AL CAPITONE, GASATO DOPO L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO OPEN ARMS, NON DISPIACEREBBE TORNARE A FARE IL MINISTRO DELL’INTERNO
LA STRADA SI APRIREBBE SE PIANTEDOSI DOVESSE CANDIDARSI A PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA NEL 2026. MA GIORGIA MELONI NON È AFFATTO CONVINTA… E TAJANI È PREOCCUPATO DALL’ATTIVISMO DI SALVINI IN FUNZIONE ANTI-TOGHE
Qualcuno, probabilmente, e cinicamente, sperava in una condanna: in quel modo Salvini avrebbe potuto montare la grande operazione di propaganda anti-giudici. Era stata preparata anche una manifestazione alla Camera, in caso di sentenza negativa. Ma venerdì sera, tra una dichiarazione di voto e l’altra, i leghisti che si ritrovano alla buvette sono soddisfatti ugualmente.
Poco prima del voto finale al bancone del bar di Montecitorio ci sono i leghisti Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant’Anastasia (Catania) e noto per aver rivelato a Salvini il nome della giudice Iolanda Apostolico in piazza contro le politiche anti-migranti, il vicesegretario Andrea Crippa e il coordinatore della Lega in Campania, Giampiero Zinzi.
Scherzano ma fanno una analisi dopo l’assoluzione di Salvini. “Be’ adesso, dopo l’assoluzione di Matteo, dobbiamo risalire almeno un punticino nei sondaggi, anche sugli altri…”, dice Carrà rivolto ai colleghi. Ovvio che, pur senza dirlo apertamente, il riferimento del deputato leghista è agli alleati di centrodestra, a partire dalla premier Giorgia Meloni che in questi anni gli ha rubato proprio il tema dell’immigrazione.
“Un punto? – replica Crippa – speriamo anche due…”. Che il leghista voglia sfruttare politicamente l’assoluzione lo si è capito anche ieri. Prima ha sentito al telefono Pier Silvio Berlusconi con cui ha avuto una telefonata “cordiale” e, fanno sapere dalla Lega, i due hanno ricordato le battaglie “per la giustizia giusta” del padre Silvio.
Poi nel pomeriggio il leghista è andato a un banchetto del Carroccio a largo di Torre Argentina e ha fatto capire che, dopo l’assoluzione, sogna di tornare al ministero dell’Interno come nel 2019. “Sto bene dove sto, per ora. Poi Piantedosi è un fratello e non corro per sostituire nessuno” ha spiegato Salvini. Che poi però ha aggiunto: “Se qualcuno negli anni scorsi era convinto che non potevo tornare al Viminale perché ero un potenziale sequestratore e delinquente, adesso questa cosa cade”.
Nel caso in cui il titolare del Viminale dovesse candidarsi a presidente della Regione Campania nel 2026, però questa possibilità si aprirebbe. La premier Giorgia Meloni però non è convinta e, spiega un dirigente ai vertici di Fratelli d’Italia, non vorrebbe dare a Salvini la stessa possibilità del 2019.
Ai piani alti del governo si spiega che l’approccio di Meloni sulle politiche migratorie è diverso da quello di Salvini (vedi il “modello Albania”) e tornare all’era dei porti chiusi non è più praticabile.
Resta, nel medio periodo, la volontà del leader del Carroccio di sfruttare politicamente l’assoluzione per rilanciare sulla riforma della separazione delle carriere, in teoria una bandiera di Forza Italia. “Ora la riforma della separazione delle carriere e della responsabilità civile dei magistrati è più urgente che mai – ha spiegato il segretario del Carroccio con i militanti al banchetto nel centro di Roma con cui si è fatto fotografare con uno striscione emblematico (‘Il fatto non sussiste’) – il processo Open Arms è costato milioni di euro, ora serve una vera riforma della giustizia”.
I forzisti adesso sono preoccupati dall’attivismo di Salvini in funzione anti-toghe e il segretario Antonio Tajani lo ha spiegato nelle ultime settimane ai suoi fedelissimi: “Non dobbiamo permettere che Salvini ci rubi la battaglia sulla giustizia”, ha spiegato.
(da agenzie”
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