SALVINI SI AGGRAPPA A VANNACCI PER NON AFFOGARE: CON L’INCUBO DI FINIRE SOTTO L’8% ALLE EUROPEE, ESSERE SORPASSATO DA FORZA ITALIA E PERDERE LA GUIDA DELLA LEGA, IL CAPITONE VUOLE GIOCARSI LA CANDIDATURA DEL GENERALE IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI
OLTRE A VANNACCI, L’ALTRA ‘V’ CHE TORMENTA SALVINI È QUELLA DELLA FAMIGLIA VERDINI
Una lettera può salvare Salvini o perderlo del tutto. E’ la “V”. Vuole sopravvivere alla crisi della Lega candidando alle europee il generale Vannacci; è angosciato per la famiglia Verdini, che i magistrati “perseguitano”.
Si è convinto che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, di FdI, con cui ha ingaggiato una battaglia, gli stia sporcando la pepita, il generale, la sola che gli può permettere di non scendere sotto l’otto per cento.
Salvini ha cambiato idea. Intende riproporre a Vannacci la candidatura non più al sud, ma in tutte le circoscrizioni, a cominciare dal nord-ovest, nel Piemonte di Crosetto, ma anche di Calderoli e Molinari. L’altra “V” è la “V” di Verdini.
Se si dovessero prendere per buoni tutti i tentativi della Lega di sostituire Salvini saremmo già alla quarta resurrezione del segretario. Che i gruppi parlamentari rispondano a Salvini è vero ma è vero anche, come dicono in FdI, che “un parlamentare risponde al suo istinto di sopravvivenza, senza contare che Salvini ha dovuto ferire molti suoi uomini”.
Per colpa di Meloni, che non ha ascoltato ragioni, Calderoli ha perso la presidenza del Senato. Lo hanno visto piangere il giorno dell’elezione di La Russa. Vannacci in Piemonte toglierebbe spazio alla moglie di Calderoli, Gianna Gancia, che potrebbe, a questo punto, non rincandidarsi.
A Riccardo Molinari, il capogruppo di Salvini alla Camera, l’erede di Fedriga, non ha potuto consegnare la presidenza di Montecitorio. E’ andata a Lorenzo Fontana, ma Fontana ha dovuto lasciare l’attività di partito. Il ministero dell’Agricoltura lo ha preso Lollobrigida ma era il ministero che voleva a Gian Marco Centinaio.
A Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, che per tutti i lombardi, anche i più riottosi, quelli del Comitato nord, i vecchi leoni con le stampelle, sarebbe il segretario ideale, era stata promessa la Lega Lombarda ma gli è stata negata. Si sono celebrati tutti i congressi, compreso quello veneto, a eccezione di quello lombardo perché Romeo è leale ma in guerra i leali non bastano, servono i pronti a morire.
E’ passato un anno da allora, da quando sembrava che pure Bossi, in carrozzella, potesse tornare a fare il leader della Lega, dalle visite che sono ricominciate, a Gemonio.
C’è senza dubbio qualcosa che si ripete in queste lunghissime idi di marzo, forse irrealizzabili, di Salvini, ma c’è qualcosa di nuovo in Salvini, il segretario che ha interrotto le comunicazioni telefoniche con i suoi governatori.
Al momento le parole più severe le ha pronunciate un leghista d’acqua, e tono, dolce, un uomo rispettato come Attilio Fontana, il presidente della regione Lombardia. A Francesco Moscatelli, la vedetta milanese della Stampa, ha dichiarato, e in chiaro, che “io ho un bel ricordo della Lega di Bossi”, ed è una frase per certi versi ancora più pesante di quella di Zaia “mi piaceva la Liga veneta”.
Anche Fontana crede che l’esperimento nazionale si sia esaurito e che la Lega, la Lombardia, per geografia ed economia, guarda al di là delle Alpi e non sotto il Vesuvio. Pure Fontana è un pericoloso sabotatore?
Pensare che la candidatura di Vannacci sia pericolosissima, per i suoi anni russi, le indagini, le possibili nuove rivelazioni, credere “che un imprenditore brianzolo non voglia avere nulla a che fare con Vannacci e che stiamo erodendo il capitale sociale”, è da vecchi leghisti o da lombardi avveduti?
Salvini ha deciso che la V di Vannacci è tutto quello che gli occorre per non essere sorpassato alle europee da Forza Italia che sarebbe ora la condizione, l’asticella che si è dato.
L’altra V è quella che tutti temono possa scatenare la sua vendetta contro Meloni. Salvini non si sta consumando per ottenere il terzo mandato, e neppure per frenare lo strapotere di FdI. Salvini è preoccupato per la famiglia Verdini, che ora è pure la sua
Lo era pure quella di Bossi che sarebbe ancora segretario della Lega se “La notte delle scope”, per estrometterlo, ferocemente, non gli avessero imputato la sola cosa che a un capo esaltato, offeso, maltrattato, rimane: la mano di una compagna. La famiglia.
(da Il Foglio)
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