L’AUTORITHY DENUNCIA: NON PUO’ ESSERE BERLUSCONI A FIRMARE UNA LEGGE CHE FAVORISCE SE STESSO
SEGNALAZIONE DELL’AUTORITA’ A FINI E SCHIFANI: E’ INOPPORTUNO ALLA LUCE DEL CONFLITTO DI INTERESSI… SENZA UNA PROROGA SAREBBE AUTOMATICA L’APERTURA DI UN’INCHIESTA A CARICO DEL PREMIER
Non può essere il Silvio Berlusconi premier a firmare la legge chiamata a decidere se il Silvio Berlusconi imprenditore possa estendere il suo impero mediatico con l’acquisto di altri giornali.
Sembra scontato, ma nell’Italia del Cavaliere serve uno specifico intervento dell’Antitrust per sancire un principio messo in discussione dal Milleproroghe approvato (con la fiducia) la scorsa settimana.
Colpa di un blitz della maggioranza che all’ultimo momento, nel decreto ha inserito la fine del divieto di acquisto di quotidiani da parte dei proprietari di televisioni in posizione dominante.
In una lettera inviata a Berlusconi e ai presidenti delle Camere Fini e Schifani l’Antitrust afferma che «attribuire al premier il potere di prorogare o no il divieto di incroci proprietari tra giornali e tv successivamente al 31 marzo 2011 è inopportuno».
La vicenda inizia al Senato, che aveva deciso di prolungare il divieto di incroci per due anni, andando incontro alla richiesta dell’Autorità per le comunicazioni (Agcom) giunta dopo un esposto del deputato del Pd Paolo Gentiloni.
Poi alla Camera il blitz della maggioranza: prima il divieto viene tagliato di un anno (fine 2011).
Poi arriva una nuova modifica – scritta a penna poco prima del voto in aula – secondo cui l’embargo scadadrà il prossimo 31 marzo.
Tra un mese.
Di più, si prevede che sarà proprio il premier Silvio Berlusconi a decidere se reintrodurre o meno il divieto.
Una scelta inaccettabile per l’Antitrust, per il quale «senza una modifica della norma, l’adozione o la mancata adozione dell’atto di proroga» porterebbe automaticamente all’apertura di un’inchiesta per «conflitto di interessi» a carico del Cavaliere per «verificare» se il suo «patrimonio» ne sia stato arricchito e l’eventuale «danno per l’interesse pubblico».
L’Antitrust, inoltre, ricorda che il 20 gennaio l’Agcom aveva richiesto di confermare il divieto «per tutelare il pluralismo dell’informazione».
«La segnalazione – commenta Gentiloni – è ineccepibile: qualsiasi cosa Berlusconi faccia in questa materia configurerebbe un conflitto di interessi perfino secondo la inutile legge Frattini».
Sulla stessa linea l’Idv e Futuro e libertà (Briguglio).
A questo punto servirà un atto collegiale del governo, e non unilaterale del premier, per decidere l’eventuale proroga al divieto.
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