SALVINI S’AGGRAPPA AGLI ARROSTICINI:LE REGIONALI IN ABRUZZO SONO CRUCIALI PER IL DESTINO DEL LEADER LEGHISTA: SE VA SOTTO IL 10%, INIZIERA’ LA RESA DEI CONTI NEL CARROCCIO
I NEMICI DEL “CAPITONE” SOGNANO UN TRIUMVIRATO PER IL DOPO-SALVINI: ZAIA, FONTANA E FEDRIGA (CON LA BENEDIZIONE DI GIORGIA MELONI E GIORGETTI)
Una delle ultime tappe del suo tour da ministro travestito da capopopolo (o il contrario), Matteo Salvini la fa a Gamberale, provincia di Chieti, 271 abitanti da omaggiare con una visita al cantiere della Fondovalle. L’Abruzzo, il segretario, l’ha percorso in lungo e il largo come nessun altro leader: quindici incontri in sei giorni. «Oggi c’è il sole, ci sarà il sole anche in cabina elettorale», dice l’ex Capitano che è convinto che la Lega domani avrà uno «straordinario risultato».
Parole che servono, in realtà, ad esorcizzare l’ombra di un altro flop: «Matteo ha messo le tende in Abruzzo perché sa che non può permettersi una figuraccia come quella sarda», raccontano le voci di dentro della caserma leghista, e che descrivono la tensione con cui Salvini si accosta all’appuntamento elettorale di domenica. Un voto preceduto da alcuni strappi non indolori, come l’espulsione dell’eurodeputato e storico militante del Carroccio Gianantonio Da Re, con il corroborarsi di una fronda soprattutto al Nord. E con le rinnovate critiche di Bossi.
In Lombardia, nel frattempo, l’ex ministro Roberto Castelli, uscito dalla Lega e fondatore del “partito popolare del Nord” ha stretto un accordo elettorale con il siciliano Cateno De Luca, leader di un altro movimento autonomista (“Sud chiama Nord”), con l’obiettivo dichiarato di erodere il bacino di consensi del Carroccio.
Castelli, peraltro, lavora a una confederazione di associazioni e movimenti che si richiamano proprio alla Lega degli albori. In stretto contatto con l’ex deputato, ed ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, che oggi è uno dei coordinatori del Comitato Nord di Umberto Bossi.
«Il nostro è un partito che, senza un progetto, non ha né futuro né voti. Per raccattare consensi – dice Grimoldi – stiamo candidando Vannacci, Patriciello, esponenti dell’Mpa siciliano. Ma non si capisce più nulla: siamo con l’Udc che sostiene von der Leyen o con Afd che dice che i portatori di handicap non devono andare a scuola?».
Cosa accadrà è difficile dirlo, in un partito che dopo il boom del 2019 ha avuto un crollo ma non ha mai messo in discussione Salvini. Fra i ribelli del Veneto e della Lombardia si fa largo l’idea di un “triumvirato” costituito dai governatori Zaia, Fedriga e Fontana (in ottimi rapporti con Giorgetti), mentre Da Re indica direttamente il presidente del Friuli Venezia Giulia come successore di Salvini.
Il voto della Sardegna consegna un drammatico 3,8 per cento al Carroccio, che deve assolutamente rimontare in Abruzzo. Irraggiungibile il 27,5 per cento del 2019 ma in via Bellerio si stima come “realistico” un risultato a due cifre. Sotto il 10 per cento le frange della protesta diverrebbero ancora più ampie. Ecco perché Salvini “ha piantato le tende” nella terra di D’Annunzio. Con l’inquietudine di Umberto Bossi, quella “preoccupazione” del vecchio condottiero per l’esito della gara in Abruzzo che dà voce ai nuovi fantasmi del Nord.
(da La Repubblica)
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