RENZI METTE I BASTONI TRA LE RUOTE PER FAR SALTARE ACCORDO TRA PD E M5S
PD SPACCATO, LUNEDI’ LA CONTA IN DIREZIONE… SE QUESTO E’ UNO STATISTA CHE GUARDA ALL’INTERESSE DEL PAESE SIAMO ALLA FRUTTA… L’ITALIA IN BALIA DI TRE MEGALOMANI
No all’accordo con il M5s. E’ questa la linea che i renziani porteranno in direzione nazionale, organo che verrà convocato probabilmente lunedì prossimo.
Il segretario dimissionario del Pd, Matteo Renzi, oggi è nel suo studio a Palazzo Giustiniani. Era lì quando i quattro delegati del Pd, Maurizio Martina, Matteo Orfini, Andrea Marcucci e Graziano Delrio, hanno incontrato il presidente della Camera Roberto Fico, incaricato dal Quirinale di esplorare la possibilità di una maggioranza di governo nel perimetro Pd-M5s.
Renzi in prima persona ha deciso di non parlare in questi giorni. Manda avanti i suoi, compatti a dire di no. Il partito è spaccato. La direzione si annuncia come resa dei conti interna tra i renziani e i ‘dialoganti’, l’area che va da Dario Franceschini a Maurizio Martina, favorevoli invece ad aprire il tavolo del confronto con i pentastellati.
Del resto, la scelta di chiedere tempo a Fico e convocare la direzione è l’unica via d’uscita in mancanza di accordo interno.
Arriva a monte di discussioni interne funeste: i quattro delegati del Pd sono arrivati dal presidente della Camera senza una posizione comune. Eppure ne hanno discusso fino all’ultimo, in una riunione al Nazareno, finita poco prima del loro incontro con la seconda carica dello Stato, incontro iniziato alle 14.30 e durato circa 45 minuti. Addirittura non sono nemmeno arrivati insieme, che sarebbe cosa normale vista la breve passeggiata dal Nazareno a Montecitorio. Niente.
A quasi due mesi dal voto del 4 marzo, nel Pd si avvicina il momento cruciale: la conta in direzione tra due linee diverse.
I renziani tengono sul no. Che non vuol dire Aventino per sempre. Significa semplicemente che le condizioni per un accordo politico con il M5s non ci sono.
La posizione potrebbe scongelarsi solo di fronte ad un altro schema, un eventuale appello alla responsabilità da parte di Sergio Mattarella o una proposta di governo da parte dello stesso presidente della Repubblica. Potrebbe.
Intanto nell’incontro con Fico, i quattro Dem nemmeno sono arrivati al punto dolente, cioè la premiership di Luigi Di Maio, indigesta a tutti nel Pd.
Si sono fermati prima e hanno chiesto tempo: ma questo non vuol dire che i renziani si preparano a dire sì. Anzi.
Davanti ai giornalisti, nella sala di Montecitorio che ospitò chi aveva scelto l’Aventino contro il fascismo dopo l’omicidio Matteotti, Martina si mantiene sul vago.
“Abbiamo ricordato i nostri cento punti di programma elettorale, ma la direzione approfondirà un possibile percorso con il M5s”.
Un partito spaccato non può permettersi di più, se non rimandare la discussione alla sede deputata: cioè la direzione, l’organo che il 5 marzo scorso ha votato all’unanimità la linea dell’Aventino.
E per Martina è già una sconfitta il fatto di non aver potuto porre a Fico i tre punti di programma lanciati la scorsa settimana: allargare il reddito di inclusione, misure per le famiglie e per il lavoro.
No, per i renziani i punti restano cento, quelli del programma elettorale. Messa così, il confronto inizia in salita, ammesso che inizi.
Dice il capogruppo al Senato Marcucci: “Se il mandato sarà quello di verificare le carte del M5s, saranno i 100 punti del programma del Pd a stabilire le basi di partenza della discussione”.
Tradotto: “Partiamo da distanze molto marcate​ proprio sui temi, oltre che sul concetto della democrazia. A meno che i Cinque stelle non cambino idea sul jobs act, sugli 80 euro, sulle riforme, i punti di contatto sono pochi e superficiali”.
“Non trovo un solo punto di contatto tra noi e loro, abbiamo programmi incompatibili a partire da lavoro, scuola e salute. Troppe cose ci dividono, le distanze sono incolmabili”, dice Alessia Morani, deputata renziana del Pd che stamane alla buvette, di fronte agli occhi increduli dei presenti, si è imbattuta in una discussione accesa con Francesco Boccia, deputato dell’area Emiliano, favorevole al dialogo con il M5s fin dalla notte della debacle elettorale.
Insomma, il Pd si avvia alla conta finale. I renziani sono convinti di avere ancora la maggioranza in direzione.
Il mandato di Fico si avvia al fallimento.
(da “Huffingtonpost”)
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