A DICEMBRE TORNA L’IMU MASCHERATA: SI PAGHERA L’ACCONTO SULLA SERVICE-TAX
ALLARME PER LA TENUTA DELLA FINANZIARIA
Scatta la mossa del governo sull’Imu, che torna a dicembre in forma mascherata, come acconto della “service tax”.
Il Tesoro è a caccia di 3 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva previsto a ottobre ma l’operazione-maquillage della tassa sulla casa dovrebbe arrivare a novembre.
E al Quirinale adesso scatta l’allarme. A rischio la tenuta sulla legge finanziaria. Consultazioni del presidente Napolitano con i segretari Alfano ed Epifani mentre il Pdl minaccia di nuovo una crisi.
Al Quirinale l’allarme è massimo.
La barca del governo sta sbandando pericolosamente sotto i colpi del Pdl e del Pd.
Tanto che Napolitano, in vista dell’appuntamento di venerdì con il Consiglio dei ministri, chiamato a varare un maxi decreto da oltre tre miliardi di euro, ha deciso di intervenire in prima persona. Prima che salti tutto.
Anche perchè, come se non bastasse la questione Iva a terremotare il quadro politico, anche la partita dell’Imu è di nuovo tutta aperta.
Con ripercussioni imprevedibili sul governo
«Sarà la prima legge di stabilità , dopo anni, scritta in Italia e non a Bruxelles. Tutti – ha predicato Enrico Letta in una riunione con i ministri prima di partire per New York – dovrebbero averne consapevolezza».
I prossimi giorni saranno decisivi per capire se sarà possibile ricucire un minimo di intesa fra le forze politiche. A questo appunto si è applicato Napolitano.
Con l’appello pubblico di due giorni fa. E con le consultazioni informali organizzate ieri, quando ha chiamato al Quirinale prima Angelino Alfano, poi Dario Franceschini e infine Guglielmo Epifani.
Un giro d’orizzonte per stringere i bulloni della maggioranza e avere assicurazioni sul cammino non accidentato del decreto con la correzione dei conti pubblici.
Non a caso, dopo il colloquio con Alfano, dal Colle filtra che l’oggetto del faccia a faccia è stato «l’impegno delle forze politiche per la continuità dell’attività di governo». Evidentemente non più scontata.
Un impegno che tuttavia il segretario del Pdl ha potuto prendere solo in parte
Berlusconi – è stato il ragionamento del vicepremier – non intende far cadere il governo. «Ma nessuno è in grado di dire quanto regge». In ogni caso, dopo l’udienza al Quirinale, Alfano è andato subito a riferire al Cavaliere l’invocazione di Napolitano a favore della stabilità . Trovandolo però più impermeabile del solito. Anzi, ai piani alti del Pdl si ricomincia di nuovo a parlare di elezioni, con una data possibile individuata nel 9 di marzo
Fibrillazioni che non aiutano palazzo Chigi, alle prese con un decreto monstre da oltre tre miliardi di euro: 1 per congelare l’aumento dell’Iva, 1,6 per rientrare sotto il 3% del rapporto deficit/ Pil e un altro mezzo miliardo per rifinanziare le missioni militari all’estero.
I tecnici di Saccomanni hanno lavorato tutto il week-end e finalmente lunedì le coperture sono state trovate ed esaminate in una lunga riunione con alcuni ministri di Pd e Pdl. Ma ancora manca l’accordo politico.
Epifani avrebbe chiesto al capo dello Stato che si apra un tavolo per mettere in chiaro tutte le cose da fare, dall’Iva alla seconda rata dell’Imu, alla Cig, perchè «i soldi si sa sono pochi, e i tagli stavolta vanno fatti con equità ». Insomma, tutt’altro che un sostegno incondizionato al governo
Tirato da una parte e dall’altra, con la scadenza fatidica della decadenza di Berlusconi che si avvicina, il premier stavolta è consapevole di giocarsi il tutto per tutto.
Raccontano che avrebbe in mente di giocarsi la carta di un documento politico da far sottoscrivere a tutti i partiti della sua maggioranza strana.
Per rendere ancora più pesante la responsabilità degli “azionisti” del governo, Letta ha messo alla frusta i suoi ministri.
Il progetto è quello di affiancare alla legge di Stabilità un pacchetto di mischia di 8-10 disegni di legge «collegati».
Un vero e proprio «nuovo programma di governo», centrato sulla crescita economica, per la fase due che dovrebbe aprirsi a gennaio 2014, se l’esecutivo riuscirà a svalicare l’anno. I «collegati » infatti godono di una corsia preferenziale in Parlamento, sono una via di mezzo tra un decreto e un normale (e incerto) disegno di legge.
I parlamentari devono sottostare a regole più rigide per gli emendamenti e comunque la sessione di Bilancio garantisce che vengano esaminati e approvati celermente. Entro la fine dell’anno. Se questa è la scommessa di Letta, le premesse perchè vada a buon fine non sono tuttavia incoraggianti.
Nonostante il sostegno decisivo di Napolitano, la maggioranza infatti ormai è allo sbando. Pd e Pdl si comportano in Parlamento come nemici.
Ieri alla Camera è saltato l’accordo sul finanziamento pubblico dei partiti mentre al Senato sono volate parole grosse nel vertice tra Schifani e Brunetta da una parte e i capigruppo di Pd e Scelta Civica dall’altra. Oggetto del contendere: la presidenza della commissione antimafia. Scintille anche sul decreto cultura, con Sandro Bondi che ha dichiarato il suo voto contrario, seppur a titolo personale.
Un antipasto di opposizione.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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