PARLANO LE CONTESTATRICI CHE HANNO IMPEDITO AL MINISTRO EUGENIA ROCCELLA DI PRESENTARE IL SUO LIBRO AL SALONE DI TORINO: “LA MINISTRA HA GIÀ TANTISSIMI PALCHI PER ACCUSARCI DI OMICIDIO PERCHÉ ABORTIAMO”
“STAVAMO CONTESTANDO UNA MINISTRA CHE STA RENDENDO PIÙ DIFFICILE LA VITA A PERSONE CHE NON SI CONFORMANO ALL’UNICA VISIONE DI FAMIGLIA CHE SECONDO IL GOVERNO ESISTE”
È il fascismo degli antifascisti? Anche la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella prende in prestito la tesi di Pier Paolo Pasolini per descrivere la contestazione di due giorni fa al Salone del Libro nello stand della Regione Piemonte dove avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro.
È un’accusa pesante che i contestatori considerano «ridicola». Per “Non Una di Meno – Torino” accetta di parlare Lara, una delle attiviste che hanno partecipato alla contestazione di due giorni fa. «Fascisti, noi? Crediamo che sia la ministra che l’assessore abbiano già tantissimi, troppi, palchi per accusarci di omicidio perché abortiamo o per istigare all’odio verso di noi in quanto persone Lgbtqia+. Riteniamo che abbiano a disposizione strumenti legislativi, possibilità di finanziare economicamente le loro politiche, potere mediatico. Infatti sui giornali è stata pubblicata la sua versione dei fatti con lunghe interviste. Averla fatta rimanere in silenzio per qualche ora è nulla rispetto alla violenza che viviamo tutti i giorni a causa delle loro politiche, che non ci permettono neppure di curarci o di accedere a diritti fondamentali».
«Fascismo? Stavamo difendendo una posizione politica», risponde Annalisa Gratteri di Extinction Rebellion, l’altro gruppo che ha partecipato alla contestazione. «Non stavamo contestando una scrittrice ma una ministra che sta rendendo più difficile la vita a persone che non si conformano all’unica visione di famiglia che secondo il governo esiste. In democrazia questo tipo di contestazioni sono giustificate anche per la disparità di potere di comunicare fra noi e lei. Infatti il nostro parere non è stato pubblicato sulla gran parte dei giornali mentre la ministra ha avuto grande spazio per raccontare la sua versione. Noi, sempre attraverso la stampa, abbiamo saputo di essere stati denunciati ».
«Vogliamo i fatti (e soprattutto i soldi) – risponde Lara di Nudm- Torino – perché delle parole e del dialogo istituzionale non ce ne facciamo più nulla. Per noi democrazia non è affatto far parlare chiunque e dare spazio anche ad opinioni lesive dei diritti, ma, anzi, è riequilibrare l’abuso di potere che ogni giorno viviamo sulle nostre vite».
(da La Stampa)
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