L’ITALIA BRUCIA: LE COLPE DEL GOVERNO CHE HA SCIOLTO LA FORESTALE SENZA RINFORZARE I VIGILI DEL FUOCO
PER RISPARMIARE 122 MILIONI IN TRE ANNI SI E’ CREATO UN CAOS BUROCRATICO
Due riforme bocciate (dalla Consulta quella sulla pubblica amministrazione; dal referendum popolare quella sulla costituzione) e una terza — sul riordino delle forze di polizia con lo smembramento della Forestale — che sta mettendo in ginocchio l’Italia prigioniere delle fiamme.
Mettere in relazione l’aumento degli incendi con l’abolizione del Corpo Forestale è un azzardo, ma la gestione del dicastero della pubblica amministrazione da parte del ministro Marianna Madia non è certo esente da colpe.
E se molti degli elicotteri un tempo in dotazione alla Forestale oggi sono fermi a terra, la responsabilità non è certo di Carabinieri o Vigili del Fuoco.
Eppure governo e parlamento erano stati messi in guardia sui rischi dell’estate a inizio anno dall’ormai responsabile della protezione civile, Fabrizio Curcio: “In audizione al Senato — spiega la senatrice 5 Stelle Paola Nugnes — aveva rilevato che ci sarebbe stato un vuoto organizzativo dovuto al passaggio di uomini e mezzi dalla Forestale ai Carabinieri. Di certo si sarebbe potuto ovviare ai problemi aggiustando il tiro per tempo anche perchè l’iter della riforma è partito due anni fa. E da sempre è noto che i Vigili del fuoco hanno competenza sui centri urbani e la forestale sui boschi”.
Basti pensare che entro lo scorso 12 novembre avrebbe dovuto essere pubblicato un decreto interministeriale (Pubblica amministrazione; Interno e Politiche agricole) per individuare “le risorse finanziarie, i beni immobili in uso ascritti al demanio o al patrimonio indisponibile dello Stato, gli strumenti, i mezzi, gli animali, gli apparati, le infrastrutture e ogni altra pertinenza del Corpo forestale dello Stato che sono trasferiti all’Arma dei carabinieri, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, alla Polizia di Stato e al Corpo della guardia di finanza”.
Un dettaglio che all’esecutivo — impegnato nella battaglia referendaria — deve essere sfuggito e così come da italica tradizione alla legge non hanno fatto seguito i necessari decreti lasciando la riforma ferma a metà .
A farne le spese è l’intero Paese che per risparmiare 122 milioni di euro in tre anni, nell’estate più calda di questo inizio millennio, si trova scoperto sul fronte degli incendi.
Dal rapporto stilato a fine luglio da Legambiente — sulla base di dati raccolti dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Copernico: “In meno di sette mesi del 2017 sono andati in fumo, in Italia, ben 74.965 ettari di superfici boschive, pari al 156,41% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016 (47.926 ettari)”, il 96,1% degli incendi si è verificato tra maggio e luglio.
“In un anno particolarmente caldo e complicato i boschi sono rimasti scoperti lasciando più margine d’azione ai piromani” dice Riccardo Boriassi del Conapo, sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco.
Come a dire che la transizione dopo l’assorbimento della Forestale nei Carabinieri non è stata gestita a dovere. Piuttosto sono stati dispersi uomini, mezzi e competenze fondamentali nella lotta alle fiamme.
Il mistero dell’abolizione dei Forestali
D’altra parte è anche bizzarro che si sia deciso di cancellare un corpo di polizia completare, quando è all’interno delle altre struttura che che c’è un sovrapporsi di competenze.
I Vigili del fuoco, prima della riforma, erano competenti per gli incendi urbani e quelli d’interfaccia, mentre i forestali per quelli boschivi: una distinzione che spiegava la presenza dei primi nei centri urbani di ogni dimensione e degli altri in caserme sparse sul territorio.
Dopo lo scioglimento del corpo forestale le competenze in materia di fiamme sono passate integralmente ai Vigili del Fuoco che — tuttavia — non hanno ereditato l’intero patrimonio dei ranger italiani.
Dei quasi 8mila effettivi, infatti, 7.200 sono passati ai carabinieri, 200 circa sono stati suddivisi tra ministero delle politiche agricole, polizia e guardia e di finanza e 390 sono passati nei pompieri.
Un numero risibile “considerando che secondo il ministero prima dell’accorpamento, ai vigili del fuoco mancavano già 3.500 uomini” spiegano dal Conapo.
Non ci sono uomini a sufficienza per combattere gli incendi
Per motivi ad oggi incomprensibili, la ripartizione di uomini e mezzi è stata fatta male. Con il solo risultato di tagliare le gambe a chi lotta contro gli incendi boschivi. Sapere quanti fossero realmente gli operativi per la lotta alla fiamme è impossibile, ma secondo quando ricostruito da Lavoce.info tra i forestali erano 1.056 gli operatori forniti di competenza Dos (direttori delle operazioni di spegnimento): di questi — secondo il Conapo — solo 260 sono passati ai vigili del fuoco (gli altri 130 sono in gran parte elicotteristi).
I carabinieri forestali non possono spegnere i fuochi
Il paradosso è che adesso i carabinieri hanno tra le loro fila 800 ex forestali esperti nella lotta agli incendi boschivi, ma non possono aiutare i loro colleghi perchè il 7 luglio è arrivato perentorio l’ordine del generale dell’Arma Antonio Ricciardi sulle “procedure operative per gli interventi nel caso di incendi boschivi”: “Competenze esclusive dei vigili del fuoco per lo spegnimento degli incendi”, è permesso ai carabinieri ex forestali “soffocare ‘piccoli fuochi’ solo se muniti di mezzi idonei allo scopo e di adeguati dispositivi di protezione individuale”.
È raccomandato, però, di svolgere “attività di prevenzione del fenomeno degli incendi boschivi”. E così mentre l’Italia brucia i carabinieri ex forestali non possono intervenire, “mentre i vigili del fuoco — dice con rammarico la senatrice Nugnes — stanno lavorando per imparare una cosa per loro nuova. L’incendio boschivo è profondamente diverso da quello urbano. E così servono altre competenze”
Mezzi antincendio a terra
Più difficile invece è comprendere perchè nel frattempo che i pompieri acquisiscano le necessarie competenze — attraverso corsi tenuti da carabinieri ex forestale — la legge non abbia previsto che l’arma passasse ai vigili tutti i mezzi necessari allo spegnimento del fuoco rimasti in sua dotazione (dalle divise alle autobotti fino agli elicotteri).
A maggior ragione oggi che la fallimentare spending review dell’esecutivo ha lasciato a terra molti dei mezzi — aerei ed elicotteri — che sono a disposizione dei vigili: per omologare gli ex forestali sono necessari lunghi passaggi burocratici e servono costosi lavori di manutenzione, ma senza i decreti attuativi non si possono indire gare d’appalto.
E così con i fondi azzerati e i vigili del fuoco ridotti all’osso le Regioni — che pure hanno perso tempo e stipulato in ritardo le convenzioni antincendio — si trovano costrette a rivolgersi ai privati.
“E’ mancata una cabina di regia che coordinasse questa fase di transizione” chiosa Nugnes.
(da “La Repubblica”)
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