I CONSIGLIERI REGIONALI DELLA SICILIA CONFERMANO L’AUMENTO DA 900 EURO AL MESE
L’ADEGUAMENTO E’ IN RELAZIONE AL COSTO DELLA VITA, GIA’ PERCEPISCONO 11.000 EURO AL MESE… CONTRARI IL M5S E ALL’ULTIMO MOMENTO ANCHE FDI (PER IMPUT DELLA MELONI CHE TEMEVA DI PERDERE LA FACCIA)
E’ arrivata nella notte la conferma della norma sugli adeguamenti Istat delle indennità per i 70 parlamentari siciliani: gli onorevoli percepiranno quest’anno 890 euro lordi al mese in più in busta paga. Dopo che, almeno informalmente, anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva espresso il suo disappunto, ci si attendeva che dall’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) arrivasse un passo indietro. Invece, l’Ars ha respinto con voto segreto un emendamento che prevedeva l’abrogazione della legge che nel 2014 aveva introdotto l’automatismo della rivalutazione delle indennità al costo della vita. I quasi 900 euro in più si aggiungeranno alla paga attuale di 11.100 euro – tra indennità e diaria – di ogni deputato dell’isola.
Era stato Cateno De Luca, del gruppo Sud chiama Nord, a presentare l’emendamento correttivo, bocciato con 29 voti contrari e 24 favorevoli dopo due ore di dibattito acceso. Il deputato del Pd Antonello Cracolici ha difeso la norma, ricordando che l’adeguamento dei trattamenti economici per i consiglieri regionali c’è anche in altre Regioni e ha citato il Lazio, il Trentino Alto Adige, l’Umbria e la Sardegna. “Da 48 ore questo Parlamento subisce attacchi ingiustificati per un automatismo previsto da una legge di nove anni fa – ha detto Cracolici – Sono un uomo libero e non mi vergogno di dire che sono contro l’abolizione della norma e difendo l’autonomia di questa Assemblea”.
A chiedere il voto segreto sull’emendamento è stato Gianfranco Miccichè, di Forza Italia: “Non è la prima volta che Roma interferisce, in questo caso chiedendo la cancellazione di questa norma: basta. Siamo considerati lo schifo del Paese, qualsiasi cosa facciamo. Basta. Con l’indennità da parlamentare arrivo a fine mese e chiedo scusa a chi purtroppo non ci arriva. Ma non ho ville, non ho yacht e non rubo, si è montato un polverone su un automatismo. Avrei evitato di chiedere il voto segreto, purtroppo però in quest’aula ci sono colleghi che hanno paura della demagogia“.
Anche due assessori del governo di Renato Schifani, Mimmo Turano della Lega e Roberto Di Mauro del Movimento per l’Autonomia, si sono schierati contro l’abrogazione, posizione assunta in aula anche dal capogruppo della Dc, Carmelo Pace. Si era invece espresso a favore della cancellazione dell’automatismo, dopo aver ascoltato le perplessità della leader Meloni, il capogruppo di FdI, Giorgio Assenza. Favorevoli anche i deputati del Movimento 5 Stelle.
(da il Fatto Quotidiano)
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