A GRANATA RADDOPPIANO LA SCORTA, MA I CECCHINI SONO NEL PDL
LA MAFIA MINACCIA FABIO PER LA SUA DENUNCIA CIVILE CONTRO LA CRIMINALITA’ E LE COLLUSIONI CON IL POTERE POLITICO, MA NEL PDL I QUAQUARAQUA’ SI PREPARANO PER L’ESECUZIONE A CURA PROBIVIRI… SI PERSEGUE CHI DIFENDE LA LEGALITA’, NON CHI GIUDICA MANGANO EROE
Qualcuno non ha digerito il fatto che Fabio Granata, deputato finiano siciliano e vicepresidente della Commissione antimafia, sia riuscito a ottenere sostanziali modifiche al decreto contro le intercettazioni, inizialmente proposto dal governo, ristabilendo norme a tutela dell’azione dei magistrati antimafia.
Qualcuno non perdona a Fabio di aver sostenuto che “all’interno del governo, alcuni atteggiamenti hanno oggettivamente ostacolato l’attività della magistratura”.
E come in un film già visto, ecco convergere due operazioni stranamente coincidenti: da un lato in Sicilia qualche “avvertimento” ha portato a dover raddoppiare in questi giorni la scorta a Granata, circostanza non resa pubblica, dall’altro si leva a Roma, nel Pdl, un concerto di voci coordinate tra loro contro il giovane deputato siciliano all’insegna della presunta pidiellina indignazione per aver sostenuto fatti peraltro noti a tutti.
Ecco La Russa, uno dei tre coordinatori nazionali, intimargli: “Chieda scusa oppure lasci il partito”.
Ecco le sue parole: “Dico all’amico Fabio Granata: o dici nomi, cognomi o almeno dai indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia, e in quel caso io non potrei stare un minuto di più nel governo se una cosa del genere fosse vera, oppure tu chiedi scusa o lasci il partito”.
Frattini si dice indignato, Lupi parla di probiviri, si sveglia persino l’ex sociale Alemanno che una volta si buttava contro l’auto di Bush padre ora preferisce quella di Tremonti: “ho sentito quanto ha detto Granata contro Mantovano, un membro della nostra comunità . Io credo che siano necessarie due cose: primo che Fini e tutti coloro che hanno intenti costruttivi prendano le distanze da Granata ma credo anche, e mi duole dirlo, che sia tempo che Granata vada a farsi un giro fuori”.
Ma Fabio non sta zitto e replica.
“Non ho davvero nulla di cui scusarmi – dice – perchè le verità che ho detto sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella (se esiste) dei probiviri del Pdl, dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino”.
Poi, nel merito, aggiunge: “La Russa continua a strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate da me portate avanti nel contesto della Commissione Antimafia e che erano riferite all’inopinata negazione da parte della Commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile da ben tre Procure sulla questione delle stragi del ’92”.
E ancora: “Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo, colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi”.
“Poi – conclude – mi riferisco anche ad un ddl sulle intercettazioni, difeso con forza dal governo in una stesura originale che, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche ambientali, avrebbe indebolito lo strumento più importante per le indagini di mafia, se non fosse intervenuta la nostra volontà radicale di modificarlo. E alle decine di attestazioni di stima e solidarietà , anche da parte di esponenti del governo, dopo una condanna a sette anni a Marcello Dell’Utri per associazione mafiosa e dopo la sua ennesima proclamazione ad ‘eroe’ di un mafioso conclamato come Mangano”.
E’ evidente che si cerca di colpire Granata per colpire Fini, ma di questo parleremo in altro articolo, restiamo nel merito: per quale motivo Granata dovrebbe essere deferito ai probiviri?
Già il termine fa sorridere: chi sono in realtà gli uomini probi, in questa vicenda?
Chi sono gli onesti?
Chi difende la legalità e chi invece i compagni di merende?
Sentir dare del quaraquaqua a Granata, che vive sotto scorta come un magistrato in prima linea, da parte di chi ha fatto aria con la bocca per tutta la vita , intento solo a rendere servigi al sovrano è davvero il colmo della misura.
Tutto quanto ha sostenuto Granata è provato da dichiarazioni e atti parlamentari: dalla mancata protezione a Spatuzza, nonostante lo richiedessero tre procure, ai tentativi di porre dei limiti all’operato delle procure in tema di intercettazioni, dai falsi dossier contro Caldoro alle accuse di associazione a delinquere e associazione segreta a Verdini, da quelle di collusioni mafiose a Cosentino alle dichiarazioni contro i imagistrati antimafia da parte di esponenti del Pdl.
Nel Pdl si persegue chi difende la legalità , non chi giudica Mangano un eroe e si porta sulle spalle una condanna in appello a 7 anni per reati connessi alla mafia.
Altro che deferimento al collegio dei probiviri, nel Pdl occorrerebbero degli uomini probi.
Questo chiede l’elettorato di centrodestra, non i cecchini sui tetti pronti a fare di Granata un “morto che cammina”.
Perchè quando si persegue il tentativo di fare terra bruciata intorno a un esponente politico della cultura antimafia, la storia ci insegna quale è stato il passo successivo.
E pensare che una volta la difesa della legalità era patrimonio comune della destra.
A cominciare dalle indimenticabili battaglie di Beppe Niccolai: altri uomini, altra statura morale, altri valori.
Non erano ancora i tempi del “ciarpame senza pudore”.
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