AL VIMINALE E’ SPARITO UN MILIARDO DAL FONDO DA DESTINARE ALL’ACCOGLIENZA: LA DENUNCIA DI OXFARM
NON SOLO: L’ITALIA HA RIDOTTO DEL 21% IL FONDO PER “AIUTARLI A CASA LORO”…. “MANCA UN MILIARDO NEL RENDICONTO: DOVE E’ FINITO?”
Ministro Salvini, permette una domanda: dov’è finito il miliardo di euro destinato all’accoglienza migranti?
Oltre alle ingenti riduzioni dell’aiuto pubblico, a livello di destinazione dei fondi allocati, mancherebbero all’appello un miliardo di euro come differenza tra gli importi destinati per il 2018 al Ministero degli Interni per l’accoglienza migranti e quelli rendicontati dall’Ocse.
A rimarcarlo è un documentato report reso pubblico oggi da Oxfam e Openpolis. Il report pone un’importante questione rispetto all’effettivo utilizzo dei fondi destinati al Ministero dell’interno nel 2018 per l’accoglienza migranti (compreso nel computo dell’Aiuto pubblico allo sviluppo).
Nonostante infatti, il numero degli sbarchi di migranti sulle coste italiane sia drasticamente calato – tornando l’anno scorso sotto i livelli del 2012, un trend generale confermato anche per il 2019 — gli stanziamenti al Ministero degli Interni per l’accoglienza nel 2018 sono rimasti alti, senza che per questo i fondi fossero riallocati, ad esempio, ad aiuti alla cooperazione allo sviluppo nei Paesi poveri e di origine dei flussi.
Nè tantomeno ad un miglioramento dell’accoglienza sul nostro territorio, visti i recenti tagli al sistema di accoglienza, che stanno aumentando “l’insicurezza” per migliaia di richiedenti asilo vulnerabili, fuggiti nel nostro Paese, per trovare scampo a guerre, persecuzioni e miseria, oltre a costare migliaia di posti di lavoro, soprattutto per i tanti giovani impegnati nell’accoglienza.
Una differenza di tale entità — sottolinea il rapporto – non può essere ridotta ai diversi modelli di contabilità tenuti dall’Ocse e dal ministero dell’Interno.
Infatti da un lato eÌ€ vero che alcune spese sostenute dal ministero non possono essere riconosciute dall’Ocse come spesa legittima per l’aiuto ai rifugiati.
Dall’altro peroÌ€ bisogna tenere presente che nel 2017 la differenza tra i fondi destinati al Viminale per l’accoglienza e quelli contabilizzati dall’Ocse ammontava a poco più di 120 milioni, una cifra non paragonabile al miliardo del 2018.
Crolla l’aiuto italiano ai Paesi poveri.
Gli ultimi dati Ocse mostrano infatti come nel 2018 ci si è fermati ad un misero 0,24% del nostro reddito nazionale lordo segnando un meno 21,3% rispetto al 2017, pari a oltre 860 milioni di euro.
Al contrario il Governo, l’ultima volta a metà maggio per bocca del vice-premier Luigi di Maio ad Exco (l’Expo della cooperazione allo sviluppo), ha dichiarato che l’Italia confermerà il rispetto dell’impegno dello stanziamento dello 0,30% in rapporto al reddito nazionale lordo (rnl) entro il 2020.
Un traguardo che, seguendo l’attuale trend di precipitosa discesa, sembra assai difficile, se non impossibile, da raggiungere.
“Si tratta di un quadro molto preoccupante che sta riportando indietro la cooperazione italiana di anni e spinge a rivedere al ribasso le stime per il prossimo futuro. Siamo di fronte ad un calo ancora più drastico, rispetto a quello che noi, come molti osservatori avevamo previsto a gennaio, dopo l’approvazione dell’ultimo. Documento di economia e finanza – rimarca Francesco Petrelli, senior policy officer su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia — Dopo anni di aumento constante dal 2012 del volume di aiuto pubblico, nel 2017 l’Italia aveva raggiunto lo stanziamento dello 0.30% in rapporto al nostro reddito nazionale lordo. Ci saremmo quindi aspettati, anche nella peggiore delle ipotesi, un calo assai più ridotto nel 2018. E stando a quanto previsto dal Governo Gentiloni nell’approvazione della legge di bilancio 2018, sarebbero dovuti essere erogati 5,02 miliardi di euro, pari allo 0,28%. Ma i dati Ocse ci raccontano una storia diversa: lo stanziamento italiano in aiuto pubblico l’anno scorso nel nostro Paese si è fermato a 4,2 miliardi”.
E in questo contesto, già di per sè allarmante, s’inserisce il “giallo” del miliardo “scomparso”.
Restano dunque due punti di domanda.
Il primo eÌ€ dove sono stati allocati i fondi destinati al ministero dell’Interno per l’accoglienza dei migranti nel 2018 e perchè non sono stati usati per altri settori della cooperazione?
Il secondo quesito eÌ€ perchè nella legge di bilancio 2019, alla luce della drastica riduzione del numero di migranti e richiedenti asilo che approdano nel nostro Paese, si eÌ€ comunque deciso di destinare al ministero dell’interno in ambito di cooperazione quasi 1,7 miliardi di euro per l’accoglienza dei migranti?
Ovvero un ammontare poco inferiore a quanto destinato dalla legge di bilancio 2017 quando il fenomeno migratorio registrava numeri di tutt’altra entità .
La riduzione degli arrivi di richiedenti asilo in Italia, poteva paradossalmente rappresentare, un’occasione per aumentare i fondi destinati bilateralmente ai paesi più poveri, come più volte dichiarato dal Governo. Tutto ciò però non è accaduto.
Al contrario nel 2018 il nostro Paese ha ridotto del 22% i fondi destinati ai Paesi meno sviluppati (Lcds) rispetto al 2017 e di ben 35,5% gli aiuti ai Paesi dell’Africa subsahariana.
“Quella che ci troviamo di fronte è una contraddizione lampante e assieme tragica — conclude Petrelli — Mentre da un lato si decide di chiudere le frontiere ai migranti, dall’altro si riducono i fondi destinati a rompere il circolo vizioso della povertà e creare sviluppo nei Paesi più poveri, da cui molto spesso scappano i tanti disperati che continueranno a tentare di arrivare da noi, anche nei prossimi anni e decenni. Il fenomeno migratorio resta ed è soprattutto un fenomeno epocale, che va governato con politiche serie ed efficaci soprattutto nel medio e lungo periodo.
Nel frattempo l’Italia è scesa al diciassettesimo posto tra i 29 Paesi donatori dell’Ocse, per il volume di aiuti stanziati nel 2018 ed è quella che ha tagliato la percentuale di fondi più alta, rispetto all’anno precedente.
Di fronte a questo status quo, chiediamo prima di tutto quindi che il Governo mantenga le promesse fatte, in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030, definita dalle Nazioni Unite”.
Tra coloro che hanno ridotto i fondi per l’aps si trovano Paesi importanti, come gli Stati Uniti (-5% in termini reali) che sono il primo contributore mondiale in termini di aiuto pubblico allo sviluppo, la Germania (-3%) e il Giappone (-13,4%).
Tutto questo ha portato a una contrazione complessiva dei fondi destinati alla cooperazione da parte del comitato Dac.
Se il calo dei fondi è stato tutto sommato limitato si deve in gran parte ad alcuni paesi che hanno aumentato il proprio investimento in cooperazione per importi rilevanti. Si tratta in particolare della Gran Bretagna (+1,8%) e della Francia (+ 4,4%), rispettivamente terzo e quarto contributore tra i Paesi Dac, e della Svezia (+ 4,5%)
.Con la riduzione dei flussi migratori si liberano risorse che eÌ€ fondamentale impegnare in ambito di cooperazione se si vogliono mantenere gli impegni presi — annota il rapporto Openpolis-Oxfam – EÌ€ quindi necessario garantire che queste risorse vengano utilizzate in modo efficace e coerente con gli obiettivi propri della cooperazione e dell’Agenda 2030.
Al contrario bisogna evitare che questi fondi finiscano per finanziare politiche che nulla hanno a che fare neÌ con l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, neÌ con la cooperazione internazionale.
Come? Rafforzando il coordinamento e la coerenza a livello interministeriale definendo una strategia chiara a cui corrisponda puntualmente il riparto delle risorse, in modo da evitare che queste finiscano per essere disperse
Con domanda incorporata: che fine ha fatto quel miliardo di euro?
(da “Huffingtonpost”)
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