A GUBBIO FINI ATTACCA E CHIEDE RISPETTO: MA NEL PDL CI SONO PIU’ LUPI CHE SANTI
“STILLICIDIO CONTRO DI ME, BASATO SU TRE IPOTESI: CHE SONO FOLLE, CHE SONO UN COMPAGNO TRAVESTITO O CHE ASPIRO A FARE IL CAPO DELLO STATO”… “NEL PDL NON SI DECIDE E DISCUTE MAI NULLA: IL PARTITO NON E’ UN ORGANIGRAMMA, OCCORRE USCIRE DALL’IMMOBILISMO, CON LA LEGA SI DEVE DISCUTERE”… “DA UN PAESE CIVILE PRETENDO IL RISPETTO DEI BAMBINI E DEL DIRITTO D’ASILO. L’IMMIGRAZIONE NON E’ UN PROBLEMA DI SICUREZZA”
E’ assai duro l’intervento del presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla scuola di formazione del Pdl, in quel di Gubbio, città dove nel 1.206 un lupo ferocissimo pare sbranasse uomini e animali.
Si narra che san Francesco si avviò verso la foresta per incontrarlo, sconsigliato dai cittadini terrorizzati. Il lupo si fece avanti digrignando i denti, Francesco lo benedì e lo invito’ a fermarsi a un passo da lui.
Il lupo obbedì e Francesco gli disse: “So che sei cattivo perchè hai fame, io parlerò con questa gente perchè ti dia da mangiare e tu diventerai buono: sei d’accordo?”. Il lupo annuì e in segno di pace gli diede la zampa. Da quel giorno visse in mezzo a tutti.
Non sappiamo se la platea che ieri ha ascoltato le parole di Fini avesse la sensibilità del lupo, sicuramente troppi nel Pdl sono più lupi che santi.
Certamente Fini non è un tipo che meriti la beatificazione, ma qualche parola di buon senso ieri l’ha detta a un auditorio abituato a discutere più di feste conviviali a Palazzo Grazioli che di politica.
Vediamo nel dettaglio.
Fini è partito all’attacco: “Contro di me è in atto uno stillicidio, non è degno il dibattito in un partito con accuse continue contro di me, basate su tre ipotesi: che sono folle, che sono un compagno travestito, che aspiro a fare il capo dello Stato. Chiedere democrazia interna non rappresenta un reato di lesa maestà . Dal 27 marzo ad oggi nel Pdl non si è deciso nulla, il partito non è un organigramma, serve dibattito interno, un cambio di marcia”.
Analisi che condividiamo, salvo ricordare che quanto sta accadendo ora nel Pdl è la medesima cosa che è accaduta per anni in An, dove proprio Fini ha impedito qualsiasi dissenso, arrivando a ritenere superflui persino i congressi, creando una dirigenza omologata, cercando l’intesa di vertice coi colonnelli piuttosto che un dibattito con la base.
Prendiamo atto che ora ha cambiato idea, ma sarebbe stata opportuna una seria autocritica. Condividiamo appieno il secondo passaggio: “Se in un barcone di clandestini c’è un bambino o una donna incinta che sta per partorire e viene rimandata in un Paese dove c’è un dittatore che la manda a morte, la sussistenza del diritto di asilo la pretendo da un Paese civile. La questione degli immigrati non può essere affrontata come un problema di sicurezza, come dice la Lega, ma in modo globale”.
E sottolineiamo che questo è “un parlare di Destra”, a scanso di equivoci.
La destra è solidarietà e civiltà , rispetto dei deboli e umanità , accoglienza e giustizia sociale.
Chi delinque va punito, ma dopo che commette un reato, non per il colore della pelle o la provenienza.
Non esiste una “destra razzista”, esistono dei fomentatori di odio che solo creando un nemico possono assicurarsi una poltrona ben remunerata.
Ma esistono leggi contro l’istigazione all’odio razziale, basterebbe applicarle e gente abituata a passare dalla casa pignorata a essere milionari state tranquilli che abbasserebbe i toni.
Altra cosa è individuare ed espellere i criminali, ma per farlo occorre dotare le forze dell’ordine di mezzi adeguati, non tagliargli i fondi di 3 miliardi di euro.
Continua Fini nella sua analisi: “Con la Lega occorre discutere, avanzare proposte, mediare, nel Pdl occorre confrontarsi e anche votare, è indispensabile per far radicare il partito e per farlo crescere, guai a accontentarsi dei plauditori di Berlusconi che poi alle spalle ne parlano male”.
Qua Fini ha ragione, ma dimentica alcune sue precise responsabilità : la fusione a freddo decisa senza dibattito interno in An, oggi ben diversa sarebbe la manovrabilità se la fusione non fosse mai stata fatta e An avesse conservato le 14.000 sezioni sul territorio e una classe dirigente motivata nel “fare politica”.
Le sortite della Lega sarebbero smascherate sul territorio, palmo a palmo, fino alle conseguenze estreme. Chi persegue una politica razzista, persino nei confronti del Sud, non ha nulla a che fare con una destra sociale e moderna.
Non ci stanno? Fuori dai coglioni e andiamo a votare, poi vediamo come finisce. La Lega, se incalzata, finisce al 4%, con la classe dirigente che si ritrova, altro che Feltri, basterebbe fare conoscere chi sono, invece che fare i risottini il lunedi ad Arcore.
Basterebbe governare bene, invece che fare il “sono meglio di superman”.
Basterebbe che il Pdl avesse una classe dirigente di militanti politici disinteressati invece che un’armata Brancaleone più attenta ad apparire che ad essere.
Ultima considerazione di Fini: “Mai, mai, mai dare l’impressione di non avere a cuore la legalità e la verità , non dobbiamo lasciare mai il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare la verità sulle stragi di mafia: si possono riaprire le indagini anche dopo 15 anni, non si deve avere paura della verità , se non si ha nulla da temere”.
Condividiamo e aggiungiamo che non a caso Paolo Borsellino, da uomo di destra, non è arretrato davanti alla mafia, sacrificando anche la sua vita per uno Stato che non meritava un uomo come lui. Un uomo di destra sta con lo Stato, sta con le istituzioni, senza se e senza ma.
Anche quando viene abbandonato dallo Stato. Questo ha insegnato Paolo a tanti giovani del sud.
Il centrodestra deve ritrovare innanzi tutto una linea etica, ritornare a discutere, azzerare portavoce e veline, lecchini e portaborse, dalla periferia fino al vertice.
Isolare Fini non serve quando ci si isola dal popolo italiano e si punta solo sulla debolezza dell’opposizione per restare al potere.
Non vogliamo un Pdl nè di lupi nè di pecoroni, ma di gente con le palle e con il cervello a posto.
Leave a Reply