“ABBASSARE I TONI”: E SE A DESTRA SI DESSE L’ESEMPIO?
AL “CONFRONTO CIVILE” SI TORNA SIA EVITANDO LE FRASI DA GUERRA CIVILE DI DI PIETRO, MA ANCHE IL KILLERAGGIO DE “IL GIORNALE”… NON SI PUO’ ACCUSARE TUTTO IL MONDO DI COSPIRAZIONE PER MASCHERARE LE PROPRIE DEBOLEZZE…. SI INIZI NON SPECULANDO SULL’ATTO DI UNO SQUILIBRATO
C’è chi scrive per unirsi al coro e meritarsi una gratifica natalizia: facile dire cose scontate in questa Italia divisa a metà tra una imitazione della destra e una della sinistra.
Sembrano talvolta prodotti made in China, marchi contraffatti di una politica dove gli appelli al “confronto civile” di Napolitano e di Fini vengono “recepiti” da entrambi di schieramenti come se l’auspicio fosse solo rivolto all’altro contendente.
A scuola si usava ingenuamente giustificarsi sostenendo “ha iniziato prima lui”, in politica vale lo stesso principio, ma con una buona dose di malafede. E’ quanto stiamo assistendo in questi giorni, dopo l’inqualificabile aggressione al premier ad opera di uno squilibrato e convalida la nostra tesi.
La solidarietà costa poco e si spende in abbondanza, la coerenza e una analisi anticonformista crea inimicizie pericolose.
Leggiamo su “Libero” di stamane: “In Italia si respira guerra. E’ colpa dei compagni. Monta l’odio politico e a fomentarlo è da mesi una opposizione che ha scatenato contro Berlusconi una caccia all’uomo senza precedenti”.
Se questa è la ricerca del “confronto civile” andiamo bene.
Dalla’altra parte Di Pietro ha parlato di un “premier che istiga alla violenza” e la Bindi ha accusato il premier di essere “l’artefice di un clima violento che si respira nel Paese”.
Pensiamo che ogni schieramento dovrebbe iniziare a farsi un bell’esame di coscienza, se avesse veramente a cuore le sorti della nostra nazione, perchè creare una perenne delegittimazione dell’avversario, usare un linguaggio truculento, chiamare a raccolta le truppe come se si dovesse andare a combattere la madre di tutte le battaglie non giova all’unità delle future generazioni.
Chi vince deve avere rispetto di chie perde, sempre, soprattutto quando è chiaro che l’Italia è divisa a metà e nessuno ha tagliato il traguardo con distacco, ma solo in volata con un rush finale: mettiamocelo bene in testa.
E chi ha vinto, non ha mai vinto per meriti suoi, ma per demeriti altrui, non a caso Prodi e Berlusconi si sono alternati, come se il popolo italiano scegliesse non il meglio, ma il meno peggio.
Come d’altronde è sempre avvenuto in passato, basti ricordare quando Montanelli invitava a votare “turandosi il naso”.
Per chi sta a destra da una vita il primo obbligo morale e di guardare in casa propria, anche se ciò darà fastidio a qualcuno.
L’orto di casa propria non è sempre il più bello e certamente non è immune da colpe, l’orto del vicino lo esaminino chi ne ha la proprietà , possibilmente con la stessa nostra onestà intellettuale.
Il clima di odio e di contrapposizione, siamo sicuri che non abbia “cattivi maestri” anche nel centrodestra?
Sono anni che sentiamo Bossi insultare meridionali e immigrati, parlare di secessione e di “padani pronti a prendere il fucile” e nessuno ha mai chiamato nè palazzo di giustizia nè il reparto di psichiatria.
Il Pdl ha sempre parlato di “folklore padano”, minimizzando le conseguenza non certo belliche, ma quelle culturali e sociali, ben più pericolose, di instillare e legittimare un “odio latente” nei confronti dei “diversi”, utilizzando e amplificando le paure a fini elettorali.
Mettere in circolo tesi xenofobe o secessioniste non è solo contrario alle leggi, ma crea conseguenze alla lunga pericolose, perchè dà una patente di legittimità a qualche imbecille.
Passiamo a tempi più recenti, luglio 2009, cambio della guardia alla direzione de “il Giornale”: se ne va Mario Giordano che nel corsivo di commiato dice chiaramente di non essere disponibile ad avallare una “linea aggressiva” che tracima sugli scandali personali.
Arriva Feltri e inizia il killeraggio verso amici e nemici, veri o presunti.
E’ chiaro che qualcuno l’imput glielo ha dato, salvo poi trincerarsi verso “non condivido quello che ha scritto”, nei casi più gravi.
Ricordiamo il caso Boffo, accusato di nefandezze, costretto a dimettersi dalla direzione dell’Avvenire, salvo poi ammettere di essersi sbagliati nel pubblicare certi documenti.
Pensiamo agli attacchi quotidiani a Fini, a Casini, accusati anche loro di essere quasi i mandanti morali di Tartaglia.
E ancora: se Granata o la Perina presentano un disegno di legge per dare qualche diritto agli immigrati, giù pagine di critiche feroci e inviti a “togliersi dalle palle”.
E aggiungiamo: i toni di certi esponenti politici del Pdl sono troppo spesso fuori dalle righe, il Tg1 è peggio dei Tg di regime ai tempi dei monocolori Dc, il continuo accusare l’opposizione o la magistratura di bloccare l’azione di governo è insussitente, sia perchè l’opposizione quasi non esiste, sia perchè i giudici, se qualcuno non gli desse elementi, avrebbero poco da intervenire. Certo a sinistra esistono attegiamenti che richiederebbero altrettante righe per essere stigmatizzati, non a caso sono stati penalizzati dagli elettori a suo tempo, ma vogliamo ogni tanto guardare a casa nostra?
E cominciare a fare pulizia di tanti atteggiamenti negativi che non contribuiscono certo a creare un confronto civile?
Lo stesso premier, invece che alimentare l’idea del complotto o di chiedersi “perchè mi odiano?”, avrebbe fatto bene a rimarcare che l’aggressione che ha subito è solo l’opera di uno squilibrato e abbassare i toni, invitanto i suoi a non speculare sulla disgrazia.
Avrebbe dato l’immagine di statista, non di uomo di parte.
E ne avrebbe gudagnato in stima e consensi.
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