A COMPLICARE ANCORA DI PIÙ L’INCONTRO DI MELONI CON TRUMP DEL 17 APRILE CI SI METTE ANCHE LA CINA, CHE TENDE LA MANO ALL’EUROPA PER UN’ALLEANZA CONTRO IL “BULLISMO COMMERCIALE” DEL COATTO DELLA CASA BIANCA
ALLA STATISTA DELLA GARBATELLA SONO PARTITI GLI OTOLITI QUANDO HA VISTO PEDRO SANCHEZ TUTTO SORRIDENTE ACCANTO A XI JINPING – IL RIAVVICINAMENTO TRA BRUXELLES E PECHINO (VEDI ANCHE LA TELEFONATA URSULA-XI) METTE IN DIFFICOLTA’ LA DUCETTA … DOPO CHE IL “DAZISTA” DELLA CASA BIANCA SE NE È USCITO CON LA TRUCIDA FRASE: “QUESTI PAESI CI CHIAMANO PER BACIARMI IL CULO”, COME SI COMPORTERÀ GIORGIA ALLA CASA BIANCA?
Appena rientrata in Italia dal viaggio alla Casa Bianca, Giorgia Meloni riceverà a Roma il vicepresidente americano J.D. Vance, in visita nella capitale tra il 18 e il 20 aprile. L’appuntamento sembrava in bilico, per ragioni di agenda. E invece il colloquio ci sarà, a testimoniare la volontà della presidente del Consiglio di trattare a oltranza con la Casa Bianca. Un altro segnale della voglia di scongiurare un’escalation tra Stati Uniti ed Europa, che la leader considera svantaggiosa sul fronte politico e commerciale.
E però, proprio la visita della presidente del Consiglio da Donald Trump – prevista per il 16 e 17 aprile – diventa di ora in ora più rilevante perché si interseca con un dossier che è sempre più cruciale: il rapporto tra gli europei e la Cina.
È dell’altro ieri la proposta di Pechino a Bruxelles: alleiamoci per contrastare le barriere tariffarie decise dall’amministrazione americana. Tra i leader continentali, Meloni è forse la più preoccupata da questa dinamica. E una delle più disponibili ad ascoltare cosa proporrà Trump ai partner europei, consapevole che il tycoon punta ad arruolare i Ventisette nella sfida ai cinesi.
Roma è chiamata a scegliere che posizione assumere, al pari delle altre capitali. Alcuni alleati europei spingono per legarsi sempre più decisamente a Pechino. La sintonia mostrata ieri dal premier spagnolo Pedro Sanchez a colloquio con Xi Jinping, ad esempio, è un indizio che Palazzo Chigi non sottovaluta.
E non solo perché la presidente del Consiglio, in privato, ha sottolineato come la mossa del leader socialista spagnolo appaia ai suoi occhi poco “unitaria” (come a replicare a chi l’ha accusata di giocare in proprio andando a visitare Trump).
L’ipotesi di un vertice tra il Dragone e gli europei, così come la recente telefonata di Ursula von der Leyen con il premier cinese, segnalano che molto si sta muovendo. Meloni, invece, intende mostrarsi più cauta. E vuole esserlo,
questo sostiene, indipendentemente dal viaggio negli Usa della prossima settimana.
L’allarme, infatti, deriva da un’altra valutazione: i dazi americani sulla merce cinese — questa la previsione — spingeranno Pechino a invadere il mercato italiano, così come quello europeo. Un problema enorme, a cui Bruxelles dovrebbe reagire.
A questo punto, torna il dilemma: Bruxelles proverà a costruire una de-escalation doganale con gli Usa (le tariffe sono sospese soltanto per novanta giorni) offrendo in cambio cooperazione per limitare una possibile esplosione dell’export del Dragone verso l’Europa? L’Italia potrebbe premere in questa direzione, altri Stati membri potrebbero frenare.
Ovvio che il posizionamento di Meloni risenta anche delle scelte politiche filo-trumpiane assunte negli ultimi mesi. La premier evita ed eviterà di differenziarsi troppo dal repubblicano. E si attesterà su una linea certamente distante da quella assunta ieri dalla Spagna. E, nelle ultime settimane, da Parigi e Berlino.
Più sfumato il ragionamento sull’India. Anche in questo caso, pesa l’incrocio diplomatico con gli Usa, che in oriente puntano su New Delhi.
Una traccia di questo approccio si ritrova nelle parole di Antonio Tajani, in visita proprio nel Paese di Narendra Modi. Dopo aver insistito sulla necessità di scongiurare battaglie commerciali, il ministro ha sottolineato l’importanza della “via del cotone”. L’alternativa strategica alla “via della seta”.
(da La Repubblica)
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