LA SCONFITTA DI MARINE LE PEN È L’ENNESIMA BATOSTA PER SALVINI: FINO ALL’ULTIMO HA APPOGGIATO LA ZARINA SOVRANISTA, A DIFFERENZA DELLA MELONI
L’ESITO DELLE ELEZIONI FRANCESI È UN OSTACOLO AL GRUPPO UNICO DEI SOVRANISTI AL PARLAMENTO EUROPEO, A CUI SI OPPONGONO GLI INFLUENTI POLACCHI DEL PIS, NON RESTA CHE SPERARE NEI POPOLARI
Ha indossato la maglietta di Putin e poi la mascherina di Trump, ha sostenuto fino all’ultimo Marine Le Pen e con lei si è congratulato per l’onorevole sconfitta: «Avanti insieme».
Le incursioni oltre frontiera di Matteo Salvini non sono state finora particolarmente fortunate. Ma il capo del Carroccio resta nel recinto di una destra sovranista e populista che i suoi alleati italiani hanno abbandonato.
Giorgia Meloni, capocantiere di un nuovo partito conservatore che mira ad affrancarsi dagli estremismi, ha detto per tempo che Le Pen non la rappresenta. Silvio Berlusconi non ha mai fatto mistero che tifava per Macron e infatti i suoi fedelissimi hanno subito manifestato entusiasmo per il bis del presidente francese.
L’esito della corsa all’Eliseo, se conferma le divisioni del centrodestra italiano, pone il leader della Lega in una condizione di isolamento. E davanti a un bivio.
Con Salvini ci sono Viktor Orban e appunto Le Pen: figure che, dopo la crisi della Destra europea provocata dalla guerra in Ucraina, nell’immaginario collettivo sono rimaste fra gli amici di Putin, in forza di consolidate e mai rinnegate simpatie per la causa russa.
Basti pensare che il premier ungherese, solo un mese fa, si è opposto al transito di armi della Nato verso Kiev. Facendo irritare gli altri partner del patto di Visegrad, punto di riferimento salviniano che ora barcolla anche per il rovescio, nelle elezioni slovene, del premier conservatore Janez Jansa.
In più, la Lega capeggia un gruppo, al Parlamento europeo, di cui continuano a far parte – oltre che il Rassemblement national di Le Pen – anche i tedeschi ultranazionalisti di Alternative fur Deutschland.
Un gruppo che, per inciso, nel corso della legislatura ha subito perdite rilevanti: sono andati via cinque eletti nella Lega e quattro del partito di Le Pen.
Salvini, anche di recente, ha tentato invano di rilanciare il progetto di un raggruppamento unico della Destra nel parlamento europeo: obiettivo ormai reso impossibile dalle divisioni provocate dalla crisi ucraina.
Gli influenti polacchi del Pis, che sono alleati con Fratelli d’Italia nel gruppo dei Conservatori e che stanno senza indugi dalla parte di Zelensky, non hanno alcuna intenzione di legarsi a Orban e Le Pen.
L’ennesima sconfitta, pur non clamorosa, della portabandiera del Rassemblement national è un ulteriore ostacolo a questo progetto. A Salvini, a questo punto, non rimane che ripiegare su un’opzione moderata, costituita da un’alleanza con il Ppe che il responsabile del dipartimento Esteri della Lega, Lorenzo Fontana, ora auspica apertamente.
Ribaltando il tavolo e parlando di «crisi gravissima del Ppe, che è in difficoltà anche in Germania e in Italia». Per il vicesegretario della Lega bisognerebbe dialogare con i popolari europei «magari isolando gli estremisti veri. Credo – dice Fontana al Corriere – che questa riflessione nel Ppe sia in corso. Anche perché stanno perdendo tutte le elezioni, ovunque». Una proposta che viaggia di pari passo, in Italia, con quella di una federazione (se non di un partito unico) con Forza Italia, il partito italiano che è guida del Ppe.
Ma Antonio Tajani, che del Ppe è vicepresidente, gela gli alleati leghisti: «Se vogliono avvicinarsi a noi, ne siamo lieti. Ma certo non si può sostenere Marine Le Pen, sposare linee antieuropeiste, e pensare di fare accordi con noi. La federazione con la Lega? Negli incontri che hanno avuto ad Arcore, Berlusconi e Salvini non ne hanno mai parlato».
(da a Repubblica)
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