NEL RICAMBIO DELLA LEGA MARONI SI FA (MALE) IN DUE
PONTIDA SI’, PONTIDA NO, IMU SI’, IMU NO, LE IMMAGINI DI BOSSI CANCELLATE: I PRIMI DISCUTIBILI PASSI DA SEGRETARIO
In politica, l’abuso di rettifica può segnalare un’incertezza, un andirivieni, una linea ad intermittenza.
Si capisce che Roberto Maroni, intestandosi la pesante eredità di Bossi nella Lega, debba giostrarsi tra la necessità di una frattura con il passato e un’osservanza del patrimonio simbolico che fa oramai da decenni l’identità della Lega.
Ma l’arte del dire e non dire, oppure del dire per poi rettificare e poi confermare, forse non è il miglior biglietto da visita del nuovo leader.
Qualche giorno fa Maroni è sembrato molto freddo con il raduno di Pontida, poi, dopo che la notizia di questa freddezza era stata doverosamente riferita da Marco Cremonesi del Corriere, Maroni ha smentito in modo quasi sdegnato, come a dimostrare di non voler profanare la sacralità di quel pratone tanto identitario.
Poi però ha detto che Pontida ci sarà , ma solo nell’aprile del 2013, presumibilmente al culmine della prossima campagna elettorale.
Dunque niente Pontida nel 2012, ora e adesso. Un anno è lungo.
E poi in campagna elettorale il raduno tradizionale, quello sfoggio di simboli e di icone leghiste di cui Pontida è diventato indispensabile palcoscenico, si trasforma necessariamente in un comizio come gli altri, un richiamo alla tradizione senza però diventare cerimonia cruciale come è stato nell’immaginario bossiano.
Pontida sì, ma una Pontida minore.
Libero Maroni ovviamente di operare questa scelta.
Un po’ meno di smentire come se la notizia fosse totalmente infondata.
Ma deve essere un’abitudine del nuovo segretario della Lega.
È stato proprio Maroni a chiamare i «sindaci del Nord», cioè i sindaci di provata obbedienza leghista allo sciopero dell’Imu, alla tassa più onerosa ma anche simbolicamente pregnante del governo Monti. Il passaggio della Lega dal governo all’opposizione, e dall’era Bossi all’era Maroni, doveva appunto essere contrassegnato dalla protesta anti-tasse, con annesso rogo immaginario dei moduli dell’Imu, l’imposta sulla prima casa. Maroni incitò alla lotta.
Poi si è scoperto che ben pochi italiani hanno aderito all’appello a non pagare l’Imu.
E infine lo stesso Maroni ha ammesso di averla regolarmente pagata, l’odiosa tassa. Nessuna disobbedienza civile. Nessuno sciopero dell’Imu.
L’appello è caduto nel vuoto, non seguito nemmeno da chi l’aveva lanciato con grande clamore.
Pontida no, ma Pontida sì. Imu no, ma Imu sì.
È un volto duplice che peraltro Maroni ha mostrato anche nella sua attività di ministro. Severo uomo dello Stato al Viminale, ma anche, una volta smessi gli abiti ministeriali, campione della protesta anti-Stato che nella Lega d’opposizione è diventato l’abito obbligatorio.
Quando il sito della Lega, appena eletto Maroni segretario, ha cancellato con una certa brutalità ogni riferimento a Bossi, il neo-leader, una volta segnalato dalla stampa il fenomeno, si è affrettato a spiegare che era solo un problema di transizione del server. Un puro fatto tecnico, e non una scelta politica che aveva penalizzato l’immagine carismatica della precedente leadership.
Appunto fare e poi rettificare, Pontida ma solo l’anno prossimo, la protesta fiscale contro l’Imu ma poi il legalitario pagamento della tassa contestata.
Un passo indietro e due avanti, come indicava il Grande Timoniere Mao?
Oppure l’incertezza sulla linea da seguire e una certa vulnerabilità alle oscillazioni degli umori quotidiani?
Pierluigi Battista
(da “Il Corriere della Sera“)
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