“IL NOSTRO TEMPO E’ ADESSO, LA VITA NON ASPETTA”: LA CARICA DEI PRECARI E’ LA GIOVENTU’ ITALIANA DELLA SPERANZA
PER UN PAESE CHE INVESTA SULLA RICERCA E SULLE GIOVANI GENERAZIONI INVECE CHE MORTIFICARNE LE COMPETENZE E LA VOGLIA DI LOTTARE PER IL NOSTRO PAESE… BERLUSCONI UMILIA I GIOVANI, RACCONTA BARZELLETTE OSCENE CHE FANNO RIDERE SOLO I SUOI DEBOSCIATI COMPAGNI DI MERENDE E CONSIGLIA LORO DI TROVARE UN FIDANZATO RICCO… SONO GIOVANI E INCAZZATI? HANNO RAGIONE
Questa volta i «bamboccioni» fanno sul serio.
Gli eterni giovani, senza diritti nè certezze lavorative, scendono in piazza per lanciare alla politica un messaggio forte e chiaro: «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta».
È questo lo slogan — e il nome del comitato promotore — della manifestazione che oggi mobilita l’Italia intera.
Quella dei precari, dei disoccupati, il popolo delle partite Iva, gli studenti, gli stagisti, i ricercatori, i free lance che sfilano per le strade di Roma e di un’altra trentina di città italiane (e non solo), per riprendersi il presente, ancor prima del futuro, ed il Paese, partendo dal lavoro.
Sono laureati e arrabbiati. Sono giovani e incazzati.
Per questo oggi sono in piazza in tutta Italia per affermare il proprio diritto a non vivere per tutta la vita la condizione di “fantasmi” del lavoro: “vogliamo far sentire la nostra voce e raccontare chi siamo, perchè vogliamo un altro paese, un paese che investa sulla ricerca e sulle giovani generazioni invece di relegarle ai margini del sistema produttivo, mortificandone le competenze e cancellando ogni possibilità di realizzazione personale».
Sono «oltre 2 milione i Neet in Italia, ovvero i giovani che non studiano non lavorano e non si formano; sfiora il 30% la disoccupazione giovanile», sottolinea Salvo Barrano, archeologo free lance, tra i 14 promotori della manifestazione.
A Roma è in programma l’evento principale con una street parade rumorosa e colorata in vero «Torretta Style». «Vogliamo essere ironici e dissacranti: siamo tutti giovani, studenti, precari, non precari e cittadini. L’unica cosa che non vogliamo sono le bandiere di partito» spiega Luca De Zolt, organizzatore dell’evento romano
Al fianco dei giovani, senza se e senza ma, si schiera la Cei: «Il precariato lavorativo sia solo una fase transitoria», ammonisce il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, per aprire le porte ad un lavoro «a tempo indeterminato» e «dare anche la possibilità di un futuro, di un progetto di vita».
I precari accusano il governo «che ha deciso di sacrificare una o più generazioni sull’altare degli interessi di qualcuno, della rendita e della speculazione».
E chiedono al premier Silvio Berlusconi di «farsi da parte»: «Non ha affrontato la crisi — dicono – ci ha umiliati e trascinati in un baratro di povertà e disoccupazione».
I precari, chiedono un Paese diverso che «permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare» e che, quindi, «investa sulla ricerca e sulle giovani generazioni, invece di relegarle ai margini del sistema produttivo, mortificandone le competenze e cancellando ogni possibilità di realizzazione personale».
Una mobilitazione insomma per denunciare le condizioni di lavoro, e di vita, di una grande fetta di giovani italiani.
Mobilitazione che assume anche una connotazione particolare, dato che ieri Berlusconi ha messo in atto il suo ennesimo show davanti ai giovani laureati parlando di “opportunità ” senza indicare poi i mezzi e gli strumenti: «Davvero Berlusconi pensa — risponde il comitato – che i suoi successi personali siano da prendere ad esempio per i giovani italiani? Gli chiediamo di sollevarci dalla sua presenza….
È davvero raggelante, in effetti, guardare in successione le storie sul lavoro che i ragazzi raccontano e le battute dispensate dal presidente del Consiglio a una platea di neolaureati.
Che nemmeno ridevano.
“È lui ad umiliare i giovani e il Paese, per l’assoluta incapacità di fronteggiare la crisi economica gli chiediamo di farsi da parte”.
E una destra vera, sociale e popolare, nazionale e solidale, oggi sa con chi stare: con la gioventù italiana della speranza e del merito, non con i vecchi puttanieri della politica.
Leave a Reply