A PESARO SI E’ DIMOSTRATO IL BLUFF DI SALVINI: SOLO CHIACCHIERE E DISTINTIVO ABUSIVO DELLA POLIZIA
SE VIENE UCCISO DAI KILLER UN FAMILIARE DI UN COLLABORATORE DI GIUSTIZIA “SOTTO PROTEZIONE”, IN UN PAESE CIVILE IL MINISTRO DEGLI INTERNI RASSEGNA LE DIMISSIONI E TORNA A CASA
Undici mesi e un centinaio di km. Tanto passa dall’omicidio di Pamela che segnò, complice la pronta ed efficace reazione all’efferato delitto della 18enne romana, l’inizio dell’ascesa dell’uomo d’ordine Salvini, all’agguato di Natale al fratello sotto protezione di un importante pentito di ‘ndrangheta, la prima vera falla del sistema Salvini da ministro dell’Interno.
Undici mesi e un centinaio di km in cui corre tutta la traiettoria del leader della Lega che, era il 1° febbraio 2018, a circa un mese da elezioni che dovevano terremotare il sistema politico italiano (e non solo), non esitò a usare termini durissimi definendo le violenze sulla povera tossicomane “omicidio di Stato” e ad attaccare veementemente la sinistra buonista e “con le mani sporche di sangue”.
Linguaggio crudo e immediato, che segnò la svolta comunicativa e politica del già vivace leader con la felpa e che, nonostante la vendetta dell’ex candidato leghista Traini, portarono a Macerata proprio la Lega a cifre da capogiro, prefigurando localmente la inesorabile crescita nei consensi nel quadro nazionale.
Undici mesi e un centinaio di km dopo, superate le elezioni, mesi di polemiche sui migranti, porti e navi, crisi di coppia, attacchi a intellettuali, magistrati (sui 49 milioni), sostegno alla legittima difesa, promesse più o meno mancate su flat tax e abolizione della Fornero… tutto in diretta social grazie alla celebre e famigerata ‘Bestia’ con un’unica costante – Salvini che sale nel gradimento (a parte qualche scricchiolio nel suo Nord) – è un altro delitto, di tutt’altra matrice, a macchiare la blusa da uomo forte dello Stato.
Non un delitto da poco.
Il 51enne lasciato sul selciato con oltre venti bossoli la sera di Natale in un’altra tranquilla cittadina della nostra esplosiva provincia è il fratello di un importante collaboratore di giustizia, Biagio Girolamo Bruzzese di Rizziconi (Reggio Calabria). Come tale, la vittima, Marcello Bruzzese, viveva con moglie e due figli sotto protezione in un appartamento del centro storico di Pesaro pagato proprio dal Viminale. Se, come sembra, si tratta di un’esecuzione della ‘ndrangheta, sarebbe per il ministero dell’Interno un colpo serio da assorbire e gestire.
Considerato anche che, a caldo, non ha aiutato l’errore social dello stesso Salvini, che ha postato la colazione di Santo Stefano a base di pane e nutella, creando non poche polemiche e sconcerto
Per il ministro che ha promesso “di cancellare le mafie dal Paese”, la gestione delle protezioni di testimoni e vittime è stata nervo scoperto – sintesi simbolica è la polemica infinita con Roberto Saviano – e ora le opposizioni hanno buon gioco a chiedere lumi sul tema, con il capogruppo PD in commissione Antimafia Mirabelli che chiede allo stesso ministro di “venire a spiegare” e l’ex magistrato e presidente del Senato Pietro Grasso che lo invita “a fare meno tweet e a studiarsi di più i dossier”.
Da Macerata a Pesaro, undici mesi e un centinaio di km dopo, il ministro della sicurezza permanente Salvini, ora ha un problema serio da risolvere.
Proprio sulla sicurezza.
(da “Huffingtonpost”)
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