AL-JOULANI, L’EX BRACCIO DESTRO DEL CALIFFO DIVENTATO LEADER DELLA SIRIA ANTI-ASSAD
IL CAPO DEI RIBELLI CHE VUOLE CACCIARE IL RAISS DA DAMASCO
Bin Laden è morto ma tutto continua. La guerra continua, anzi è appena cominciata. Buttare un corpo in mare come immondizia, per evitare pellegrinaggi, non è servito a nulla. Far sparire un corpo non significa far sparire quello che quel corpo rappresenta. Se sia meglio o peggio, dipende. Ed eccolo qua l’ultimo nipotino dello sceicco Osama, la reincarnazione forse più brillante e fortunata, Abu Mohammed al-Joulani, emiro di Siria anzi per esser precisi del “Levante’’: concetto geografico-teologico che si presta a evidenti e prossime dilatazioni. Ha sveltamente purificato Aleppo e Hama, la culla della rivoluzione fallita del 2011, dagli eretici sciiti di Bashar al-Assad, marcia ormai verso Homs e Damasco. La sua onerosa biografia precedente comincia già a sfumare sotto la luce abbagliante del successo, è diventato da terrorista con annessa taglia milionaria un protagonista del Grande Gioco forse non solo del Vicino Oriente, di questa epoca di rivolte, guerre, insolenze. Occorre parlarne dei suoi ventiquattro anni furibondi e spietati, gli anni iracheni, le epopee sanguinarie di Al-Qaeda, di Al-Nusra, di Al-Sham? Direi di sì per evitare pericolose illusioni e non dimenticare che per strapparsi di dosso la jihad totalitario bisognerebbe strapparsi di dosso la pelle. Non bastano alcune astute interviste.
Allora ecco a voi l’identikit di un perfetto jihadista, di un professionista della rivoluzione islamista: siriano di ottima famiglia del Golan, il padre ingegnere petrolifero, (una caratteristiche di molti fanatici di dio) ma è nato a Riad per evitare le attenzioni feroci di Assad primo, il debutto nell’Iraq americano a fianco del micidiale Al-Zarqawi che ha fatto piangere i marine, di Al-Zahawiri, dell’ambizioso aAl-Baghdadi che studia già da califfo. Anni di ferro degli untorelli del terrore planetario e dell’agguato fai da te. Si dividono la guerra di dio, questi due antemarcia dell’islamismo trionfante, a te l’Iraq a me la Siria, le terre dell’acqua e del petrolio, e non litighiamo, c’è spazio per tutti. Insieme passano nel 2006 per la dura scuola di Camp Bucca, cinque anni di istruttivo inferno americano. I fatti sono assoluti in sé stessi e in tutte le loro peripezie. Plasmano. Modellano. Deformano. Ma il Califfo di Mosul che puntava addirittura alla palingenesi dell’Umma finisce sconfitto. Al-Joulani, invece, prepara ad Idlib, con pazienza la sua autoctona vittoria siriana, amministrando quattro milioni di sudditi tra sharia implacabile e aperture a misura delle nostre intorpidite sensibilità umanitarie.
Noi occidentali crediamo che se qualcosa non viene mostrato su uno schermo non è davvero accaduto. L’islam radicale che rifiuta di rappresentare volti e corpi invece pensa che il reale non ha bisogno di esser mostrato in tv o sui media per esistere. Al-Joulani, quando era solo un terrorista di successo, si faceva intervistare da al Jazeera con il volto coperto. Come il califfo dell’Isis: incombente ma misterioso, reale ma nascosto, gli arcani del potere. Adesso che sta per agguantare la Siria e rilascia per sedurre interviste al latte e miele, va in giro nelle città liberate a fare la star dei selfie. Non ha dimenticato neppure il vecchio trucco della morte e della miracolosa resurrezione, un classico di Al-Baghdadi: è stato ucciso da un bombardamento russo… requiem e coccodrilli. E lui ricompare il giorno dopo.
Non perdete tempo a studiare i cammini di teologici distinguo abiure moderate modernismi tranquillizzanti che sono, nel fanatismo, impossibili. È e resta semplicemente un jihadista che ha capito tutto, uno che applica la strategia che per vincere bisogna anche ingannare, illudere, indossare il vello di pecora sopra quello del lupo. Ci vuole immaginazione per passare da luogotenente di Al-Zahawiri a star della Cnn! C’è una specie di godimento intellettuale nella passione occidentale di andare alla ricerca del jihadista moderato, del killer di dio con cui si può ragionare: certo che è un criminale fanatico ma è un realista per cui il potere val bene una predica… Da quando Abu Mohammad è balzato sulle prime pagine spunta la solita visione fast food del cambiamento, la presunta modalità Ikea per l’islam democratico e illuminato, il fagiolo della fiaba che sboccia in una notte. Siamo sempre in attesa di qualcuno, di qualcosa, di un miracolo che ci assomigli e ci tolga dal dovere di affrontare i guai.
Siamo incollati all’istante puro, capaci solo di consumarci lentamente mentre quelli come Al-Joulani sono certi di essere a tu per tu con l’eternità, gente per cui in Siria e altrove tutto sta cominciando mentre per noi tutto sta finendo. Al-Joulani è un professionista della guerra santa che sa usare gli inganni della comunicazione. Il suo socio Al- Baghdadi aveva un settore propaganda che si rivolgeva, con copioni feroci, solo ai musulmani, esemplificando a furia di sgozzamenti di infedeli e apostati il giudizio universale. AlJoulani ha capito che i più disposti a farsi ingannare siamo noi, e propone una sit-com con baldi guerrieri sorridenti che distribuiscono dolcetti alle popolazioni liberate dalla “rivoluzione’’. Purtroppo questa non è la seconda puntata della primavera siriana, i ragazzi e i protagonisti di quella rivoluzione povera e laica sono morti o sono diventati jihadisti per necessità. Hanno capito tutto le decine di migliaia di profughi che scappano dalle zone liberate, sopravvissuti al massacro che non credono alle ciucche parolaie del nuovo emiro e ne prevedono le fameliche patologie.
Avevamo appena iniziato, in Europa e nei paesi arabi, a trovare Bashar al-Assad accettabile e già lo abbandoniamo. Perché ha perso: dai, un tiranno che non ha capito niente, ha mandato a casa i soldati sicuro di aver vinto come Mussolini che in piena guerra pensando che la Germania avesse vinto spedì mezzo esercito a completare la vendemmia. Adesso dobbiamo fare i conti con un jihadista che sarebbe stato convertito da Erdogan, che avrebbe barattato il fascismo verde con la rivoluzione libertaria. Maometto profetizzava che i musulmani si sarebbero divisi in settantadue sette, di cui settantuno avrebbero seguito una dottrina sbagliata e sarebbero finite all’inferno. Una sola avrebbe imboccato la retta via. Al-Joulani: l’ultimo arrivato nella lunga lista di coloro che sono certi di guidare la settantaduesima setta.
(da La Stampa)
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