PARLANO I MASCHI: “FILIPPO NON E’ UN PAZZO, MA UN UOMO COME ME. SIAMO TUTTI RESPONSABILI, ORA TOCCA A NOI”
SUI SOCIAL LE RIFLESSIONI AL MASCHILE SULLA VIOLENZA DI GENERE, UNA PRESA DI COSCIENZA COLLETTIVA
«Filippo Turetta non era un pazzo, ma un uomo. Come me»
«Sono arrabbiato, deluso, distrutto. È colpa mia, per tutte quelle volte che ho detto “a te ci penso io”. Anche se avevo in testa amore, portavo con me, senza volerlo, il senso strisciante di un paternalismo sbagliato».
«Prendiamoci, da uomini, la responsabilità della violenza di genere»
«Pensate padri, non a Giulia. Pensate a Filippo. Pensate alla vostra storia e cosa non avete detto, alle omissioni e ai sorrisini imbarazzanti e camerateschi»
«Quando capiremo che tutta la responsabilità è della nostra educazione sessista, patriarcale, misogina, possessiva?»
Per una volta, per la prima volta, parlano i maschi. Giulia Cecchettin è morta la sera stessa in cui ha provato a scappare dall’ex fidanzato. La sera in cui gridava aiuto, quando lo studente di Ingegneria Filippo Turetta è passato dalle ripetute violenze psicologiche a quelle fisiche: era uscito di casa con un coltello. Quello di Giulia è l’ennesimo caso di femminicidio in ambito familiare dall’inizio dell’anno, una scia di sangue che pare inarrestabile, che però pare portarsi dietro una nuova consapevolezza, tutta al maschile. Sui social network si moltiplicano i post firmati non da donne, ma da uomini che non prendono le distanze, non mettono i distinguo tra loro, i “pazzi assassini”, e i noi, che “le donne non le tocchiamo nemmeno con un fiore”.
Tutto il contrario del movimento #notallmen, non tutti gli uomini, che sta nel prendere le distanze: ha picchiato, ammazzato, perseguitato, perché è un pazzo, perché è malato. I maschi prendono la parola e su di sé tutto il peso di un sistema da reinventare: siamo tutti parte di una violenza sistemica e strisciante, che inizia con frasi che paiono innocue, ma non lo sono affatto. E così sui social network si rincorrono le riflessioni al maschile sulla violenza di genere: una presa di coscienza collettiva, mai ascoltata prima, per gridare: Yes, all men. Sì, tutti i maschi.
«Dobbiamo prendere, da uomini, la responsabilità di una violenza di genere strutturale, che manifesta un problema maschile che dobbiamo affrontare» scrive Andrea Colamedici, filosofo e scrittore che con Maura Gancitano compone il duo Tlon. «Quando smetterete di insegnare ai bambini che ci sono giochi da maschi, che i maschi sono forti per natura… Quando smetterete di chiedere alle donne di tenersi al riparo dai lupi invece di insegnare ai lupi di andarsene a…. » scrive l’attore Massimiliano Loizzi, volto del Terzo Segreto di Satira. «La verità è che noi uomini, siamo davvero tutti così, complici di un sistema. Iniziamo a rispondere a tono a ogni battuta sessista, smettiamo noi per primi di fare commenti sessualizzanti o sminuenti, di cercare nella vittima il comportamento sbagliato» scrive Marco Bottarelli, Disordinary Family. A seguire, centinaia centinaia di commenti. «Mi vergogno di essere uomo, siamo tutti da rifare», scrive Piero Pelù. L’elenco è lungo, le voci maschili sono tante e aumentano di ora in ora. E sentirle per la prima volta se non è una buona notizia, almeno è una piccola, luminosa scintilla. Per tutte e tutti.
(da La Stampa)
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