MACRON PUNTA AL CAMPO LARGO, UN PARTITO DOVE CONVIVANO MODERATI DI CENTRO E SINISTRA LIBERALE
COME PREMIER VORREBBE UNA DONNA, POSSIBILMENTE UN SINDACO. IL NOME CHE CIRCOLA È QUELLO DI CAROLINE CAYEUX, PRIMA CITTADINA DI BEAUVAIS
Il più è fatto: Emmanuel Macron si è assicurato altri 5 anni all’Eliseo. Ma quello che è emerso dalle urne è un Paese politicamente in macerie, dove i partiti tradizionali sono scomparsi: fagocitati dai tre grandi blocchi emersi da queste elezioni.
I centristi di Lrem, appunto, che hanno preso il voto delle città e della popolazione adulta e media. La destra sovranista di Marine Le Pen forte in provincia e fra i ceti bassi. E la sinistra populista di Jean-Luc Mélenchon capace di pescare fra i giovani e nelle periferie.
Con le elezioni politiche alle porte, il voto di giugno per rinnovare la maggioranza all’Assemblea Nazionale, si pone però il problema di come trovare una maggioranza per governare fino al 2027
Ebbene, il presidente appena rieletto potrebbe aver svelato il suo piano ai francesi già due settimane fa: quando nel corso del discorso pronunciato al Parc des Expositions subito dopo i risultati del primo turno, ha annunciato l’intenzione di creare «un grande movimento politico di unità e di azione che lavori per il bene del Paese».
Ma, nota il quotidiano Libération, quella frase in buona parte sfuggita al grande pubblico ha subito messo in subbuglio gli ambienti politici francesi. Con parte dei macronisti che già la interpreta come volontà di trasformare il movimento in un partito, magari con caratteristiche simili a quello democratico americano: capace di coagulare le aspirazioni della sinistra liberale, accogliendo sia pulsioni conservatrici che socialdemocratiche.
Peccato, svela il settimanale L’Express, che l’idea di partito convince poco proprio chi dovrebbe aderire: Bayrou e pure Édouard Philippe, l’ex premier oggi a capo di Horizons. Perplesso sarebbe pure il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, convinto che la nascita di un partito unico finirebbe per rafforzare la retorica dei populisti avvantaggiandoli alle prossime elezioni. Meglio una federazione: unita da un contratto di governo, garantito da un premier scelto a maggioranza.
Macron è al lavoro, e il lavoro non è poco: comporre un nuovo governo possibilmente entro il primo maggio, condurre la battaglia per le elezioni legislative del 12-19 giugno che dovranno dargli una (non facile né scontata) maggioranza parlamentare per governare, e soprattutto dare prova di quella inventiva di quella necessità di reinventarsi, trovare quel segno di discontinuità che ha promesso già prima del ballottaggio di domenica, quando era chiaro che a portarlo all’Eliseo sarebbero stati molti francesi ostili a lui e al suo programma, ma pronti a compiere il loro dovere repubblicano di sbarrare il passo all’estrema destra di Le Pen.
Il primo compito è ora trovare un nome per sostituire Jean Castex alla guida del governo. Occorre un esecutivo che dia subito un segno di andare nella giusta direzione (cambiamento e presa in considerazione anche delle aspirazioni più sociali ed ecologiste di parte dell’elettorato che lo ha votato), ma anche un (o una) premier locomotiva in grado di condurre la battaglia per le legislative.
Circolano tanti nomi (dalla ministra del Lavoro Elisabeth Borne al ministro dell’Agricoltura e suo fedelissimo Julien Denormandie) ma come ha insegnato finora, Macron ha una certa allergia ai nomi che circolano e difficilmente sono quelli che poi tirerà fuori dal cappello.
Più possibile che il presidente volga lo sguardo verso qualche sindaco o, meglio ancora, sindaca. I politici sul campo, preferibilmente non parigini (come Castex d’altra parte), abituati a risolvere i problemi e al contatto con i cittadini, sono quelli che potrebbero avere i migliori requisiti.
Il profilo di Caroline Cayeux, sindaca di Beauvais, potrebbe corrispondere. Lei non smentisce del tutto, si limita a un frequente: «Io lavoro per Beauvais». Il nuovo governo potrebbe debuttare già il primo maggio. Solo 4 o cinque ministri sono più o meno sicuri di restare (tra questi Darmanin, ora agli Interni, o Le Maire all’Economia). Tra le prime mosse del Macron bis, ci sarà una visita a soldati francesi feriti e «una visita a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco», per dimostrare «l’importanza della relazione franco-tedesca», soprattutto in questo semestre di presidenza francese della Ue.
Una sorpresa potrebbe essere la scelta di un personaggio del mondo antico, come il centrista François Bayrou, leader del Modem e partner della prima ora dell’avventura macroniana.
In un’intervista al Figaro, lo stesso Bayrou ha dichiarato che «la preoccupazione profonda espressa dalla società francese esige una sensibilità, una visione, un entusiasmo, una capacità di allenamento politico».
(da agenzie)
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