LA GUERRA DELLA COMUNICAZIONE TRA CONTE E DI MAIO
PER CONTE LA CURA CASALINO MENTRE DI MAIO SI AFFIDA A MARICI
Una battaglia a colpi di spin, condotta dietro le quinte. Con lo scopo di orientare la comunicazione attraverso veline e “retroscena” costruiti ad hoc da far raccontare sui giornali.
Dietro il grande scontro nel Movimento 5 stelle tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio ci sono i consiglieri di comunicazione, una sfida tra personalità diverse. Ma unite nell’ambizione di emergere.
«A volte sembra che le liti tra i due siano innescate più dagli staff che dalle distanze politiche», spiegava una fonte interna che conosce la struttura del M5s.
L’ex presidente del Consiglio conta sempre sull’inseparabile Rocco Casalino, suo stratega fin dall’approdo a Palazzo Chigi. Il ministro degli Esteri ha come portavoce Giuseppe, “Peppe”, Marici, che da qualche mese ha sostituito Augusto Rubei, passato nella comunicazione di Leonardo.
In mezzo c’è una schiera di comunicatori che gravitano nel corpaccione dello staff pentastellato. Suddiviso tra gli uffici di Camera e Senato.
La corazzata di Rocco Casalino
Nel duello il volto più noto resta quello di Casalino. Di lui si conosce tutto, dai trascorsi al Grande Fratello fino alla scalata di ruoli nel Movimento. Checché se ne dica, è l’uomo più ascoltato da Conte. Suggerisce la strategia, indica la rotta. Si mormora che dietro l’annuncio della “donna presidente”, nelle ore più infuocate della trattativa per il Quirinale, sia stata sua l’idea di spedire Conte a intestarsi la candidatura femminile, che portava a Elisabetta Belloni.
La miccia che ha fatto esplodere il caos politico con Di Maio, che con una nota ha bruciato il nome della direttrice del Dis. Vai a capire se in questo gioco di spin, sia una cattiveria o una realtà. Un fatto è però certo: Casalino non ha mutato lo stile “rumoroso”, appariscente della sua comunicazione, che tanti mal di pancia provoca negli interlocutori. Lo si vede nelle mosse di Conte, nel modo di approcciarsi ai media.
Alle spalle dell’ex presidente del Consiglio, il portavoce si muove come un cingolato. Nei giorni di scontro con Di Maio, ha veicolato diversi “spin”, veline al veleno verso il numero uno della Farnesina. È storia nota che quando non gradisce qualche articolo, si faccia sentire con messaggini o telefonate ai diretti interessati, se non addirittura ai vertici dei giornali.
Lo stile felpato e istituzionale di Giuseppe Marici
Marici è l’esatto opposto di Casalino. Pacato nei toni, felpato, sembra il perfetto alter ego del “nuovo” Di Maio versione istituzionale. Marici, da poco convolato a nozze con la sottosegretaria al Mef Laura Castelli, ha raccolto l’eredità di Rubei, primo ideologo della svolta moderata del ministro degli Esteri.
Per mesi Rubei è stato al suo fianco, ne ha studiato le mosse, curando principalmente il lavoro da ufficio stampa. Era addetto a diffondere gli appuntamenti sul broadcast di Whatsapp e pubblicare le note. Ha appreso l’arte del portavoce che diventa spin doctor. A differenza di Rubei, Marici è meno fumantino, veicola le informazioni con pochi mirati spifferi. Non inonda le redazioni con fiumi di veline, indica i desiderata di Di Maio, rispondendo colpo su colpo a Casalino, in maniera stringata.
Il resto viene affidato ai dimaiani, i fedelissimi del ministro. Una strategia che gli ha garantito la piena fiducia di Di Maio che non ha mai avuto rimpianto per la partenza di Rubei.
Le sponde alla Farnesina sono Fulgione e Dettori
Ma la comunicazione dei 5 stelle è un magma in movimento, nel vero senso della parola. I più attenti hanno notato la conversione casaliniana degli staff comunicativi di Camera e Senato.
Al ritorno di “Rocco” in Parlamento, dopo il periodo sabbatico speso per la promozione del suo libro, era stato accolto con ostilità. E la conseguente promessa di un fuoco di fila. «Curerà solo i rapporti con le tv e la preparazione delle ospitate», garantiva chi era nella struttura, rivendicando e promettendo la difesa dell’indipendenza. Dopo pochi mesi, la situazione è cambiata: l’allineamento è diventato totale.
Nel corso della battaglia, la filiera della comunicazione di Casalino ha potuto contare sugli staff in Parlamento, mentre Marici ha dovuto fare leva sulla cerchia della Farnesina. Le sue sponde sono Pietro Dettori, uno dei primi consulenti di Beppe Grillo, e ancora di più con Teodoro Fulgione, una lunga carriera da giornalista Ansa e poi portavoce di Virginia Raggi negli anni al Campidoglio. Una war room comunque ristretta in confronto alle truppe a disposizione di Casalino.
(da tag43.it)
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