A NORCIA ARRIVANO LE “TENDE SOCIALI”
RICOVERI A TEMPO DOPO LE PROTESTE DEGLI ABITANTI CHE NON VOGLIONO LASCIARE IL PAESE… I DUBBI DELLA PROTEZIONE CIVILE SULLA RESISTENZA DEGLI SFOLLATI
Automobili con dentro tre, quattro persone avvolte nei piumoni e nelle coperte. Camper dove le famiglie hanno dormito in cinque davanti casa.
La resistenza degli abitanti di Norcia, che non vogliono lasciare il paese, ha convinto la Regione e il Comune ad allestire quelle che vengono chiamate “tende sociali” o “tende collettive”
Non sono delle tendopoli, guai a dirlo, nè delle soluzioni che avranno durata lunga. Anzi, secondo quanto viene spiegato anche dal vice presidente dell’Umbria, Fabio Paparelli, si tratta di un compromesso che permette a chi non vuole salire sui pullman, diretti negli hotel sul lago Trasimeno, di restare a Norcia “per qualche giorno, non di più”. In pratica fino a quando gli stessi abitanti saranno costretti dal freddo e dalle esigenze ad andare via e ad accettare di andare negli alberghi.
E in ogni caso i posti disponibili sono non più di duecento dislocati in due diversi punti.
Queste tende sociali sarebbero in realtà dei centri di aggregazione, spiega la Protezione civile, dei luoghi dove pranzare ma “per la notte vengono posizionate delle brande e la popolazione che non vuole andare in albergo può riposare”.
I numeri sono stratosferici e spaventosi. Potrebbe essere il sisma con il maggior numero di sfollati poichè le persone coinvolte dal sisma del 30 ottobre sono oltre 100 mila.
Gli abitanti considerati assistiti dalla Protezione civile per adesso sono 15 mila. Ma con il passare delle ore il numero crescere.
Solo nelle Marche la Regione ha parlato di 25 mila persone che avranno bisogno di assistenza. Questo non vuole dire che tutte andranno in albergo, molti sceglieranno altre soluzioni e il sussidio.
Insomma, è ancora tutto in divenire e si attende il Consiglio dei ministri del pomeriggio per aver le idee più chiare. Intanto scene di rabbia e desolazione, dopo quelle di ieri, sono ricominciate questa mattina all’alba, al sorgere del sole quando la popolazione ha lasciato le proprie macchine o le tre tende che erano state montate dopo il sisma del 26 ottobre e si è messa in fila davanti la tenda dell’Anpas per la colazione, caffè, tè e biscotti. Volti segnati dalla paura e dalla stanchezza.
“Dopo questa notte andrete in albergo?”, chiedono i volontari. “Rimaniamo, ci mancherebbe che non rimaniamo, duri a morire, noi abbiamo la capa tosta”, risponde Giuseppe Civitenga. Una donna, piumino blu, lascia la tenda insieme alle tre sue figlie: “È dura, fa freddo. Tutti ci chiedono perchè non andiamo in albergo ma il nostro paese è qui. Non è un albergo”.
Le persone vanno avanti in un continuo vagabondare tra la noia e la voglia di salvare le proprie aziende. “Abbiamo la stalla inagibile dal 24 agosto e nessuno ha fatto nulla”, dice una ragazza mentre attende che i vigili del fuoco la portino a casa per recuperare un po’ di vestiti ma soprattutto le medicine per la mamma perchè a Norcia anche la farmacia ha dovuto abbassare la saracinesca.
Il centro operativo è un via vai di abitanti afflitti, di mamme con in braccio i figli, che chiedono assistenza.
“Diamo la possibilità di dormire nelle tende comuni, così per esempio – spiega il vicepresidente Paparelli – un capo famiglia può restare qui a presidiare il territorio mentre il resto della famiglia soprattutto i figli possono andare negli hotel”. ‘Presidiare’ inizia ad essere la parola che rimbomba tra gli abitanti mentre cresce la paura degli sciacalli.
Le scosse non danno pace agli abitanti già provati da due mesi di tormento e le mura della città franano sempre di più, l’asfalto stradale sprofonda attorno a un paese che forse non ripartirà mai e che adesso spera nell’arrivo dei moduli abitativi provvisori. Ma nella migliore delle ipotesi bisognerà aspettare aprile.
(da “Huffingtonpost“)
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