IL FIGLIOL PRODIGO GILETTI TORNA IN RAI, MENTRE LA RAI SOVRANISTA REGISTRA UN FLOP DIETRO L’ALTRO
INSEGNO RESTA NONOSTANTE IL FLOP E BERLINGUER DOPPIA DE GIROLAMO
Dire flop è dire poco. I nuovi programmi lanciati dalla Rai che avrebbero dovuto sostituire non solo le corazzate salpate per altri lidi ma addirittura ribaltare lo story telling dell’Azienda pubblica, naufragano miseramente. Va male Agorà, Caterina Balivo con La volta buona non fa gli ascolti che erano di Serena Bortone su Rai1 che a sua volta prende schiaffi al posto di Massimo Gramellini con Chesarà su Rai3.
Va malissimo Pino Insegno con Il Mercante in fiera programma riciclato che raccolse gli stessi insuccessi pure nel 2006 su Italia1.
Tetragona voglia di perdere e a reggere sono solo le linee, programmi già sperimentati, con Alberto Matano in testa.
E dunque si corre ai rimedi ingaggiando per l’anno che verrà Massimo Giletti, fuoriuscito da La7 è che potrebbe regalare gli ascolti di un tempo. Un passaggio felice per il giornalista che ha sempre sognato il «ritorno a casa»: «Ho scelto da tempo la linea del silenzio per rispetto dei magistrati – commenta il conduttore – ma oggi voglio solo dire che forse sbaglia chi pensa che una foglia caduta sia una foglia morta: non le ha mai viste danzare nel vento illuminate da un raggio di sole».
Ma per un lieto ritorno c’è un programma di punta che ha dato risultati disastrosi. Parliamo di Avanti popolo, l’approfondimento affidato alle capaci mani di Nunzia De Girolamo, stavolta non all’altezza di se stessa e di Ciao Maschio. I dati Auditel non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni: vince la sfida di prima serata con 1.274.129 e l’8,06% di share Giovanni Floris con Di Martedì, dunque
È sempre Cartabianca condotto da Bianca Berlinguer su Rete4 con 869.474 e il 6,54% di share che doppia appunto Avanti popolo su Rai3; quest’ultimo raccoglie 574.052 teste e un misero 3,63% di share.
Che cosa non ha funzionato? In Rai poco ci si sbilancia ma gli analisti addebitano l’insuccesso al fatto che si tratti di un programma spurio, senza precisa identità e che gli affezionati di Rai3 avrebbero voluto una trasmissione solo incentrata sulla guerra Israelo-palestinese, sui rapimenti, sulle possibili ripercussioni e non un siparietto moglie-marito come quello offerto da Boccia e De Girolamo.
Alle brutte è toccato all’ad Rai Roberto Sergio difendere i suoi e lo ha fatto con le unghie e con i denti nel corso dell’intervista a Luigi Contu dell’Ansa nell’ambito dell’iniziativa Ceo for Life.
La prima ciambella viene lanciata a Pino Insegno che non riesce a superare il 2% di share, fortemente voluto da questa dirigenza e da questo Governo: «Sono indignato –sbotta Sergio – per la violenza mediatica e preventiva nei confronti di Pino Insegno e del suo programma. Insegno è un professionista serio, che ha accettato una sfida molto complessa. Voglio dare una notizia: il suo programma non verrà chiuso».
Sembra infatti che si stiano registrando nuove puntate con personaggi di spicco capaci di attrarre, almeno loro, l’attenzione del pubblico. E qui arriva la madre di tutte le notizie, quella che vede Massimo Giletti ritornare in Rai, da gennaio, dopo la burrascosa uscita dall’orbita di Cairo. «Riparto dal basso», dice il conduttore in uno spot girato per la partenza, dal 6 di novembre, di Viva Rai2! con Fiorello, altra boccata d’ossigeno per Viale Mazzini.
E a proposito delle fughe eccellenti, Roberto Sergio non si fa sfuggire l’occasione di attaccare Fabio Fazio. Domenica sul Nove sbarca Che tempo che fa che non ospiterà, a differenza di quanto annunciato in precedenza, Patrick Zaki. Una scelta – assicura il conduttore – non dovuta alle polemiche per le frasi su Israele pronunciate dall’attivista, che aveva definito il premier israeliano Benyamin Netanyahu «un serial killer», ma resa necessaria dalla scaletta cambiata dopo l’attacco di Hamas. L’ad dunque attacca: «Se va via per scelte economiche, non puoi dire che l’Azienda che lasci ti avrebbe condizionato. E poi sei il primo a censurarti».
Il nodo Fedez affrontato non senza qualche imbarazzo: «La notizia della sua non partecipazione a Belve è stata ufficializzata casualmente durante il suo ricovero. Il problema è che non sono stati definiti i rapporti dopo il Primo Maggio e Sanremo, quando non ha brillato. Tutto questo deve essere chiarito e poi potrà continuare a partecipare».
Sergio assicura che non c’è alcuna rivalità con il direttore generale Giampaolo Rossi e si dice fiducioso sul futuro della Rai. Una precisazione che arriva puntualissima, proprio quando in Rai si parla della Lega intenta a rompere con FdI, il tutto per far saltare all’attuale direttore generale Giampaolo Rossi la possibilità dello switch al vertice proprio con l’ad Sergio, un’alternanza già decisa che dovrebbe scattare a fine mandato nel luglio 2024.
Ma la Lega non ci sta più. Meglio Sergio su quella poltrona perché espressione di tutta la maggioranza e non Rossi, uomo legatissimo a FdI e soprattutto alla premier e sul quale Giorgia Meloni conta moltissimo per le questioni Rai.
(da agenzie)
Leave a Reply