AEROPORTO A CORTINA, L’INUTILE OPERA CHE PIACE A DANIELA SANTANCHE’
PER L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE QUELLA CHE SERVE E’ LA FERROVIA
Sembrava che dopo l’ondata di meme e ilarità scatenatasi a febbraio, l’opera fosse destinata a essere dimenticata per sempre. “A Cortina serve l’aeroporto, per arrivarci è un calvario”, aveva detto allora Daniela Santanchè in occasione di un evento a Belluno, ben prima che si potesse pensare che, solo pochi mesi dopo sarebbe stata nominata ministra del Turismo.
Ma che quella sull’aeroporto non fosse una boutade gli ampezzani lo avevano avuto subito chiaro, dato che era bastata la nomina a far scattare l’allarme sulle Dolomiti.
A ilDolomiti già il 22 ottobre scorso, pochi giorni dopo la nascita del governo, il sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi chiariva senza mezzi termini che l’amministrazione non avrebbe voluto sentir parlare di aeroporto: “Non è un’opera necessaria al nostro territorio”.
E ancora: “Non possiamo permettere che altri decidano eventualmente opere che non sono strategiche”, valutando piuttosto un più piccolo eliporto.
Ma al sindaco e agli ampezzani è andata male, e ne hanno sentito parlare ancora. Il 9 dicembre, in occasione della Cortina fashion week, la ministra ha ribadito la sua visione: l’aeroporto serve, “se vogliamo essere veramente competitivi, nel confronto con altre stazioni sciistiche, come St.Mortiz” accusando altri di non aver capito quanto l’opera fosse necessaria.
Ma in pochi lontano dalle Dolomiti ricordano perché, a Cortina d’Ampezzo, nessuno senta il bisogno di un aeroporto, già proposto dalla Regione nel 2017 e avvallato dall’Enac, ma presto affossato dall’opposizione compatta del territorio, non solo di alcuni isolati ambientalisti.
Due sono i motivi principali di questa opposizione, oltre allo scontato amore per la montagna e i boschi. Il primo è che un aeroporto a Cortina c’era, c’è stato, aperto nel 1962 in località Fiames in seguito al boom turistico seguito alle altre Olimpiadi invernali, quelle del 1956, ma chiuso nel 1976 a causa di un incidente aereo in cui morirono sei persone, a cui ne è seguito un altro del 1967, associato all’aeroporto perché avvenuto nei pressi.
Vennero accertati gli errori umani, ma la situazione logistica dello scalo suggerì anche di lasciar perdere e puntare su altro. Cosa che però è avvenuta solo in parte. Ed ecco che oggi arrivare a Cortina d’Ampezzo è realmente “un calvario” come vorrebbe Santanchè, se sprovvisti di un’auto.
Questo il secondo motivo a giustificare lo scetticismo locale nei confronti della grande opera: la linea ferroviaria Calalzo- Cortina-Dobbiaco ha chiuso nel 1964, e incredibilmente non è mai stata davvero sostituita, obbligando chi scende a Calalzo a proseguire con autobus o mezzi propri. Eppure, la ferrovia non è stata prevista tra le infrastrutture strategiche in vista delle Olimpiadi, nonostante manchi e nonostante il Veneto non sia certo sprovvisto di spazi per il traffico aereo.
Ci sono già l’aeroporto di Venezia Marco Polo, di Treviso, di Verona e, in aggiunta, quello di Bergamo Orio al Serio che consentono di raggiungere l’area da tutta Italia e tutto il mondo, con un traffico di oltre 25 milioni di passeggeri e in costante crescita. Ma tutti questi aeroporti non sono collegati con la rete ferroviaria, che non arriva a Cortina.
Un insieme di elementi che spiega perché a sostenere l’aeroporto ampezzano, insieme a Santanchè, siano rimasti pochi portatori d’interesse, a partire Fabrizio Carbonera della società Cortina Airport, che da anni sostiene il progetto – puntava inizialmente al primo volo nel 2018 – e ribadisce di essere sicuro che l’aeroporto porterebbe “20 milioni l’anno”, vedendoci “un’occasione, come è avvenuto in Costa Smeralda” e definendo la polemica “faziosa e lesiva soprattutto nei confronti di Cortina”.
Ma il paragone con altri aeroporti nati per aprire le porte al turismo di massa nasce spontaneo e non tiene conto dell’attuale crisi climatica e delle diverse condizioni ambientali. E soprattutto Cortina sembra avere altre priorità, come chiarito dal sindaco: “Non si può mettere a ferro e fuoco Cortina, ok i cantieri ma poi il territorio deve restare attrattivo e vivibile per i residenti”. La politica nazionale pare dovrà farsene una ragione.
(da Il Fatto Quotidiano)
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