LA GUERRA NON HA CAMBIATO NIENTE IN RUSSIA: IL PIL CRESCE MA IL POPOLO E’ ALLA FAME
IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE PREVEDE UNA CRESCITA DEL PIL DEL 2,6% NEL 2024, CIOÈ OLTRE IL DOPPIO DI QUANTO PREVISTO A OTTOBRE MA IL PAESE CADE A PEZZI: CASE, ELETTRICITÀ, RISCALDAMENTO, STRADE SONO STATE ABBANDONATE. LA POPOLAZIONE HA LE PEZZE AL CULO, PUTIN PREFERISCE USARE I SOLDI PER LE ARMI
Una fontana di acqua bollente è esplosa a Nizhny Novgorod, in pieno giorno: 12 passanti, tra cui due bambini, sono rimasti gravemente ustionati nella rottura di una tubatura del riscaldamento. Il giorno dopo è stato il turno di Volgograd, con un altro geyser che ha raggiunto l’altezza del sesto piano: cinque ustionati e centinaia di stabili rimasti senza riscaldamento. Il giorno prima, in un altro quartiere della stessa città, altre 223 case sono rimaste senza calore nel pieno del gelo di gennaio.
Mentre Vladimir Putin sta cercando di ridurre in macerie le città ucraine, alle sue spalle si è aperta un’altra linea del fronte, che passa per le città russe. Secondo il ministero della Protezione civile di Mosca, ogni 7 minuti viene registrata un’emergenza: un incendio, un blackout, una fuga di gas o di acqua. La Russia sta andando a pezzi, e gli incidenti con le caldaie, che hanno lasciato al gelo migliaia di abitanti dell’hinterland moscovita, attirando l’attenzione di Putin e dei media internazionali, sono soltanto la punta di un iceberg.
La media dell’usura dell’impiantistica – tubi, cavi, pompe, turbine, caldaie, motori – si aggira intorno al 65-70%. A Nizhny Novgorod, grande e ricca, dopo l’incidente del geyser le autorità si sono vantate di aver ridotto il tasso di obsolescenza dal 77% al 50%, in alcuni agglomerati si aggira sul 100%, nella ricca Mosca tende allo zero. L’Associazione ascensoristica russa ha appena fatto sapere che su 81,5 mila ascensori da sostituire, manca il finanziamento per 45 mila, quasi il 10% del parco totale.
La Russia, contrariamente all’immaginario europeo, non abita in casette rustiche, ma in casermoni di cemento, e la prospettiva di vecchi o bambini imprigionati al 22esimo piano senza ascensore, e con i caloriferi rotti, appare apocalittica.
La causa è scontata, quanto la soluzione. L’impiantistica sovietica, centralizzata, elefantiaca e inefficiente, ha dei costi di gestione mostruosi.
La ricchezza apparente e appariscente della Russia del boom petrolifero è stata spesa altrove: i privati in auto e vestiti, gli oligarchi in yacht e squadre di calcio, i sindaci in progetti immobiliari scintillanti e ricchi di appalti ambigui, il Cremlino in Olimpiadi e guerre. Ora, per tamponare l’emergenza infrastrutturale ci vorrebbero, secondo l’economista ed ex deputato della Duma Ivan Grachov, 10-20 trilioni di rubli ogni anno, per 3-5 anni (un euro equivale a 100 rubli).
La finanziaria del 2024 è di 35 trilioni, di cui un terzo speso per la guerra. […] la spesa per le infrastrutture comunali è stata ridotta a 818 miliardi nel 2024 e si dimezzerà a 455 nel 2025, per scendere a 360 nel 2026.
La modernizzazione delle infrastrutture potrebbe essere un motore di rilancio, ma il Cremlino preferisce le bombe, e la popolazione non ha i mezzi.
Il fatto che gli ascensori siano prevalentemente occidentali, di marchi che boicottano il mercato russo, e che i prezzi siano aumentati del 50%, è quasi irrilevante di fronte a una constatazione amara: la Russia è un Paese povero, come dimostra il fiume di volontari disposti a morire nelle trincee ucraine per qualche migliaio di euro.
È stato Putin in persona a nazionalizzare la caldaia rotta di Klimovsk, il paese nei pressi di Mosca, mostrando la via. […] Quarant’anni dopo, si sta pensando a una nuova Urss, che abita in una gigantesca banlieue di case popolari (comunque fatiscenti). Una riscrittura definitiva del patto sociale: invece di cittadini che scelgono dove e come vivere, e da chi farsi governare, dei sudditi totalmente dipendenti dallo Stato, e pronti a farsi mandare in guerra, stavolta senza nemmeno i soldi per accendersi un mutuo.
(da agenzie)
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