A GALLARATE “FUTURO E LIBERTA'” SI ALLEA CON LA LEGA, INSORGONO I MILITANTI FINIANI: “QUALCUNO SI E’ VENDUTO PER UNA POLTRONA”
FUORI DA FLI CHI FA ALLEANZE CON I RAZZISTI E CON CHI “COL TRICOLORE SI PULISCE IL CULO”….FUTURO E LIBERTA’ DEVE AVERE UN’UNICA PREGIUDIZIALE: “MAI CON LA FECCIA LEGHISTA”…E SE A ROMA QUALCUNO PROTEGGE CERTI MANUTENGOLI LOCALI, TORNI PURE AD OCCUPARE LA POLTRONA CHE SILVIO GARANTISCE AI SERVI
«Lega becera, arrogante, che conserva nello Statuto come articolo unico la secessione. La Lega che vuole la Padania fuori dall’Italia e l’Italia fuori dall’Europa. E con Castelli che dichiara che non possiamo sparare agli emigranti…per ora. Non possiamo accettarlo, noi non vogliamo essere un supporto per i politicanti della Prima Repubblica che si vendono per una poltrona, ma ci stiamo rendendo conto che l’entusiasmo, lo spontaneismo che ci hanno guidati fin dall’inizio iniziano a essere soffocati da queste logiche di interessi».
Parole dure, quelle espresse in una lunga lettera inviata al Futurista, da parte di una giovane militante di Futuro e libertà .
La notizia che ha spinto un gruppo di giovani a protestare contro la “logica della poltrona”, è stato l’accordo elettorale — stretto a Gallarate, in provincia di Varese — tra la Lega e una lista civica messa in piedi da esponenti “finiani”: un progetto che mira a fare fuori il Pdl in occasione delle prossime elezioni amministrative.
L’accordo sarebbe stato siglato dal consigliere regionale ex An Luca Ferrazzi, responsabile provinciale di Fli, e dal coordinatore provinciale della Lega Stefano Candiani.
Nella lettera, la giovane militante esprime amarezza.
E ricorda quando l’assessore ai servizi sociali di Malnate, Barbara Mingardi, che scrisse su Facebook che “il tricolore va usato come carta igienica” (riprendendo l’ormai celebre invettiva del Senatùr).
O quando in occasione della festa della Repubblica il 2 giugno, in presenza del ministro Maroni l’inno d’Italia venne sostituito da “la gatta” di Gino Paoli, per un “evento totalmente a carico dei contribuenti italiani”.
“La società civile rientra nei ranghi, torna a non credere più che il presidente Fini aveva teso loro una mano. Questa politica non gli piaceva prima, e continua a non piacergli”, dice sconsolata.
Questa vicenda merita una riflessione.
Mentre in Fli sta prendendo corpo, in varie parti d’Italia, una base giovanile militante e “futurista”, proiettata verso nuovi obiettivi e rinnovate metodologie operative, è innegabile che all’interno del partito permangano le incrostazioni della vecchia politica.
Personaggi che, anche a livello nazionale, non perdono occasione di richiamare il Fli al presunto dovere di fedeltà a quella fogna a cielo aperto che è l’alleanza affaristico-razzista tra Pdl e Lega.
Personaggi che rappresentano solo le quinte colonne del “gran puttaniere” e di quella congrega che ha sputtanato la destra italiana a livello internazionale, con conseguenze che la destra pagherà per anni.
Un piede dentro a Fli e uno quotidianamente fuori, costoro non contano un cazzo a livello interno, ma ogni giorno stilano pagelle su ciò che è permesso e ciò che non sarebbe opportuno.
Neanche qualcuno gli avesse riconosciuto una laurea honoris causa sui valori della destra italiana.
Perchè se avessero solo seguito la prima lezione del teorico corso dell’ateneo in questione, avrebbero appreso che una destra vera non può avere nulla a che fare con puttanieri, inquisiti, corrotti, razzisti e secessionisti.
Questa è l’unica pregiudiziale che dovrebbe avere Fli nella ricerca delle alleanze alle prossime amministrative: se Terzo Polo deve essere, si abbia la coerenza di presentarsi sempre come tale.
Qualche poltrona in meno poi, non potrà che fare bene, scremerà la classe dirigente del partito e allontanerà chi pensa di ricavarne qualche beneficio, monetizzando la sua scelta.
Che da Roma qualcuno scelga: o si rappresenta la base o il furbetto del quartierino gallaratino.
Se poi a qualcuno la cosa dà fastidio, può sempre togliere il disturbo.
Possibilmente prima di essere accompagnato alla porta con metodologie meno raffinate.
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