ALBERTO TRENTINI, UN POVERO CRISTO CHE HA LA SFORTUNA DI NON ESSERE CECILIA SALA, IL COOPERANTE ITALIANO ARRESTATO IN VENEZUELA LO SCORSO 15 NOVEMBRE È STATO ACCUSATO DI “COSPIRAZIONE”. SECONDO CHI SI OCCUPA DEL DOSSIER “È UN’ACCUSA RIDICOLA, UNA PROVOCAZIONE”
PERCHÉ PER RIPORTARE A CASA CECILIA SALA ABBIAMO RISPEDITO IN IRAN UN TERRORISTA DEL CALIBRO DI ABEDINI, E PER TRENTINI IL GOVERNO NON È DISPOSTO A UNO SCAMBIO?… GLI STATI UNITI A FEBBRAIO HANNO OTTENUTO LA LIBERAZIONE DI 7 AMERICANI, SOLO L’ITALIA NON CONTA UN CAZZO
Il cooperante italiano Alberto Trentini è accusato di cospirazione, in un’inchiesta che sarebbe già sul tavolo del tribunale speciale che si occupa di terrorismo. «Un’accusa ridicola, priva di qualsiasi appiglio» spiega a Repubblica una fonte che si sta occupando del dossier.
Un’accusa che, però, giustifica ancora di più la necessità di fare in fretta: il cooperante italiano deve essere riportato al più presto in Italia, come il sottosegretario Alfredo Mantovano che sta seguendo personalmente il dossier ha assicurato che il governo sta cercando di fare sin dal principio. «Abbiamo attivato tutti i canali per il suo rientro» ha detto. «Stiamo investendo ogni sforzo per rendere possibile il rientro. Ma è una situazione complessa e di difficile soluzione».
A rendere così complicata la situazione è il muro che fino a questo momento il Venezuela ha alzato davanti all’Italia. Tutto quello che si sa, a cominciare dalle accuse, è frutto del lavoro sotto traccia che stanno compiendo i nostri servizi di intelligence che sono riusciti a ottenere anche la prova che Trentini sia vivo. Una prova che ormai risale, però, a più di un mese fa.
I nostri servizi, in collaborazione anche con quelli europee, hanno appurato che le accuse mosse a Trentini sono sicuramente strumentali. Trentini non aveva mai avuto collegamenti con i gruppi anti Maduro, era completamente estraneo ai servizi di intelligence, l’unico collegamento con il Venezuela fino a quel momento era di tipo sentimentale: si era innamorato di una ragazza in Venezuela.
Fino a questo momento dal Venezuela sono arrivate richieste ritenute irricevibili: dal riconoscimento del governo alla consegna di oppositori attualmente nel nostro paese.
Questo non significa che le trattative non siano in corso: Aise è volata a Caracas e ci tornerà, si spera per rientrare con Alberto. Il punto è però fare in fretta e non fare cominciare il processo.
Si sta pensando alla nomina di un inviato per tutti i casi di alto profilo politico, come hanno fatto gli Stati Uniti con l’ambasciatore Richard Grenell, per parlare con Maduro: il 7 febbraio è riuscito a far liberare sei detenuti-ostaggi statunitensi che si trovavano nelle stesse situazioni di Trentini.
(da La Repubblica)
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