ACCREDITI EXPO, BENVENUTI NEL GIRONE DANTESCO
ORE DI ORDINARIA FOLLIA
Lasciate ogni speranza, voi che proverete a ritirare gli accrediti per ‪#‎Expo2015‬. Procedure così erano difficili persino da concepire.
Nella ridente Pero, in una minuscola reception degli uffici Expo, si accalcano giornalisti in attesa del bramato pass.
I preziosi badge sono custoditi nelle segrete dei palazzi. Li recuperano volonterosi addetti stampa che sbucano ogni 10 minuti da una porta antincendio non oliata che emette un sibilo continuo e insopportabile.
Per averli bisogna dire il proprio nome e quello del giornale per cui si lavora a una receptionist (molto gentile, questo va precisato), che a sua volta li scrive a penna su un foglio bianco (sì, proprio così).
Per me, con nome e cognome storpiato dal primo giorno di vita, si aggiunge anche l’aggravante di quello della testata.
Praticamente un giro della morte. Dopo una divertente spelling “con la k? Con la h?. per favore mi scriva tutto lei perchè non capisco. Mi dica quando devo staccare la penna dal foglio. Per essere americana parla bene italiano… ” ne veniamo a capo.
Finalmente posso accalcarmi anche io ai tornelli degli uffici dell’Esposizione Universale in attesa dei miei accrediti.
Ci sono colleghi di grandi agenzie che devono ritirare 50 pass a testa.
Sono lì dall’alba e ancora non hanno concluso. La macchina sembra esserci inceppata. Tutti iniziano a gridare il nome delle loro testate.
Sembra Piazza Affari negli anni ’80, solo che al posto dei titoli ci sono i giornali. All’improvviso sbuca una delle responsabili e dice: “ma no, non avete capito, li cerchiamo per nome , mica per testata. Adesso vi do un foglio a testa e mi scrivete i singoli nominativi che dovete ritirare”.
Ci guardiamo tutti complici, vorremmo scatenare l’inferno, ma l’obiettivo finale non lo permette.
Bisogni andare dritti alla meta. Scriviamo tutti i nomi nostri e dei colleghi per cui abbiamo la delega “mi raccomando in stampatello sennò non capiamo”, c’è persino chi per la tensione dimentica il nome di battesimo di qualche collega e implora “provi con il cognome”.
La situazione migliora e i pass, pian piano, arrivano. Dopo quasi un’ora ho tra le mani il mio prezioso bottino. Forse sono pronta a unirmi alla protesta dei no expo.
(da “Huffingtonpost”)
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