.
Quello presentato è l’estensione dell’Italicum, così come è oggi alla Camera, anche al Senato.
Per farla breve, il Pd avrebbe due strade: provare ad emendarlo, discutendo con le altre forze politiche che vogliono sostanzialmente un impianto proporzionale e cercare un accordo, oppure forzare sul suo modello, ribattezzato il Rosatellum (un tedesco rivisitato con 50 per cento di collegi e 50 proporzionale).
Senza accordo, anzi alimentando lo scontro con le forze maggiori. Nel primo caso gli interlocutori sono Forza Italia e 5Stelle, nel secondo Lega e il partito di Verdini, grande teorico di questo modello.
Racconta un parlamentare ben informato: “Prima della riunione della commissione è arrivata una telefonata al presidente dal Pd, in cui gli si diceva garbatamente: Renzi vuole la legge 50 e 50, prendi il testo scritto da Abrignani e porta quello come testo base”.
Ed è questo schema su cui il Pd si prepara alla riunione di martedì. Detta così, con tutti questi latinismi per ribattezzare i modelli, pare un convegno di costituzionalisti. In verità la pagina che sta per scrivere il Pd, stando alle intenzioni di oggi, è una pagina di aspra lotta politica.
Per adottare come testo base il Rosatellum va stracciato quello attuale e decapitato il relatore attuale. Semplice: con una maggioranza Pd-Lega-Verdini si boccia il testo e, di conseguenza, si dimette il relatore.
Già in giornata, si nomina un nuovo relatore che porta avanti il nuovo testo. Lo spirito è un po’ quello dell’altra volta, quando Renzi tolse dalla commissione chi non era d’accordo con l’Italicum.
L’ultima valutazione riguarda l’unica criticità che presenta questo percorso. Ovvero: i tempi. Perchè così — cambio del relatore e testo — si ricomincia daccapo in commissione e dunque è assai difficile che si riesca ad andare in Aula il 29 maggio, per avere a giugno i tempi contingentati. Si rischia che si vada in Aula a giugno per avere a luglio i tempi contingentati.
Fuori dai tecnicismi, detta senza tante perifrasi, già si intravede il caos.
Barricate alla Camera di tutte le opposizioni e conta da brivido al Senato, dove il Rosatellum rischia assai, anzi è assai probabile che non passi numeri alla mano. Il Pd ha 99 voti, a cui vanno aggiunti i 16 di Ala (sulla carta), più i 19 della Lega.
Insomma, servirebbe una poderosa campagna acquisti tra i vari gruppi misti e una buona dose di promesse di ricandidature tra le truppe di Alfano per passare. Sulla carta è più probabile un incidente, anzi quell’Incidente a cui Renzi pare stia lavorando con gioioso impegno pur di correre al voto con la legge che c’è, che giudica la migliore di tutti. Sarebbe l’opposto degli auspici di Mattarella.
Fedele alla sua prassi che “quando il Parlamento è al lavoro il Presidente tace”, il capo dello Stato — in visita in Uruguay – attende l’esito della discussione. Tuttavia i parlamentari che hanno una qualche consuetudine con lui spiegano che, nel corso del famoso al Colle con i presidenti di Camera e Senato, aveva auspicato non solo una legge ma anche un percorso ordinato, nei modi e nei tempi parlamentari.
E un eventuale slittamento dell’approdo in Aula non è un dettaglio. Soprattutto, se il dettaglio rivelasse un’intenzione non detta. Prende sempre più corpo nei Palazzi la tesi che il vero obiettivo di Renzi sia creare l’Incidente, “costringere” il Quirinale fare un decreto e poi a sciogliere.
Quando qualcuna di queste interpretazioni fu ritenuta fondata, vennero invitati a pranzo al Quirinale Grasso e la Boldrini e ne uscì un messaggio che suonava come un monito. Per ora è quasi rimasto inascoltato. E da martedì, su queste premesse, sarà assordante solo il rullo dei tamburi.
(da “Huffingtonpost”)
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