LA GRANDE FUGA DAI CONCORSI PUBBLICI: UNO SU CINQUE RINUNCIA AL POSTO E LA PA CERCA PERSONALE
LA CONCORRENZA TRA LE STESSE P.A.
La Pubblica amministrazione ha bisogno di personale specializzato, ma il personale specializzato sembra sempre meno attratto dalla Pubblica amministrazione.
La tendenza viene analizzata dal Messaggero di oggi, a partire da un dato: per la realizzazione del Pnrr, il governo ha spalancato le porte dell’indeterminato senza dover passare dal concorso pubblico a 800 esperti sotto il profilo economico, giuridico, informatico, statistico-matematico, ingegneristico e ingegneristico-gestionale. L’unica condizione richiesta è quella di aver effettuato 15 mesi continuativi di lavoro presso il ministero o il Comune preposto, dopo essere stati assunti con un contratto a termine. Ma una volta passate le selezioni, ben 400 degli 800 esperti si sono tirati indietro e non hanno accettato il posto.
I numeri
Il 50% delle rinunce, dunque: proporzione che, prosegue il Messaggero, si è manifestata anche in occasione dell’altro concorso, quello della Coesione. La ragione è che una buona parte di coloro che non hanno accettato aveva partecipato anche ad altre selezioni, e le offerte ricevute altrove devono essere sembrate più allettanti. Nel 2021, secondo i dati contenuti nella Relazione del Formez (l’associazione in house del Dipartimento della Funzione pubblica che, tra le altre cose, si occupa delle procedure concorsuali per il pubblico impiego), la percentuale di posti messi a concorso rimasti scoperti è stata del 20 per cento circa. Ma il quadro si aggrava se consideriamo i profili professionali ricercati: mentre i posti risultano interamente coperti in categorie come quelle degli assistenti sociali o degli ispettori del lavoro, nel caso di ingegneri e architetti, per esempio, 8 posti su 10 rimangono vacanti. Persino nei profili «giuridici-amministrativi» il tasso di mancata copertura ha iniziato a crescere e ha raggiunto il 15 per cento.
Nuovi equilibri
I cambiamenti non si fermano qui, e coinvolgono anche una rivalità (e una dipendenza) territoriale. Il Nord, infatti, ha sempre contato sul Mezzogiorno per arruolare dipendenti pubblici. Secondo i dati del Formez, sette candidati su dieci arrivano dal Meridione. E sei su dieci degli idonei. Solo l’1,4 per cento dei candidati arriva dal Veneto, e poco più del 2 per cento dalla Lombardia, contro il 20 per cento dal Lazio o il 16 per cento dalla Campania. L’esodo dei candidati meridionali, però, nel prossimo futuro sarà probabilmente frenato da due fattori: lo sblocco del turn-over e la ripresa massiccia dei concorsi pubblici. «Nella nostra esperienza abbiamo visto che mentre al Sud e nelle Isole la copertura dei posti è del 153%, al Nord è solo del 75%. E il 44% di questo 75% sono persone che arrivano da fuori Regione», spiega Alberto Bonisoli, presidente del Formez. Aggiungendo: «Ormai la concorrenza non è più solo con il mercato del lavoro privato, ma anche tra le stesse amministrazioni pubbliche».
(da Open)
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