EMMA BONINO VARA +EUROPA E LASCIA LA PORTA APERTA AL PD
MA SULLE FIRME E’ MISSIONE IMPOSSIBILE
Le alleanze ancora in alto mare, una raccolta firme per la presentazione della lista lungi dall’essere avviata, una linea politica tutta incentrata sulla fiducia nelle istituzioni europee in un momento di generale diffidenza.
Stando così le cose, l’obiettivo è arduo se non – per usare le parole di Emma Bonino – “impossibile” da raggiungere.
All’Hotel della Minerva, nel centro di Roma, si riuniscono insieme a Bonino Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani, e Benedetto Della Vedova di Forza Europa per presentare la lista +Europa, una “proposta elettorale autonoma” per rilanciare il progetto degli Stati Uniti d’Europa e dell’integrazione europea
La linea politica è tanto innovativa, per certi versi, quanto azzardata.
E in soldoni è questa: basta parlar male dell’Europa perchè le istituzioni Ue rappresentano il futuro, e “più Europa vuol dire più pace, più sicurezza, più diritti, più crescita, più efficienza, più cultura, più libertà “, ha detto Bonino.
Di qui il motto, coniato da Della Vedova per prendere le distanze dall’atteggiamento critico del Pd renziano verso Bruxelles, “Europa sì anche così”.
Un azzardo, appunto: in un clima di sfiducia generale nei confronti delle istituzioni europee la scommessa è attrarre o convincere una parte degli elettori italiani sulla necessità di mettere l’Ue al primo posto dell’agenda politica.
Anche cavalcando temi ostici come il rigore sulla finanza pubblica.
Per Magi “sui conti ha evidentemente ragione l’Unione Europea” nel richiamare l’Italia al rispetto dei parametri in vigore. Così come per Della Vedova “il rispetto delle regole finanziarie Ue è un’esigenza etica e pratica per l’Italia, perchè altrimenti a farne le spese saranno le generazioni future”.
Ci sono altri due punti che rendono più complicata la missione di +Europa.
La raccolta delle firme è il problema a monte: come tutte le liste che non sono presenti nell’attuale Parlamento, +Europa è tenuta a raccogliere 45mila firme per presentarsi alle elezioni.
Problema: la legge elettorale, il Rosatellum, prevede circa 70 collegi plurinominali (nati dall’accorpamento dei collegi uninominali del maggioritario) ma non sono stati ancora disegnati.
In queste ore il Cdm è al lavoro sul decreto che dovrà poi passare per le Camere e infine varato. Solo dopo la definizione dei collegi potrà iniziare la raccolta delle firme.
E, se come vuole la vulgata, si andrà a votare a marzo, si capisce che al nuovo soggetto liberal-radicale resta ben poco tempo, forse un mese, a ridosso delle feste natalizie. “In un mese è impossibile”, è l’allarme di Bonino, per la quale – se la legge non verrà cambiata – il sistema si traduce in un “chi c’è c’è, chi non c’è non c’è. Il sistema è altamente preclusivo”.
Infine c’è il capitolo alleanze. E su questo Bonino fa una precisazione che, in sostanza, lascia mano libera ai capofila della lista e apre praterie verso il Pd: “La legge elettorale non prevede coalizioni ma apparentamenti”.
Vuol dire che il piano di discussione con gli altri partiti, in primis con il Partito Democratico, non dovrà ad ogni costo essere l’unità programmatica dei soggetti alleati visto che il Rosatellum “non prevede nè un programma comune nè un premier comune”. Anche perchè al momento è sui programmi che si misurano le maggiori differenze e Bonino non ne fa mistero: i temi economici, il Jobs Act, il tema dei diritti e dell’immigrazione, gli accordi con la Libia.
Certo, l’approvazione di Ius soli e biotestamento all’ultima curva di questa legislatura faciliterebbe un apparentamento immediato con il Pd. Ma sulle due leggi a bagnomaria in Parlamento i dem prendono tempo.
“Tutto è in fieri, e non si conoscono nemmeno le regole del gioco. Tutti sono in movimento e solo a noi si chiedono certezze granitiche”, ironizza Bonino che esclude alleanze, almeno per ora, per ‘aggirare’ il problema firme: o appoggiandosi a Scelta Civica, esentata in quanto già in Parlamento, o unendo gli sforzi con Campo Progressista, alle prese con lo stesso problema: non c’è “nessun ragionamento” con Pisapia, taglia corto Bonino.
Mentre Della Vedova spiega: “Non siamo alla ricerca di un’esenzione, ma di una agibilità democratica”. Riassumendo: nulla è precluso ma nulla è automatico, conclude Bonino.
(da “Huffingtonpost”)
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