LA DOSE DI DISTRAZIONE DI MASSA: PER FAR DIMENTICARE GLI SCANDALI SALVINI VUOL FAR CHIUDERE I NEGOZI CHE VENDONO LEGALMENTE LA CANNABIS LIGHT E CREARE 10.000 DISOCCUPATI
VUOLE SPACCIARE QUESTI PRODOTTI COME DROGA, SOLO QUALCHE VECCHIO RINCOGLIONITO E IGNORANTE PUO’ CASCARCI
La Cannabis Light, piaccia o no, è legale. Lo ha ribadito qualche tempo fa anche la ministra della Salute Giulia Grillo spiegando in un’intervista alla Stampa che «non c’è alcuna emergenza che giustifichi» il divieto di vendita e che tra le priorità del governo al momento «non c’è la chiusura dei canapa shop, caso mai una loro regolamentazione».
Questo è quello che diceva la ministra a giugno dello scorso anno. Oggi Salvini, dopo aver incassato la revoca di Armando Siri a sottosegretario ai Trasporti da parte di Giuseppe Conte se ne è uscito con una brillante idea delle sue: chiudere i negozi di canapa light.
«Da domani stesso darò indicazione a tutti i responsabili della pubblica sicurezza delle forze dell’ordine di andare a controllare uno per uno, con l’obiettivo di chiuderli tutti i presunti negozi turistici di cannabis, che per quanto mi riguarda vanno sigillati perchè sono un incentivo all’uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti».
Lo ha annunciato oggi Salvini durante una conferenza stampa al Viminale assieme al ministro della Famiglia Lorenzo Fontana.
«Identico approccio avrò per tutte le iniziative di feste delle cannabis in giro per l’Italia — ha aggiunto — l’ultimo scempio è avvenuto nella mia Milano, so che ci sono iniziative in programma a Pisa e a Torino. Chiederò che siano vietate tutte. Proibite tutte. Sigillate tutte. Lo Stato spacciatore non è lo Stato di cui faccio il ministro».
Dimenticando che lo Stato spacciatore lucra sulle sigarette e lo Stato biscazziere sul gioco d’azzardo.
Salvini dice che non vuole aspettare la sentenza delle Cassazioni riunite sulla cannabis light. Ma non dice che si dovrà andare alle sezioni riunite della Cassazione perchè a febbraio scorso la sesta sezione della Corte di Cassazione — discostandosi va detto da un precedente orientamento della Suprema Corte — ha emanato una sentenza che considera lecita la commercializzazione di Cannabis Light.
La sentenza era arrivata in seguito al ricorso di un titolare di un negozio che era stato chiuso (e la merce sequestrata).
La Cassazione ha rilevato che visto che la coltivazione della Cannabis light (vale a dire con un contenuto di THC inferiore allo 0,6%) è legale — in base alla legge 242 del dicembre 2016 — è legale anche la sua commercializzazione.
Non ci sono quindi i presupposti per sequestrare della merce che è coltivata legalmente. Ma del resto Salvini ha già dimostrato in passato, si vedano le dichiarazioni sui “porti chiusi” e le direttive ministeriali annesse, che è più semplice e conveniente fare annunci che impegnarsi a modificare la legge, a integrare le tabelle delle sostanze lecite e illecite in accordo con AIFA e Ministero della Salute o a regolamentare il settore.
Curiosamente Salvini ha detto che in quanto ministro non ha tempo per aspettare i tempi della giustizia «esercito i poteri del ministro dell’Interno»; eppure quando si tratta di decidere se cacciare Siri dal governo i leghisti si sgolano a spiegare che l’ex sottosegretario “è solo indagato” e che bisogna
aspettare la sentenza.
Prudenza vorrebbe, onde evitare di perdere una miriade di ricorsi (ma tanto pagano i cittadini) di attendere il nuovo pronunciamento della Cassazione. Ma Salvini non ha tempo, ci sono le elezioni europee e deve far vedere che sta facendo qualcosa contro la droga. Anche perchè mettersi a parlare di droga sotto le elezioni nuoce gravemente alla propaganda. Meglio invece chiudere tutto, subito. E così dopo le perquisizioni nelle aule scolastiche tocca ai negozi di Cannabis light.
Qualcuno potrebbe dire che in fondo ci sono droghe ben più pericolose, frutto di una catena di traffici illegali in mano alla ‘Ndrangheta e alla criminalità organizzata. Ma sono dettagli.
La spinta securitaria salviniana però potrebbe avere un effetto controproducente. Perchè questo significa costringere alla chiusura centinaia (Salvini dice mille) esercizi commerciali che operano in tutto il Paese (e non risolvere il problema della coltivazione della cannabis light che rimarrebbe in ogni caso legale ed è legale in Europa).
Si tratta di un giro d’affari non di poco conto visto che nel 2017 — a pochi mesi dall’approvazione della legge — era stato calcolato valesse 44 milioni di euro l’anno e circa un migliaio di posti di lavoro. Ad agosto dello scorso anno Coldiretti parlava di un boom del settore che era passato 950 ettari coltivati nel 2013 a 5mila, con la Lombardia è la prima regione con 152 ettari e le aziende attive in totale sono circa un migliaio.
Potenzialmente la coltivazione della cannabis in Italia potrebbe generare un giro d’affari da 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro.
(da “NextQuotidiano”)
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