IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA SI DIMENTICA DI PAGARE LE COMUNITA’ DI RECUPERO PER TOSSICODIPENDENTI…
MANTENERE UN DETENUTO IN CELLA ALLO STATO COSTA 219 EURO AL GIORNO… SE UN TOSSICODIPENDENTE VIENE OSPITATO IN UNA COMUNITA’ DI RECUPERO LO STATO PAGA SOLO 30 EURO AL GIORNO… MA IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA E’ IN RITARDO DI ANNI NEI PAGAMENTI… E TANTE COMUNITA’ SONO SULL’ORLO DEL COLLASSO
Il mondo delle Comunità di recupero dei tossicodipendenti è in subbuglio da tempo, i sacrifici di tanti operatori del settore rischiano di essere vanificati dal solito apparato menefreghistico-burocratico in cui sta annegando il nostro Paese.
Abbiamo politici che sgomitano per rivendicare davanti ai microfoni dei media vittoriose “campagne di Russia” su temi ai quali i cittadini non importa una mazza, burocrati pagati fior di centinaia di migliaia di euro per “razionalizzare” la Pubblica Amministrazione, segugi sguinzagliati per scovare i fannulloni nascosti in archivio, ma nessuno che predisponga dei mandati di pagamento dovuti da anni e autorizzi i relativi bonifici.
Una denuncia in tal senso arriva in questi giorni da don Chino Pezzoli, fondatore della Comunità Promozione Umana, una delle più radicate e strutturate Comunità di recupero per tossicodipendenti, che da oltre due anni attende che il Ministero della Giustizia paghi quanto gli spetta per aver sfamato, curato e restituito alla società una trentina di detenuti.
Don Chino avverte che così sarà costretto a non poter più ospitare carcerati agli arresti domiciliari perchè non è in grado di assorbire altri costi senza avere le garanzie di una copertura.
Eppure lo Stato, oltre che il dovere morale, avrebbe tutto l’interesse a mantenere le promesse. Pensate che un detenuto in cella costa allo Stato 80.000 euro l’anno, pari a 219 euro al giorno. Se il detenuto con problemi di tossicodipendenza viene invece ospitato in una Comunità di recupero lo Stato spende appena 30 euro al giorno, ovvero un settimo della spesa carceraria.
Solo un demente non capirebbe il vantaggio che ne deriverebbe per le casse statali… ebbene riusciamo pure a non saldare i conti con queste Comunità che si sostituiscono a strutture pubbliche inesistenti.
Che abbiano da fare di così importante al Ministero della Giustizia da non avere tempo di emettere qualche decina di bonifici non ci è dato sapere.
O sono tutti presi a studiare il lodo Alfano sulle immunità alle 4 più alte cariche dello Stato, o sono a contare il numero di detenuti per cella che tra un po’ escono dal finestrino sfondando le inferriate, visto che di costruire carceri nuove non se ne parla o diranno che non ci sono fondi.
A parte che questa storia che non c’è mai un euro per nulla ci sta stancando: che ci siete andati a fare al Governo? Per gestire l’accattonaggio?
Potevate lasciarci Prodi allora, che se si metteva a un semaforo con la spugna per lavare i finestrini magari impietosiva qualcuno e rimediava qualche centesimo.
Ma sono i marchingegni della burocrazia statale e regionale che ci lasciano allibiti. La Regione Lombardia stanzia un budget di contributi ad es. per queste Comunità di recupero.
Piuttosto che niente, fa sempre riferimento al numero di ospiti dell’anno precedente per quantificare il contributo. Nel caso della Comunità di don Chino Pezzoli in un anno c’e stato un incremento di ospiti di ben il 40%, ma i soldi per mantenerli saranno solo riferiti ai dati dell’anno prima…
Come se per mangiare uno potesse ridurre la spesa del 40% rispetto alle esigenze delle bocche da sfamare.
Ma Brunetta o Alfano perchè non creano uno staff di ispettori che girino l’Italia e verifichino dal vivo tante realtà , invece che suonare chi la tromba e chi il trombone chiusi negli uffici?
C’e’ la volontà politica di affrontare seriamente i problemi o dobbiamo dividerci tra chi prende per i fondelli e chi ne viene preso in eterno?
Nel caso della Comunità di don Chino siamo di fronte a una struttura operante da 25 anni in cui sono passati 15mila tossicodipendenti; attualmente gli ospiti sono 500, divisi nei centri di ascolto di San Giuliano Milanese, Sassari, Roma, Torino e Trento.
Stiamo parlando di una Comunità dove l’80% dei tossici arriva alla fine del percorso con il pieno recupero alla vita, attraverso il reinserimento presso la Cooperativa “Alle Cascine” che gestisce alcuni centri commerciali, in cui questi ragazzi si responsabilizzano .
Una struttura dove vi sono 50 tra psicologi, educatori e medici specialisti. E come questa, vi sono altre decine di Comunità che coprono le assenze dello Stato. Per questo il minimo che lo Stato possa fare ( dopo essersi vergognato), è garantire la sopravvivenza di queste Comunità , pagando il pattuito in tempi brevi.
Semmai al Ministero vendetevi qualche decina di auto blu e prendetevi la metropolitana. Non morirebbe nessuno, statene certi…
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