A TESTA ALTA CONTRO LA VIOLENZA
DECINE DI MIGLIAIA ALLA MANIFESTAZIONE DI ROMA CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE
Edda Billi strizza gli occhi per leggere cosa c’è scritto sullo striscione che sta passando e annuisce. Il corteo da via Cavour sta svoltando in piazza dell’Esquilino e lei, classe 1933, femminista storica, sorride soddisfatta. “Sembrerebbe che le donne stanno in silenzio – dice ad HuffPost – e invece ci stiamo preparando perchè ci prudono le mani, come direbbero le ragazze di oggi”.
A loro, calcandosi sui riccioli grigi il cappellino rosso con su stampato l’hashtag in difesa della Casa Internazionale delle donne di Roma, rivolge il suo messaggio. “A quello che ci stanno facendo si può rispondere solo coi nostri corpi, con la voglia di starci – aggiunge – Mi auguro che le giovani si muovano, perchè noi dobbiamo pur passarlo questo testimone. Ma da quello che vede mi pare si stiano muovendo”.
E in effetti di giovani e giovanissimi ce ne sono molti, tra i manifestanti arrivati in migliaia a Roma da tutta Italia per la mobilitazione lanciata da “Non una di meno” per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebra domani.
Vengono da molte città d’Italia, per alcuni è la prima volta. Alice e Matteo Candeloro, per esempio, di Massa Carrara, 20 e 18 anni, non erano neanche mai stati a Roma. Sono venuti con la zia, Graziella, operatrice in un centro antiviolenza. Poche parole, come su Instagram: “Per noi è importante esserci”.
Più loquace Carla, che di anni ne ha 16 ed è venuta in bus da Pisa con Emiliano, suo coetaneo e altri amici. “La violenza maschile sulle donne è un problema molto attuale e con il ddl Pillon ha assunto rilevanza ancora maggiore”, dice allargando le mani.
La protesta contro il disegno di legge presentato dal senatore leghista Simone Pillon per la riforma dell’affido condiviso è un altro cardine della manifestazione, alla quale hanno aderito una delegazione dell’Anpi, collettivi di sinistra, associazioni femministe – diverse gestiscono anche centri antiviolenza in tutta Italia.
C’è anche Laura Boldrini, che ha già manifestato la propria contrarietà al testo del senatore leghista, chiedendone, come i manifestanti di oggi, il ritiro “perchè non è emendabile”.
“Se passa il ddl Pillon le donne non usciranno più dalla violenza”, sospira Marianna Toscani, 27 anni, dell’associazione “Casa delle donne” e Non una di meno di Modena. In gran parte donne, dietro gli striscioni e sotto gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia, ma ci sono pure gli uomini.
“La presenza maschile in questa piazza è importante. Bisogna far capire che c’è una parte non marcia, che non tutti gli uomini considerano le donne come oggetti”, scandisce Emiliano, 16 anni e accento toscano marcato,
Francesco Gullo, invece, di anni ne ha 26 e arriva da Lamezia Terme. Domattina dovrà essere al lavoro di prima mattina, ma ci teneva ad essere qui, racconta riavviandosi la fascia fucsia sui capelli ossigenati. È di Arcigay e, dice: “Non si può manifestare per i diritti degli omosessuali e non per quelli delle donne, ancora tanto discriminate”.
Chiara Domenella – “in arte Oscar”, precisa – 20 anni, è venuta da Forlì: manifesta anche per il riconoscimento dei diritti dei migranti. “Sono una minoranza e vanno tutelati”, sorride, agitando per aria un cartello giallo con su scritto “Loro taxi del mare? Voi, taxi del male”.
“Noi pratichiamo la liberazione di tutte le soggettività , una liberazione antagonista a un sistema patriarcale/pastorale fondato sulla violenza su tutti i viventi”, spiega Beatrice Del Monte, 30 anni, di “Seminaria”, gruppo di Non una di meno per il transfemminismo, ecofemminismo e antispecismo. Intanto, da un tir allestito a palco mobile, rimbombano slogan e inviti a combattere contro “il patriarcato di cui siamo vittime. Noi non vogliamo pensarci come vittime, ma come guerriere che alzano la testa e guardano avanti”.
“A un certo punto è come se ci si dovesse svegliare e per noi il momento è arrivato. Non possiamo più sopportare l’attacco che ci stanno sferrando”, dice Sara Sapio, che Sila dietro lo striscione di “Dire – donne in rete contro la violenza”, l’associazione che gestisce oltre ottanta centri antiviolenza in Italia. Si protesta anche contro il Governo e quello che le attiviste della Ong “Differenza donna” hanno definito “un attacco alla legge 194”. Susanna Chiulli, per la “Rete della conoscenza” degli studenti universitari e delle scuole superiori, rivendica “il diritto delle donne ad abortire, a vestirci come ci pare per un tirocinio”.
Risuona il grido “Ma quale Stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido io”. Poco più in là Esther Steiner abbraccia la figlia, di nove anni. È austriaca, ha 43 anni, da 4 è a Roma. Guarda la sua bambina e sorride: “È l’età giusta per cominciare a manifestare per rivendicare i nostri diritti”. Il passaggio del testimone di cui parlava Edda Billi potrebbe essere iniziato.
(da “Huffingtonpost”)
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