L’OSTRUZIONISMO DEI SOVRANISTI FINLANDESI STA BLOCCANDO LA DISTRIBUZIONE DEI FONDI
SERVE LA RATIFICA DI TUTTI I PARLAMENTI UE, MANCANO ANCORA ANCHE UNGHERIA, POLONIA, AUSTRIA, ROMANIA E PAESI BASSI
L’ultima minaccia al Recovery Fund si chiama Cappuccetto Rosso e viene da Helsinki. Dall’inizio di questa settimana la confusione regna sovrana all’interno del Parlamento finlandese chiamato a ratificare il fondo di recupero Ue da 750 miliardi per contrastare il crollo economico causato dalla pandemia.
La discussione sarebbe dovuta terminare mercoledì ma l’ostruzionismo dell’opposizione, e in particolare della destra dei Veri Finlandesi, ha ritardato il dibattito: l’ultima sessione della plenaria si è dilungata per 20 ore di fila, iniziata mercoledì sera e terminata giovedì mattina.
Tra varie interruzioni, riunioni del Comitato di diritto costituzionale e proteste, sono stati ascoltati più di 150 interventi, portati avanti soprattutto dalla destra euroscettica.
I deputati del partito di opposizione Veri finlandesi, contrari ovviamente al Fondo Ue, hanno fatto ricorso a ostruzionismo e tecniche dilatorie, compresa la lettura di lunghi estratti dalle fiabe come Cappuccetto Rosso (come ha fatto il parlamentare Sheikki Laakso) e da testi di inni liturgici, come riferisce l’emittente “Yle”.
Il presidente del Parlamento, Anu Vehvilainen,ha annunciato la sospensione già ieri ma oggi altri contrasti sulle procedure parlamentari da seguire hanno di nuovo fatto slittare l’aula.
Gli equilibri parlamentari sono abbastanza precari. Per dare il via libera al Recovery in Finlandia servirà la maggioranza dei due terzi dell’aula, per motivi costituzionali. Le cinque forze politiche al Governo da sole non hanno i numeri (117 su 200) e si aspettano il contributo dei partiti di opposizione.
Sicuramente non ci sarà la disponibilità del Finns party, ma chi nei giorni scorsi ha aperto al Governo guidato dalla socialdemocratica Sanna Marin è il Partito di Coailzione Nazionale di centrodestra.
Dopo diversi negoziati sia con le forze di maggioranza sia soprattutto con funzionari e rappresentanti politici di Bruxelles, il leader del partito Petteri Orpol ha lasciato libertà di voto, consapevole tuttavia che all’interno del suo gruppo parlamentare ci sono molti favorevoli ma pure molti contrari al fondo Ue .
Dopo il via libera arrivato ieri da Estonia e Irlanda, sono al momento sei gli Stati che ancora devono ratificare la legge nazionale per far partire il Recovery.
Sono l’Austria, la Polonia, i Paesi Bassi, la Romania e l’Ungheria, oltre naturalmente alla Finlandia.
A loro ieri il Commissario Ue al Bilancio Johannes Hahn ha lanciato l’appello per “accelerare il processo per iniziare in tempo con l’attuazione di Next Generation Eu che fornirà i soldi tanto necessari per la ripresa dell’Europa”.
I timori maggiori arrivano però da Helsinki, non tanto per una mancata approvazione della legge che consentirà alla Commissione Europea di indebitarsi sui mercati per finanziare il fondo, quanto per una sua approvazione in ritardo.
Di tempo ne è rimasto poco: serve che il via libera da parte dei Parlamenti nazionali di tutti i Ventisette Paesi Ue arrivi entro fine maggio per non far slittare di un mese l’erogazione della prima tranche di sussidi ai Paesi che li aspettano con ansia, Italia in testa.
Pochi giorni fa la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ricordato come tutto dipenda “dal mese in cui gli Stati ratificano, noi possiamo andare sui mercati il mese successivo. Se ratificano il 2 giugno, ad esempio, possiamo andare a luglio”.
Il Finns Party non pare intenzionato a desistere nel suo ostruzionismo anche per ragioni politiche dal momento che a breve, il 13 giugno, si terranno le elezioni comunali e il partito euroscettico, tra i favoriti, vuole capitalizzare il suo peso politico.
Ma che la situazione in Finlandia non sia da prendere sotto gamba lo dimostra anche l’inversione a U di due giorni fa del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Parlando in audizione al Parlamento Europeo lunedì scorso, il commissario lettone ha condiviso la disponibilità del collega italiano Paolo Gentiloni ad aprire una riflessione, in futuro, per rendere il Recovery uno strumento permanente dell’Ue: ”È prematuro aprire un dibattito ora, ma più successo avremo nella sua implementazione, più spazio ci sarà per una discussione su uno strumento permanente di natura simile”, aveva detto Dombrovskis agli eurodeputati.
Parole che hanno fatto saltare sullo scranno buona parte dei parlamentari finlandesi che a fatica hanno digerito l’attuale strumento, nato per far fronte solo e soltanto alla pandemia. Non è un caso quindi che, nemmeno 24 ore dopo, il vicepresidente lettone della Commissione sia tornato sui suoi passi e lo abbia fatto ricorrendo alla lingua finlandese su twitter: “Per la Commissione europea è chiaro che il programma Next Generation EU è uno strumento una tantum, non ricorrente e strettamente limitato nel tempo” e rappresenta “la nostra occasione per riprenderci da questa crisi eccezionale”. Tweet subito rilanciato dall’account finlandese di Bruxelles.
(da agenzie)
Leave a Reply