ITALIA PRIMA PER EVASIONE FISCALE IN EUROPA
L’OSTACOLO A UNA REPRESSIONE DELL’EVASIONE NON E’ TECNICO, MA POLITICO: CI SONO PARTITI CHE DIFENDONO GLI EVASORI E SFORNANO CONDONI
Il fenomeno dell’evasione fiscale è di vecchia data e presente, con intensità notevolmente diversa, in tutti i paesi membri dell’Ue.
Con riferimento all’anno 2014 Konrad Raczkowski (Università di Scienze sociali, Varsavia), aveva pubblicato un stima dell’evasione fiscale (in percentuale del Pil) nei diversi paesi membri nella quale l’Italia figurava detenere il poco invidiabile primato, con una stima di evasione pari al 13,8%, la Spagna presentava il 10,8%, Francia e Germania rispettivamente il 6,6 e il 6,3% e il Regno Unto il 3,3% e il Lussemburgo soltanto l’1,6%, la più bassa stima di evasione in tutta l’Ue.
Per l’anno 2015 sono oggi disponibili stime, paragonabili alle precedenti, elaborate da Richard Murphy (City University London) per conto del Parlamento europeo .
Ecco i dati che si confrontano a quelli indicati con riferimento al 2014: Italia 11,6% (pari a 190,9 miliardi di euro), Spagna 5,6% (60 miliardi), Francia e Germania rispettivamente 5,4% e 4,1% (117,9 e 125,1 miliardi), Regno Unito 3,4% (87,5 miliardi) e Lussemburgo 3,1% (1,6 miliardi).
L’Italia conserva la posizione di primo evasore d’Europa, sebbene la misura dell’evasione appaia diminuita di 2,2 punti percentuali.
Per l’anno 2015, nella ricerca effettuata per conto del Parlamento europeo, Murphy ha prodotto anche stime dell’evasione limitate alla sola IVA (imposta sul valore aggiunto); con riferimento ai paesi membri già considerati, abbiamo le seguenti stime percentuali di evasione rispetto al dovuto: Italia 25,78 %, Spagna 3,52%, Francia 11,71%, Germania 9,56%, Regno Unito 10,88%, Lussemburgo 5,56%.
Si tratta evidentemente di stime non confrontabili con le precedenti, in quanto riferite a due diversi indicatori dell’evasione fiscale, stime però sufficienti a confermare la rilevanza generale del fenomeno e la sua particolare gravità nel caso dell’Italia.
Per quanto riguarda l’Italia, tra le due stime considerate di elaborazione non italiana, soltanto quella di Murphy per l’anno 2015 ci permette di conoscere una somma in valore anziché in percentuale del Pil – precisamente 190 miliardi di euro – senza rischiare di mescolare dati non omogenei riguardo alla fonte.
Con riferimento all’anno 2014, la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva (anno 2018) del nostro Ministero dell’economia e delle finanze stima un’evasione complessiva (entrate tributarie e contributive) di 113 miliardi, decisamente più contenta di quella di Murphy per il 2015.
Con riferimento al più recente biennio 2017-2018 la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva (Commissione Giovannini) segnala una significativa riduzione dell’evasione sull’IVA, rispettivamente 36,8 e 33.3 miliardi di euro. Con riferimento a questa imposta, una efficace attività di contenimento dell’evasione è dunque in atto.
La necessità di procedere con decisione in tutte le direzioni del contrasto all’evasione fiscale, comprese quelle più difficili da percorrere rimane comunque molto chiara, con l’obiettivo di consentire al bilancio pubblico di svolgere un ruolo molto più efficace di quanto sia stato nel primo ventennio di questo secolo.
Da una recente audizione al Senato del Direttore dell’Agenzia delle entrate Avv. Ernesto Maria Ruffini , apprendiamo che attualmente l’Agenzia delle entrate, attraverso un paziente e poco noto lavoro di programmazione organizzativa, ha da tempo intrapreso un percorso di aggiornamento e potenziamento della propria capacità operativa.
Dall’audizione si evince che l’Agenzia può già accedere in modo autonomo al Catasto della proprietà immobiliare, alla situazione dei conti correnti bancari, alla conoscenza delle diverse forme di ricchezza finanziaria in titoli quotati, all’informazione relativa ai debiti verso istituzioni finanziarie contratti per l’acquisto di immobili, ai dati relativi alla proprietà degli autoveicoli, ai dati del grande deposito della fatturazione elettronica.
Rimangono sempre i problemi connessi alla “schermatura” di proprietà registrate sotto nomi di copertura, rimangono aperti alcuni problemi relativi alla proprietà di valori mobiliari e immobiliari detenuti all’estero (nei casi di proprietà all’estero, l’individuazione delle coperture è evidentemente difficoltosa), ma una grande parte delle informazioni necessarie a conoscere l’entità patrimoniale dei contribuenti italiani sono già disponibili all’Agenzia delle entrate che ha il compito di reprimere l’evasione fiscale.
Quale è dunque l’ostacolo che ancora si frappone a una drastica repressione dell’evasione?
Il contrasto all’evasione fiscale, come è noto, avviene anche attraverso la limitazione all’uso del contante. Il ricorso alle carte e agli strumenti elettronici ovviamente permette la tracciabilità dei pagamenti ed è avversato dalle categorie che maggiormente praticano la non fatturazione o la riduzione del suo importo.
Le norme intese a ridurre l’uso del contante vengono spesso contrastate con argomenti speciosi, non esclusa l’asserita convinzione, in alcuni settori della società, che “non si debba infierire sulle categorie produttive più deboli”.
(Presentato all’Accademia Nazionale dei Lincei il 14 maggio 2021)
(da agenzie)
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