RIFORMA FISCALE IN ARRIVO, OVVIAMENTE LE NUOVE TRE ALIQUOTE IRPEF FAVORIRANNO IL CETO MEDIO ALTO
L’ENNESIMA MARCHETTA DELLA DESTRA ASOCIALE AI BENESTANTI E IN CULO AI POVERI
Filtrano nuove informazioni sulla riforma fiscale del governo Meloni, annunciata alcuni giorni fa e che dovrebbe arrivare al Consiglio dei ministri entro marzo, forse già la prossima settimana.
La sottosegretaria Sandra Savino ha chiarito alcune delle modifiche alle tasse che il governo ha intenzione di apportare, e alcuni documenti di presentazione del testo ha dato ulteriori indicazioni.
La legge delega – che darà al governo il mandato per scrivere una riforma fiscale – avrà 21 articoli. Quando questa sarà approvata, prima dal governo a marzo e poi dal Parlamento entro maggio, il governo avrà due anni esatti per approvare tutti i decreti necessari a completare la riforma del fisco.
Questo, almeno, è il piano dell’esecutivo di Giorgia Meloni. Entro il primo anno si farà una ‘pulizia’ delle norme già esistenti, raggruppandole, coordinandole con le leggi europee ed eliminando quelle non più attuali. Entro il secondo anno si procederà con le modifiche vere e proprie.
Cosa cambia con le tre aliquote Irpef e chi ci guadagna
Ciò che si sa, perché confermato da diverse fonti di governo, è che si intende riformare le aliquote fiscali dell’Irpef, riducendole da quattro a tre e con “aliquote più basse”, si legge nei documenti di presentazione della riforma.
Ci saranno, quindi, tre scaglioni di reddito invece di quattro. Il governo non ha ancora definito quali saranno le quote di tassazione e le soglie di reddito, ma le ipotesi diffuse sono principalmente due.
La situazione attuale prevede quattro scaglioni: al 23% fino a 15mila euro di reddito, 25% tra i 15mila e i 28mila euro, 35% tra i 28mila e i 50mila euro e infine 43% sopra ai 50mila euro.
Per la riforma, una possibilità è che la prima aliquota sia fissata al 25%, la seconda al 33% e la terza 43%.
La seconda possibilità, invece, è che la prima aliquota sia al 23%, con le altre al 33% e al 43%. Come detto, non sono stati definite le soglie di reddito esatte, ma secondo alcune ipotesi questa divisione dovrebbe agevolare soprattutto i redditi medio-alti.
La legge delega prevederà un intervento anche sull’Iva: si parla di “razionalizzazione del numero e delle aliquote”. Una delle ipotesi è che si porti l’Iva a zero su alcuni beni considerati essenziali. Il viceministro all’Economia Maurizio Leo ha detto che anche la normativa europea prevede l’aliquota zero, ma “ci si deve lavorare”.
Se venisse messa in atto, come fatto per i vaccini contro il Covid-19, i prodotti interessati potrebbero essere alimentari essenziali come pasta, pane, latte, acqua, carne e pesce. Ma siamo sicuri che i commercianti abbasseranno anche se di poco i prezzi?
Ires più bassa per le aziende che investono in innovazione o assumono
L’intenzione del governo è di introdurre una Ires – imposta sul reddito delle società – con due aliquote. Una resterebbe al 24% come adesso, mentre un’altra sarebbe più bassa e si applicherebbe a chi fa certi tipi di investimenti o nuove assunzioni.
In particolare, verrebbe premiato con una tassa più bassa chi investe in beni strumenti innovativi in un breve arco di tempo. Un’altra possibilità che l’Ires più bassa venga usata anche per spingere ad assumere persone che percepiscono il reddito di cittadinanza.
In parallelo, invece, si va verso un superamento dell’Irap. L’imposta regionale dovrebbe essere superata da una “sovraimposta” con una base imponibile “corrispondente a quella dell’Ires”.
Meno controlli per le aziende se accettano la dichiarazione precompilata delle Entrate
Uno dei cambiamenti anticipati riguarda anche i controlli per le aziende. L’Agenzia delle Entrate, infatti, dovrebbe preparare una dichiarazione dei redditi precompilata biennale per le piccole imprese. Lo farà sfruttando i dati a sua disposizione sui bilanci dell’azienda.
Se le imprese aderiranno all’iniziativa, non riceveranno controlli o accertamenti per i due anni previsti. Altrimenti ci saranno controlli immediati. Per le grandi aziende, invece, si andrebbe verso un modello detto di “cooperative compliance”, che sostanzialmente permetterebbe una sorta di negoziato tra l’Agenzia delle Entrate e l’azienda in questione.
(da Fanpage)
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